Sarà presentato venerdì 29 novembre 2024, alle ore 17.00, presso la libreria la Feltrinelli, in via Corso Trieste 154, Caserta, il testo “Da Gesù a Marx” di Marcello Caroti.
Il saggio di Caroti è un poderoso lavoro, non tanto in ordine al numero delle sue pagine interne, ma piuttosto a riguardo della sua ambizione.
Ambizione, a nostro avviso, giustificata dai risultati.
Il libro esprime, in primis, una volontà “didattica”: non presupponendo conoscenze pregresse da parte del lettore, l’autore sa indicare con chiarezza ogni passaggio del pensiero, ogni parola nel suo significato, ogni percorso storico nella sua conseguenzialità.
Il linguaggio, che non vuole essere erudito, si traduce in una scrittura scorrevole, accattivante, semplice, di quella semplicità che è sintesi personale dell’idea e della sua formulazione.
Il competente percorso di Caroti, itinerario teologicamente laico (la storia è frutto delle visioni degli uomini) e fideisticamente storico (la storia può rispondere a tanti “nostri perché anche se non escatologici), può definirsi come un tentativo di composizione degli opposti: cristianesimo che si oppone al comunismo, che si oppone al capitalismo, che si oppone al socialismo, sono concetti frutto di una banalizzazione narrativa inerente più alla propaganda che alla verità dei fatti.
Partendo dalla fastidiosa domanda se il Cristo fosse comunista o non piuttosto Marx potesse definirsi un cristiano, l’autore ci confida che la sua iniziale convinzione si basava sull’assunto che i due non avessero alcun punto in comune, non solo per la distanza temporale in cui vissero ma anche perché Cristo, con il suo: “Date a Cesare quel che è di Cesare”, di fatto ha dispensato i suoi discepoli dall’incomodo della scelta politica, mentre secondo Marx il proletariato detiene il potere politico.
Non c’era altro da dire.
Tuttavia, un tal episodio (di cui non scriverò rimandando il lettore al libro) induce il Caroti ad un cambio di rotta, non solo iniziando una studiosa ricerca attraverso più fonti ma anche organizzando il tutto in una personale interpretazione antropologica, storica, teologica.
Alla resa dei conti l’autore riconosce Cristo come il capostipite di quella che “oggi chiamiamo la Civiltà Occidentale”, alle cui idee gran parte dell’umanità si è adattata, assorbendone i costumi e spesso condividendone il destino.
E persino l’Islam affonda le sue radici nel monoteismo ebraico e cristiano, assumendo caratteri di sincretismo che si fondono “«mescolando (la religione) di Moisè con quella di Cristo” (Francesco Da Buti).
E Marx?
Il filo rosso che collega un “ebreo marginale” e il padre del comunismo è quello della continuità e di una comune origine: sono entrambi “ebrei apocalittici”, ossia riconoscono per l’umanità un destino basato su una visione che è svelamento della condizione umana stessa e nel contempo è la sua realizzazione, indipendentemente se essa prosegua da una Ente Supremo o dalla mente di un essere umano.
Tutto ciò assume concretezza e si declina nella Storia, in questo senso nascerà il socialismo, come quel bisogno di “giustizia” che veniva dal Cristianesimo, come quell’equa condivisione della miseria di cui scrisse Winston Churchill.
Ultimo aspetto, non in ordine d’importanza, da sottolineare è l’idea, sottaciuta ma emergente tra le righe dalla lettura del libro, è che l’identità dei popoli, oggi frammentata in “spiriti nazionali”, ha in realtà costruzioni complesse e forse medesime origini.
Infine a garanzia della preziosità dell’evento citiamo due nomi: Fiore Marro, giornalista e scrittore, meridionalista della “prima ora” che ha saputo definire l’identità della “nazione duosiciliana” come tassello dell’identità dei popoli mediterranei in continuità con il padre del Meridionalismo italiano, Nicola Zitara; Michail Benois Letizià, figura fondamentale nella diffusione del dibattito culturale casertano.
Oltre all’autore saranno presenti, tra gli altri, il prof.Luigi Di Nuzzo e Salvatore De Pascale, critico d’arte che ha così commentato le opere pittoriche esposte per l’occasione: “La pittura di Colonna e quella di Russo sono visioni astratte di realtà che fanno riflettere ricordi impressi nella pelle che vibra come una percussione per richiamare l’osservatore all’arte”.
Buone visioni!


di Sabina Russo

di Daniela Colonna