Caserta. Continua senza tregua la denuncia di Francesco Izzo , Titolare della Trattoria Chichibbio , sita in via Ferrante che si ritiene danneggiato economicamente oltre che d’ immagine dal comune di Caserta.
Come si ricordera’ , nell’ottobre 2017 , l’ amministrazione comunale dispose la chiusura dell’attività per 5 giorni per occupazione abusiva di suolo pubblico e la rimozione del gazebo .
E se da un lato il titolare asseriva di avere pagato la tassa per l’occupazione di suolo pubblico, l’Amministrazione Comunale dichiarava di avere inviato una nota a tutti i commercianti , alcuni dei quali erano stati anche colpiti dal provvedimento di sequestro della Procura .
Ma non e’ tutto .
Francesco Izzo ha sempre affermato che da oltre oltre un anno e mezzo aveva regolarmente richiesto il rinnovo, senza mai ricevere risposta né dalla Soprintendenza , ma subendo , anzi , la chiusura dell’esercizio commerciale per 5 giorni.
Dopo un anno e mezzo il Sig. Izzo si era visto autorizzare dal Comune di Caserta e dalla Soprintendenza all’occupazione del suolo, ma soltanto per una superficie dimezzata e per una installazione difforme dalle leggi e regolamenti vigenti a differenza di tutti gli altri, che intanto venivano autorizzati per le stesse superfici e installazioni precedenti, rendendo del tutto inutilizzabile lo spazio e l’installazione per la somministrazione di alimenti e bevande previste dai regolamenti.
Di fronte a tale comportamento, sia della Soprintendenza che dell’Amministrazione Comunale il titolare della Trattoria Chichibio ha deciso di adire le vie legali, ma non solo proponendo ricorso al TAR avverso i provvedimenti restrittivi emanati avvalendosi dell’Avv. Luigi Adinolfi di Caserta, ma denunciando anche i fatti alla competente Procura della Repubblica e querelando i dirigenti e funzionari responsabili delle due amministrazioni per abuso d’ufficio e omissione di atti di ufficio, facendosi assistere dall’Avv. Dezio Ferraro, chiedendo altresì anche il sequestro probatorio di tutti gli atti che riguardano la sua annosa vicenda.
Avvalendosi dei due valenti professionisti, il titolare della rinomata Trattoria Chichibio intende far valere le sue ragioni in tutte le sedi, sia amministrative che penali, e sarebbe pronto anche ad agire in sede civile pronto richiedere un sostanzioso risarcimento che al momento sembrerebbe ammontare a diverse decina di migliaia di euro.
Francesco Izzo ha voluto parlare con la nostra redazione illustrando il percorso amministrativo e legale che lo ha portato a scontrarsi sia con la Soprintendenza sia con il Comune di Caserta.
Andiamo per ordine : il 22/ 12 / 2015 veniva rilasciata dall’ amministrazione Comunale l’ autorizzazione ad espletare la propria attivita’ di ristorazione alla Trattoria Chichibbio, nella persona di Francesco Izzo con annesso un gazebo esterno di dimensioni 14,80 con paravento. L’ autorizzazione era valida fino al 18/12/2016.
Il 19/12/2016 il sign. Francesco Izzo chiedeva il rinnovo dell’ autorizzazione, pagando la tassa prevista, per continuare ad usufruire dello spazio esterno all’ attivita’. In quel momento gli fu comunicato che oltre al permesso c’ era bisogno anche del parere positivo della sovrintendenza e che quindi bisognava fare anche questa ulteriore richiesta, cosa che puntualmente il significato Francesco fa. Da quel giorno mai nessuna risposta arriva al titolare della Trattoria che continua ad espletare liberamente la sua attivita’.
Tutto va avanti fino al giorno 8 Luglio 2017 quando in seguito ad un controllo delle autorizzazioni, la Polizia Municipale diffida il proprietario a non somministrare all’ esterno né bevande né alimenti.
In quell’ occasione, Francesco Izzo cerco’ invano di spiegare che era in attesa di una risposta dal comune e la sovrintendenza da 7 mesi , risposta mai arrivata.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e’ arrivata puntuale il 9 Ottobre 2017 quando, in seguito ad un nuovo controllo, la Polizia Municipale ordina la chiusura dell’ attivita’ per 5 giorni più una cospicua multa ai danni della Trattoria per mancanza di autorizzazione ad occupare il suolo pubblico con obbligo di smontare il gazebo entro 10 giorni dopo la riapertura dell’ attivita’.
Obbligo questo che Francesco Izzo rispetta anche se continua a lamentare una risposta da parte della Soprintendenza che mai e’ arrivata. Da quel giorno Francesco Izzo ha iniziato la sua battaglia legale nei confronti del Comune : “Mi hanno danneggiato sotto ogni aspetto, la mia e’ un’ attivita’ sana con 10 dipendenti, tutti regolarmente inquadrati. Ho avuto un notevole calo degli incassi, dovuto alla superficialità o non so cosa degli enti preposti, portero’ avanti la mia battaglia da commerciante e da cittadino e non mi fermero’. ”
Ad oggi la situazione non e’ migliorata. Anzi il 25/01/2018 dopo un ulteriore sollecito fatto al comune e alla Soprintendenza da parte del titolare di Chichibbio, e’ arrivata un autorizzazione per poter montare all’ esterno della trattoria una pedana di mt 1,20 per 5,90 a differenza di quella presentata nel progetto di 6,60 per 2 mt.
Da un lato il titolare asserisce di avere pagato la tassa per l’occupazione di suolo pubblico, dall’altro lato l’Assessore Casale ribadisce che l’Amministrazione Comunale aveva inviato una nota a tutti i commercianti , alcuni dei quali sono stati anche colpiti dal provvedimento di sequestro della Procura .
Per onore di cronaca pubblichiamo integralmente la lettera aperta che Francesco Izzo non troppo tempo fa ha scritto all’Assessore alle Attivita’ Produttive, Emiliano Casale nella quale prospetta il danno economico, d’immagine e morale compiuto dal Comune nei suoi confronti da valutare in altre sedi.
Questo il testo :
“Egregio Emiliano Casale, capisco perfettamente l’imbarazzo della poco corretta procedura, per non dire assolutamente impensabile, dannosa, contro ogni regola di democrazia da parte del Comune, che dovrebbe salvaguardare i diritti di chi in questo comune ci lavora da circa 39 anni avendo visto passare decine di
AMMINISTRATORI, nel rispetto di tutte le regole e onorando tutti gli adempimenti richiesti.
Capisco pure la disperata ricerca del cavillo per giustificare l’accaduto… ma non ne troverà, sono 11 mesi che sollecito il parere presso il suo ufficio e presso la Soprintendenza, che senso avrebbe, la “pedanina” antistante al mio ristorante, è stata realizzata nel rispetto di tutte le regole indicate nelle disposizioni
Comunali, RISCHIANDO DI FARSELA SMONTARE PER NON RICHIEDERE UN PARERE ?.”
Ormai il danno ECONOMICO, D’IMMAGINE E MORALE è stato compiuto, ma di questo ne riparleremo in altre sedi.
Per quanto riguarda la sua nota a giustificazione citata, bene è stato risposto con allegata integrazione (copia richiesta parere Soprintendenza) con la raccomandata n. 15071490850-7 regolarmente ricevuta dall’UFFICIO PROTOCOLLO.
IL problema è un’altro, è l’incapacità, il poco impegno, l’indifferenza nell’individuare chi si fa beffa di delle istituzioni, arrivando al punto di far intervenire, Popolazione, Prefetto,e ENTI STATALI come la Soprintendenza, per riuscire a rimettere ordine nella città, ma in questo caso con la vostra SCORRETTA PROCEDURA AVETE COINVOLTO ANCHE attività che non c’entrano nulla, come La Trarttoria Chichibio, che non fa politica e non si è mai beffata delle “Istituzioni.
NB CON GLI ATTI PRODOTTI E LA PROCEDURA INSTAURATA ERA IL COMUNE A DOVER RICHIEDERE IL PARERE ALLA SOPRINTENDENZA, COSI COME DISPONE L’ART. 146 DEL CODICE DEI BENI CULTURALI, OBBLIGO DEL COMUNE, DISATTESO DA CIRCA UN ANNO, BEN OLTRE I TERMINI PREVISTI DALLO STESSO ARTICOLO.
E’ ADEMPIENTE IL COMUNE O IL CONTRIBUENTE ?
Da ultimo e non per ultimo. CONOSCE il DPR 31/2017 CHE ESONERA LE PEDANE DALL’AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA, QUINDI DAL PARERE DELLA SOPRINTENDENZA. NELLE ZONE SOGGETTE A VINCOLO ?