Fino all’ultima goccia:no ai privati in ITL e no all’aumento tariffe del 47%

Recentemente il sindaco Antonio Trombetta di Marcianise, sulla base della delibera n.57 del 22 settembre del consiglio comunale, ha incaricato un legale per esprimere un parere competente sull’opportunità di ricorrere contro la delibera dell’Ente idrico Campano (Eic) concernente gli aumenti tariffari del servizio idrico. La delibera era stata approvata dal comitato esecutivo dell’Eic su proposta del distretto di Caserta nella persona del suo coordinatore Anacleto Colombiano, presidente della Provincia casertana, lo scorso 27 agosto e, secondo quanto è stato dibattuto nel consiglio comunale del 22 settembre, fra le diverse criticità suscettibili di essere impugnate si scopre un aumento del 47% delle bollette dell’acqua nei prossimi tre anni. La delibera dell’Ente comunale impegna lo stesso Ente anche a “richiedere formalmente a ITL SpA (la società in house gestore del servizio per 33 comuni della Provincia) e all’Eic “copia integrale delle delibere e degli atti concernenti l’ingresso di capitale privato e gli aumenti tariffari approvati per l’ambito distrettuale Caserta”. E anche questa richiesta di documentazione è stata inoltrata dal sindaco. Al punto 3 la delibera del Consiglio comunale richiede di valutare, sulla base degli esiti della relazione tecnico-legale ed economico-finanziaria da predisporre, la dismissione della partecipazione del Comune in ITL SpA qualora emergano “rischi concreti di privatizzazione del servizio idrico” , “effetti negativi sulle tariffe e sulla qualità del servizio” e “perdita di controllo pubblico e di trasparenza”. Ed è notizia di questi ultimi giorni che anche a Recale come a Casagiove sta crescendo l’attenzione e l’interesse dei cittadini a muovere dal basso una opposizione determinata al progetto di trasformazione di una società che gestirebbe per i prossimi trent’anni un servizio in regime di monopolio, perché l’acqua è monopolio naturale. Scrive il Forum italiano dei movimenti per l’acqua:”Il servizio può essere pubblico o privato ma non sussiste possibilità di concorrenza nel mercato. Parlare di liberalizzazioni in questo campo e’ una vera e propria mistificazione”. Associazioni, comitati, forze politiche e semplici cittadini compongono il gruppo su base provinciale “Alleanza per l’acqua pubblica” che anima la mobilitazione, alimentando l'”altro progetto” che chiede di essere sostenuto ancora piú ostinatamente a 14 anni dal referendum: una sana ed efficiente gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque.

Non risulta difficile, infatti, trovare informazioni sul web su cosa ha significato per tanti territori la forsennata ma pervicace ondata di privatizzazioni del servizio idrico integrato messe in atto negli ultimi anni. Proprio in Campania la società GORI Spa gestisce il servizio idrico in 76 comuni nell’Ambito Distrettuale Sarnese-Vesuviano e,nonostante le gravi carenze e obsolescenze degli impianti nonché frequenti disservizi e carenza idrica, applica tariffe tra le più care in Italia. Alla Gori spa qualche anno fa furono contestati dalla Corte dei conti della Campania 90 milioni di euro di danno erariale “a titolo doloso”. Acqualatina Spa nel basso Lazio e’ venuta alla ribalta per dirigenti e funzionari che in cambio di soldi annullavano bollette, autorizzavano allacci, chiamavano ditte per lavoretti a privati frodando lo Stato. E Acqualatina, pubblica al 51% e il resto privata, ha mantenuto al 70% le dispersioni delle reti e con pratiche illecite accertate di alcuni funzionari ha prodotto ricadute economiche negative sugli utenti che hanno sollevato proteste attraverso le associazioni dei consumatori.

L’alibi “ce lo dice l’Europa” e l’efficienza presunta del privato è storia che si ripete dagli anni novanta con l’abbandono delle aziende speciali del settore pubblico. In nome del liberismo e dell’efficienza sono proliferate società di diritto privato controllate totalmente o in parte dalle autonomie locali (o completamente private). Queste società si sono distinte spesso per i fallimenti, gli scandali e le formule di ingegneria societaria assai distanti dalla buona amministrazione, dalla trasparenza e dalla missione specifica di servizio pubblico. Secondo le elaborazioni della Corte dei Conti si rendono evidenti nella pratica alcune problematiche se si guarda piú a fondo il sistema del controllo pubblico delle società partecipate: “l’improbabile azione dell’assemblea dei soci avverso gli amministratori; l’altrettanto improbabile azione di responsabilità da parte del socio di minoranza privato. In sostanza, nella pratica, a fronte di ridottissime evenienze di azioni di responsabilità avverso gli amministratori di società partecipate, non è assicurata la necessaria protezione al denaro pubblico”.

L’efficienza che si sarebbe dovuta ottenere con il ricorso al modello privatistico per l’erogazione dei servizi pubblici non si è vista anzi si sono moltiplicate le poltrone di amministratore, minore trasparenza gestionale e maggiori costi di funzionamento. L’efficienza presunta del privato come gestore del servizio idrico integrato in Italia si è rilevata più una favola che realtà e invece di constatarne il fallimento e re-internalizzare i servizi, nella Regione Campania e’ un crescendo di ricorso al privato in ogni distretto tra i sette previsti.

La sostenibilità ambientale, l’Agenda 2030, la volontà popolare del referendum sull’acqua pubblica e la trasparenza dovrebbero essere i principi guida per affrontare con efficacia le enormi sfide che propone il governo della risorsa acqua con la continua modifica della sua disponibilità, per quantità e qualità, aggravata dai cambiamenti climatici, con effetti che vanno dalla carenza idrica all’intensificazione dei fenomeni meteo estremi.

di Marcianise, sulla base della delibera n.57 del 22 settembre del consiglio comunale, ha incaricato un legale per esprimere un parere competente sull’opportunità di ricorrere contro la delibera dell’Ente idrico Campano (Eic) concernente gli aumenti tariffari del servizio idrico. La delibera era stata approvata dal comitato esecutivo dell’Eic su proposta del distretto di Caserta nella persona del suo coordinatore Anacleto Colombiano, presidente della Provincia casertana, lo scorso 27 agosto e, secondo quanto è stato dibattuto nel consiglio comunale del 22 settembre, fra le diverse criticità suscettibili di essere impugnate si scopre un aumento del 47% delle bollette dell’acqua nei prossimi tre anni. La delibera dell’Ente comunale impegna lo stesso Ente anche a “richiedere formalmente a ITL SpA (la società in house gestore del servizio per 33 comuni della Provincia) e all’Eic “copia integrale delle delibere e degli atti concernenti l’ingresso di capitale privato e gli aumenti tariffari approvati per l’ambito distrettuale Caserta”. E anche questa richiesta di documentazione è stata inoltrata dal sindaco. Al punto 3 la delibera del Consiglio comunale richiede di valutare, sulla base degli esiti della relazione tecnico-legale ed economico-finanziaria da predisporre, la dismissione della partecipazione del Comune in ITL SpA qualora emergano “rischi concreti di privatizzazione del servizio idrico” , “effetti negativi sulle tariffe e sulla qualità del servizio” e “perdita di controllo pubblico e di trasparenza”. Ed è notizia di questi ultimi giorni che anche a Recale come a Casagiove sta crescendo l’attenzione e l’interesse dei cittadini a muovere dal basso una opposizione determinata al progetto di trasformazione di una società che gestirebbe per i prossimi trent’anni un servizio in regime di monopolio, perché l’acqua è monopolio naturale. Scrive il Forum italiano dei movimenti per l’acqua:”Il servizio può essere pubblico o privato ma non sussiste possibilità di concorrenza nel mercato. Parlare di liberalizzazioni in questo campo e’ una vera e propria mistificazione”. Associazioni, comitati, forze politiche e semplici cittadini compongono il gruppo su base provinciale “Alleanza per l’acqua pubblica” che anima la mobilitazione, alimentando l'”altro progetto” che chiede di essere sostenuto ancora piú ostinatamente a 14 anni dal referendum: una sana ed efficiente gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque.

Non risulta difficile, infatti, trovare informazioni sul web su cosa ha significato per tanti territori la forsennata ma pervicace ondata di privatizzazioni del servizio idrico integrato messe in atto negli ultimi anni. Proprio in Campania la società GORI Spa gestisce il servizio idrico in 76 comuni nell’Ambito Distrettuale Sarnese-Vesuviano e,nonostante le gravi carenze e obsolescenze degli impianti nonché frequenti disservizi e carenza idrica, applica tariffe tra le più care in Italia. Alla Gori spa qualche anno fa furono contestati dalla Corte dei conti della Campania 90 milioni di euro di danno erariale “a titolo doloso”. Acqualatina Spa nel basso Lazio e’ venuta alla ribalta per dirigenti e funzionari che in cambio di soldi annullavano bollette, autorizzavano allacci, chiamavano ditte per lavoretti a privati frodando lo Stato. E Acqualatina, pubblica al 51% e il resto privata, ha mantenuto al 70% le dispersioni delle reti e con pratiche illecite accertate di alcuni funzionari ha prodotto ricadute economiche negative sugli utenti che hanno sollevato proteste attraverso le associazioni dei consumatori.

L’alibi “ce lo dice l’Europa” e l’efficienza presunta del privato è storia che si ripete dagli anni novanta con l’abbandono delle aziende speciali del settore pubblico. In nome del liberismo e dell’efficienza sono proliferate società di diritto privato controllate totalmente o in parte dalle autonomie locali (o completamente private). Queste società si sono distinte spesso per i fallimenti, gli scandali e le formule di ingegneria societaria assai distanti dalla buona amministrazione, dalla trasparenza e dalla missione specifica di servizio pubblico. Secondo le elaborazioni della Corte dei Conti si rendono evidenti nella pratica alcune problematiche se si guarda piú a fondo il sistema del controllo pubblico delle società partecipate: “l’improbabile azione dell’assemblea dei soci avverso gli amministratori; l’altrettanto improbabile azione di responsabilità da parte del socio di minoranza privato. In sostanza, nella pratica, a fronte di ridottissime evenienze di azioni di responsabilità avverso gli amministratori di società partecipate, non è assicurata la necessaria protezione al denaro pubblico”.

L’efficienza che si sarebbe dovuta ottenere con il ricorso al modello privatistico per l’erogazione dei servizi pubblici non si è vista anzi si sono moltiplicate le poltrone di amministratore, minore trasparenza gestionale e maggiori costi di funzionamento. L’efficienza presunta del privato come gestore del servizio idrico integrato in Italia si è rilevata più una favola che realtà e invece di constatarne il fallimento e re-internalizzare i servizi, nella Regione Campania e’ un crescendo di ricorso al privato in ogni distretto tra i sette previsti.

La sostenibilità ambientale, l’Agenda 2030, la volontà popolare del referendum sull’acqua pubblica e la trasparenza dovrebbero essere i principi guida per affrontare con efficacia le enormi sfide che propone il governo della risorsa acqua con la continua modifica della sua disponibilità, per quantità e qualità, aggravata dai cambiamenti climatici, con effetti che vanno dalla carenza idrica all’intensificazione dei fenomeni meteo estremi.

di Marcianise, sulla base della delibera n.57 del 22 settembre del consiglio comunale, ha incaricato un legale per esprimere un parere competente sull’opportunità di ricorrere contro la delibera dell’Ente idrico Campano (Eic) concernente gli aumenti tariffari del servizio idrico. La delibera era stata approvata dal comitato esecutivo dell’Eic su proposta del distretto di Caserta nella persona del suo coordinatore Anacleto Colombiano, presidente della Provincia casertana, lo scorso 27 agosto e, secondo quanto è stato dibattuto nel consiglio comunale del 22 settembre, fra le diverse criticità suscettibili di essere impugnate si scopre un aumento del 47% delle bollette dell’acqua nei prossimi tre anni. La delibera dell’Ente comunale impegna lo stesso Ente anche a “richiedere formalmente a ITL SpA (la società in house gestore del servizio per 33 comuni della Provincia) e all’Eic “copia integrale delle delibere e degli atti concernenti l’ingresso di capitale privato e gli aumenti tariffari approvati per l’ambito distrettuale Caserta”. E anche questa richiesta di documentazione è stata inoltrata dal sindaco. Al punto 3 la delibera del Consiglio comunale richiede di valutare, sulla base degli esiti della relazione tecnico-legale ed economico-finanziaria da predisporre, la dismissione della partecipazione del Comune in ITL SpA qualora emergano “rischi concreti di privatizzazione del servizio idrico” , “effetti negativi sulle tariffe e sulla qualità del servizio” e “perdita di controllo pubblico e di trasparenza”. Ed è notizia di questi ultimi giorni che anche a Recale come a Casagiove sta crescendo l’attenzione e l’interesse dei cittadini a muovere dal basso una opposizione determinata al progetto di trasformazione di una società che gestirebbe per i prossimi trent’anni un servizio in regime di monopolio, perché l’acqua è monopolio naturale. Scrive il Forum italiano dei movimenti per l’acqua:”Il servizio può essere pubblico o privato ma non sussiste possibilità di concorrenza nel mercato. Parlare di liberalizzazioni in questo campo e’ una vera e propria mistificazione”. Associazioni, comitati, forze politiche e semplici cittadini compongono il gruppo su base provinciale “Alleanza per l’acqua pubblica” che anima la mobilitazione, alimentando l'”altro progetto” che chiede di essere sostenuto ancora piú ostinatamente a 14 anni dal referendum: una sana ed efficiente gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque.

 

Non risulta difficile, infatti, trovare informazioni sul web su cosa ha significato per tanti territori la forsennata ma pervicace ondata di privatizzazioni del servizio idrico integrato messe in atto negli ultimi anni. Proprio in Campania la società GORI Spa gestisce il servizio idrico in 76 comuni nell’Ambito Distrettuale Sarnese-Vesuviano e,nonostante le gravi carenze e obsolescenze degli impianti nonché frequenti disservizi e carenza idrica, applica tariffe tra le più care in Italia. Alla Gori spa qualche anno fa furono contestati dalla Corte dei conti della Campania 90 milioni di euro di danno erariale “a titolo doloso”. Acqualatina Spa nel basso Lazio e’ venuta alla ribalta per dirigenti e funzionari che in cambio di soldi annullavano bollette, autorizzavano allacci, chiamavano ditte per lavoretti a privati frodando lo Stato. E Acqualatina, pubblica al 51% e il resto privata, ha mantenuto al 70% le dispersioni delle reti e con pratiche illecite accertate di alcuni funzionari ha prodotto ricadute economiche negative sugli utenti che hanno sollevato proteste attraverso le associazioni dei consumatori.

 

L’alibi “ce lo dice l’Europa” e l’efficienza presunta del privato è storia che si ripete dagli anni novanta con l’abbandono delle aziende speciali del settore pubblico. In nome del liberismo e dell’efficienza sono proliferate società di diritto privato controllate totalmente o in parte dalle autonomie locali (o completamente private). Queste società si sono distinte spesso per i fallimenti, gli scandali e le formule di ingegneria societaria assai distanti dalla buona amministrazione, dalla trasparenza e dalla missione specifica di servizio pubblico. Secondo le elaborazioni della Corte dei Conti si rendono evidenti nella pratica alcune problematiche se si guarda piú a fondo il sistema del controllo pubblico delle società partecipate: “l’improbabile azione dell’assemblea dei soci avverso gli amministratori; l’altrettanto improbabile azione di responsabilità da parte del socio di minoranza privato. In sostanza, nella pratica, a fronte di ridottissime evenienze di azioni di responsabilità avverso gli amministratori di società partecipate, non è assicurata la necessaria protezione al denaro pubblico”.

 

L’efficienza che si sarebbe dovuta ottenere con il ricorso al modello privatistico per l’erogazione dei servizi pubblici non si è vista anzi si sono moltiplicate le poltrone di amministratore, minore trasparenza gestionale e maggiori costi di funzionamento. L’efficienza presunta del privato come gestore del servizio idrico integrato in Italia si è rilevata più una favola che realtà e invece di constatarne il fallimento e re-internalizzare i servizi, nella Regione Campania e’ un crescendo di ricorso al privato in ogni distretto tra i sette previsti.

 

La sostenibilità ambientale, l’Agenda 2030, la volontà popolare del referendum sull’acqua pubblica e la trasparenza dovrebbero essere i principi guida per affrontare con efficacia le enormi sfide che propone il governo della risorsa acqua con la continua modifica della sua disponibilità, per quantità e qualità, aggravata dai cambiamenti climatici, con effetti che vanno dalla carenza idrica all’intensificazione dei fenomeni meteo estremi.