Rifiuti radioattivi: cresce del 3% il volume in Italia 

In Italia cresce la quantità di rifiuti radioattivi. Secondo l’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi aggiornato al 31 dicembre 2024, il volume complessivo ha raggiunto 33.766,60 metri cubi, con un aumento del 3,38% rispetto al 2023. Il dato è stato diffuso dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN), l’ente responsabile del monitoraggio e della gestione del comparto.

Lazio prima regione per stoccaggio

La regione Lazio detiene il primato nazionale con 12.224 metri cubi di rifiuti radioattivi stoccati sul suo territorio. La quantità rappresenta il 36,20% del totale nazionale. Seguono Piemonte e Lombardia, regioni storicamente sedi di centri di ricerca, strutture mediche ad alta tecnologia e depositi temporanei legati allo smantellamento degli impianti nucleari. La distribuzione dei rifiuti riflette il peso dei centri di ricerca pubblici e privati, delle strutture sanitarie e delle attività industriali che utilizzano sostanze radioattive per scopi civili. In particolare, il Lazio ospita depositi significativi legati agli ex impianti nucleari e ad attività ospedaliere e scientifiche concentrate nell’area romana.

Le scorie provengono da attività civili e mediche

I rifiuti radioattivi in Italia derivano in larga parte da attività mediche, industriali e di ricerca, oltre che dalle operazioni di decommissioning degli impianti nucleari chiusi dopo il referendum del 1987. Si tratta per lo più di rifiuti a bassa e media attività, ma esistono anche volumi più ridotti di materiali ad alta attività che richiedono procedure di confinamento più complesse.

Il nodo del Deposito nazionale

L’aumento del volume dei rifiuti mette nuovamente in evidenza la necessità di realizzare il Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, infrastruttura prevista da anni, ma ancora bloccata per motivi tecnici, politici e di consenso locale. Attualmente, le scorie sono conservate in depositi temporanei distribuiti in varie regioni, con livelli di sicurezza ritenuti adeguati ma non definitivi. La mancata individuazione del sito nazionale rallenta la chiusura del ciclo del combustibile e la bonifica completa dei siti dismessi. L’ISIN ha più volte sollecitato il governo a completare la procedura di selezione, anche alla luce dell’aumento costante dei volumi stoccati.

Un tema strategico per sicurezza e ambiente

La gestione dei rifiuti radioattivi è considerata un tema strategico per la sicurezza nazionale e la tutela ambientale. Pur in assenza di centrali operative, l’Italia continua a produrre quantità significative di scorie civili. La crescita del 3,38% registrata nel 2024 conferma una tendenza stabile e impone scelte rapide per garantire trasparenza, controllo e sicurezza nel lungo periodo.