Dati OCSE-PISA: flop degli studenti italiani

Risultati sotto la media OCSE

PISA – acronimo di “Programme for International Student Assessment”- è un’indagine internazionale promossa dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che coinvolge più di 80 Paesi.

Il PISA è la più grande indagine internazionale nel campo dell’educazione, ha come oggetto di indagine i quindicenni. Valuta pertanto la preparazione degli studenti ad affrontare la vita adulta; rileva le loro competenze  in matematica, scienze, lettura e in ambito finanziario, raccogliendo informazioni di contesto sulle pratiche educative nei Paesi partecipanti.

Per ogni ciclo triennale di PISA viene approfondito un ambito in particolare: PISA 2018 ha come dominio principale la competenza in lettura, che si riferisce alla comprensione, all’utilizzo e alla riflessione su testi scritti al fine di raggiungere i propri obiettivi, di sviluppare le proprie conoscenze e le proprie potenzialità e di svolgere un ruolo attivo nella società. La popolazione oggetto di indagine è quella degli studenti quindicenni scolarizzati, iscritti pertanto ad ogni tipo di scuola secondaria di II grado, alle scuole di formazione professionale o alle scuole secondarie di I grado.

Il trend delineato da queste indagini mostra una profonda sofferenza da parte degli studenti italiani nel leggere e comprendere testi. Soltanto uno studente su venti, secondo il test, sa distinguere tra fatti e opinioni quando legge un testo. La media dei Paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che include tra gli altri Stati Uniti e Canada) è di uno su dieci. Il voto che l’Italia riceve è di 476 punti, contro la media OCSE di 487, il che riporta il Belpaese ai livelli della rivelazione del 2003, con la posizione 25 su 36 Paesi partecipanti. Per quanto riguarda la matematica il punteggio è di poco inferiore alla media OCSE 487 contro 489, ma comunque inferiore. Senza contare che in tale disciplina uno studente su quattro non raggiunge il livello base di competenza.

All’interno del Paese si notano, inoltre, le solite differenze. Per le competenze in lettura, si legge nei report di un Nord virtuoso con Trento e Bolzano sopra la media, e la Sardegna, ad esempio, ai livelli di Grecia e Turchia. In matematica inoltre si nota come gli studenti meno capaci, i cosiddetti “low performer” siano il 15% al Nord e ben il 30% al Sud.

Guardando all’estremo Oriente si nota che le quattro provincie della Cina prese a campione non solo primeggiano come media, ma i loro studenti “peggiori” hanno ottenuto comunque punteggi superiori alla media OCSE. Una media che, occorre ripeterlo come mea culpa, noi italiani contribuiamo decisamente ad abbassare.

La replica del ministro dell’istruzione Fioramonti non si è fatta attendere.Egli dichiara che tali dati “ci rivelano un’Italia in declino costante, ormai da venti anni” aggiungendo inoltre che: ”O invertiamo la tendenza garantendo una nuova didattica e anche una formazione a tappeto degli insegnanti, professione oggi poco valorizzata, o rischiamo di mettere a rischio le future generazioni”.

Un declino costante e a quanto pare di difficile inversione. Come dichiara lo stesso ministro, è il corpo docenti in primis a dover essere (ri)formato per fronteggiare il confronto col resto del mondo. Purtroppo gli effetti di tali misurazioni si misureranno negli anni. La popolazione di studenti censiti, che si appresta a diventare popolazione attiva futura, non parte con le migliori premesse.

Avrà la classe politica italiana il coraggio di avviare riforme strutturali pluriennali di riqualificazione dell’intero sistema “scuola” in Italia?

Il trend per lo meno a livello istituzionale sembra avviato. Il precedente ministro dell’istruzione, Marco Bussetti (che a sua volta ha sostituito Valeria Fedeliha lasciato il posto a Lorenzo Fioramonti, laureato in filosofia a Tor Vergata, dottorato a Siena e professore ordinario di economia politica a Pretoria (Sud Africa). Anche a livello di sottosegretari sembra che l’attuale governo si sia deciso a dare un cambio di marcia sostituendo Lucia Borgonzoni, diplomata alla Accademia delle Belle Arti di Bologna, ma rea non solo di non leggere libri da anni, né di frequentare teatri (così come dalla stessa dichiarata in un’intervista radio), ma anche di usare turpiloqui durante i comizi della Lega, con Anna Laura Orrico, laureata in Scienze politiche e imprenditrice nel settore dell’innovazione digitale, e Lorenza Bonaccorsi, laureata in Storia dell’economia alla Statale di Milano.

Lo stesso ministro Fioramonti si è fatto promotore del Decreto Scuola che autorizza il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) alla pubblicazione di un concorso straordinario finalizzato alla assunzione di 24.000 insegnanti precari. Il decreto contiene inoltre misure destinate alla internalizzazione dei servizi di pulizia delle scuole, con l’assunzione di 11.200 collaboratori scolastici, e alla definizione di concorsi più snelli (titoli ed esami al posto di corso-concorso) per il reclutamento dei Dirigenti.