Oggi terzo giorno di occupazione al rettorato della Federico II di Napoli per protestare contro gli accordi tra università italiane e Israele. “Quanto sta accadendo in Palestina in questo momento – dichiara la Rete studentesca per la Palestina – porta per noi il nome di genocidio. Il bando Maeci, la fondazione Med-or, gli accordi stretti tra Italia e Israele a livello accademico, economico, militare rappresentano per noi un punto di non ritorno circa la complicità dell’accademia con il criminale progetto di Israele di cancellazione del popolo palestinese”. Ma ieri e’ stata una piú ampia giornata di mobilitazione nazionale universitaria contro il bando del ministero degli Esteri (MAECI), ogni collaborazione con Israele e la filiera bellica. Più di 30 atenei si sono mobilitati con presidi, flash mob e assemblee. A Bari il Senato accademico straordinario ha votato per non presentare progetti per il bando Maeci di cooperazione tra Italia e Israele e “ripudia la guerra invocando un cessate il fuoco”. Al Politecnico di Milano gli studenti hanno provato ad occupare richiedendo un incontro con il rettore. “Non saremo complici della morte di quasi 30mila palestinesi per mano della violenza militare di Israele, – scrivono i giovani di Cambiare Rotta su Instagram – delle violazioni del diritto umanitario e internazionale e del sistematico, totale e intenzionale scolasticidio, ovvero la distruzione del sistema educativo nella striscia di Gaza e l’uccisione di massa di studenti, ricercatori e docenti”. Davanti alla Farnesina si è tenuto un presidio dalle ore 15 e una docente e uno studente sono stati ricevuti da un funzionario del ministero chiedendo la cancellazione, sospensione o rinvio del bando attuale. Al Politecnico di Torino, epicentro delle proteste fin da novembre dello scorso anno, grazie alla determinazione degli studenti in protesta, il rettore ha deciso la convocazione di un Senato straordinario per discutere l’interruzione del bando Maeci che si terrà entro l’inizio di maggio. Ma il bando MAECI è soltanto la punta dell’iceberg, sostengono gli studenti in dissenso, rispetto ai tantissimi accordi che legano il nostro sistema formativo e la ricerca con i conflitti in corso in tutto il mondo. All’Università di Firenze oltre 200 tra professori, assegnisti, dottorandi e tecnici-amministrativi hanno sottoscritto un appello per chiedere ai propri rappresentanti di non aderire al bando. La prossima tappa della rete studenti sarà la seconda assemblea nazionale tra studenti, docenti e ricercatori che si terrà il 17 aprile.
Nonostante i venti di repressione e intimidazione (ultimi gli scontri violenti con le forze dell’ordine ieri al corteo anti Nato fuori il San Carlo di Napoli) gli studenti intendono promuovere con decisione un sensato dibattito sull’urgente necessità di costruire una nuova formazione pubblica in contrasto con una strumentalizzazione dei saperi sfruttati dalle istituzioni universitarie per produrre nuove tecnologie militari. Una primavera calda per le comunità studentesche e accademiche sembra esordire sul palcoscenico di una narrazione a senso unico della guerra israelo-palestinese.