Alla Festa del Cinema di Roma si è parlato di sostenibilità applicata all’Industria culturale e creativa.

Gli eventi culturali, le produzioni audiovisive e le dinamiche ESG.

Presso la sede del GSE, a pochi passi dall’Auditorium Parco della Musica, si è discusso dell’approccio ESG applicato alle produzioni culturali e del ruolo cosi importante di sensibilizzazione che queste progettualità svolgono. L’intera giornata è stata moderata da Marco Gisotti, Giornalista, divulgatore, esperto di Green Economy e Green Jobs, che ha introdotto i panel accompagnando i vari speaker verso le argomentazioni proposte. Tanti esperti hanno dimostrato, attraverso i risultati ottenuti dal loro lavoro personale, i grandi passi fatti verso l’Agenda 2030 in vari ambiti dell’indotto collegato alle produzioni culturali. Tante le best practice presentate, per citarne subito una, il Frosinone Comedy Festival, con la direzione di Roberto Cipriani, che si è distinto per il forte valore sociale che ha riscontrato, vivendo una stagione davvero importante. In notevole aumento le progettualità che vedono la partecipazione congiunta di MIC e MASE. Ma un’altra evoluzione del modello culturale non è solo la riduzione dell’impatto ambientale ma anche la fidelizzazione dei fruitori soprattutto in fase distributiva. La capillarità della diffusione dei prodotti cinematografici rappresenta cmq una mano tesa verso pratiche più sostenibili e decisamente più ad impatto positivo sui target di riferimento. In aumento anche la richiesta di feedback rispetto alla percezione del pubblico in riferimento alle tematiche di sostenibilità e alla effettiva possibilità di generare engagement e maggiore consapevolezza sulla bontà delle scelte effettuate nel progetto. In risalto il grande lavoro messo in atto dall’osservatorio sulle tematiche ESG in tutti i settori interessati da questo cambiamento, anche dal punto di vista dell’applicazione corretta del codice degli appalti, soprattutto nella sezione dei requisiti CAM e sugli affidamenti in subappalto. E’ più comune la presenza di report di impatto sociale nelle varie attività svolte a tutti i livelli ma è ancora un discorso riservato a pochissime realtà. La corretta interpretazione del dato infatti è una questione molto dibattuta e ormai fondamentale per la lettura reale del contesto. L’industria culturale e creativa non è mai stato un concetto poco definito o astratto ma sempre concreto e reale infatti la sua essenza è composta da persone che lavorano costantemente per realizzare non solo un progetto ma per disegnare un futuro più “umano”. Si è messa in risalto l’importanza dell’assetto di tutto il comparto che si tiene sicuramente in equilibrio con i giusti finanziamenti statali in programma. Si è anche evidenziato che una forte destabilizzazione di alcuni settori può esser causata da eventuali tagli governativi. Fondamentale è la conoscenza delle dinamiche di questo settore cosi variegato per non creare disequilibri davvero molto dannosi per la corretta evoluzione del settore. Ad intervenire successivamente Paolo Armocida, Presidente Associazione Festival Italiani di Cinema, che rappresenta oltre 120 manifestazioni cinematografiche in tutto il Paese che si svolgono durante tutto l’arco dell’anno. Ha descritto il suo contributo per il comparto citando cosa è accaduto nella programmazione della manovra di governo per i fondi destinati al MIC. Altra attività svolta dalla sua associazione è il censimento sui festival nei teatri e la relativa capacità di efficientamento delle strutture. Interventi di sostenibilità proposti su filiera di produzione dalla mobilità sul set, alla stampa dei materiali promozionali e di consumo, ai gadget, al riutilizzo dei materiali anche per altre produzioni. E’ proposta una programmazione triennale per la miglior gestione degli approvvigionamenti e dell’eventuale rimodulazione dell’utilizzo delle risorse umane e materiali durante più set contemporaneamente per abbatter costi e inquinamento. Sempre Gisotti fa notare che il tracciamento dei materiali per approvvigionamento del set è un altro processo importante da tener sotto controllo e da migliorare con tecnologia digitale. Ad intervenire subito dopo, Arsenio Lanzara Sostenibily Manager di Framinia. Ci ha mostrato come sono cambiate anche le attenzioni per la sicurezza su luoghi di lavoro e sulle attenzioni al personale dipendente. Sempre più presente l’indicazione di riutilizzo dei materiali di consumo dal legno per gli allestimenti a i cestini per il set. Una virata è stata in gran parte già fatta su approvvigionamenti elettrici scegliendo risorse di alimentazione provenienti da fonti alternative. Utilizzo del trasporto dolce, bici, monopattini per spostamenti tra professionisti sul set. Fondamentale è l’approccio alle pratiche di sostenibilità durante tutte le attività quotidiane che si verificano sul terreno professionale. Successivamente Lorenzo Vecchi di Zen 2030, ci ha raccontato della sulla esperienza di lavoro nel sociale, in Ciad, in Somalia soprattuto facendo emergere le difficoltà oggettive nel raggiungere i bisogno primari per quelle popolazioni. L’intervento proposto da Vecchi, sul settore cinematografico, è un’operazione che interviene soprattutto dal punto di vista psicologico che consiste in una massiccia informazione tra i lavoratori che genera più felicità nel gruppo e un risultato migliore in termini di produttività. Quasi un’operazione di accompagnamento al miglioramento dei processi che impattano sull’equilibrio tra ambiente e risultati di produzione. Per la parte della certificazione dei materiali è intervenuto Antonio Brunori di PEFC. Un argomento davvero importante per il settore cinematografico proprio per la sua rilevanza negli allestimenti. Ci ha mostrato l’importanza dei numeri del settore e il valore di import italiano rispetto al legno per il panorama cinematografico. Circa il 20% del legno in circolazione in Europa è illegale perché contraffatto e non certificato. Il nostro continente ha consistente responsabilità rappresentando uno dei maggiori hub di import su materiale illegale con tracciabilità errata. Enfatizzata anche il grosso valore delle certificazioni professionali per orientare il modello produttivo verso il Business for good. Un modello del business che concilia profitto e bene comune, a vantaggio di tutti gli stakeholder che partecipano al raggiungimento del risultato. Anche Cattleya e altre case di produzione di fascia premium, nelle procedure di approvigionamento, hanno vincoli di certificazione nella scelta dei materiali e soprattuto dei loro fornitori. Molto spesso purtroppo in questa fase della produzione non si usa un approccio economico ma finanziario. Questa operazione tende al risparmio a discapito della qualità. L’Italia, il nostro Paese, è il primo importatore al mondo di legna da ardere. Infine è necessario ribadire che le certificazioni sono garanzia di processo e qualità del servizio ma non sempre riescono da sole a vincere la contraffazione e infatti una proposta potrebbe essere l’introduzione della tecnologia Blockchain. Per la “rivoluzione” dei processi e degli indicatori di sostenibilità è intervenuta Ludovica Chiarini di ECO Movie. Nella sua analisi ci ha mostrato 90 indicatori all’interno 5 macro aree per poter misurare effettivamente le migliorie messe in atto dalle produzioni cinematografiche. Gli indicatori vengono aggiornati periodicamente e si ha diritto alla certificazione non appena c’è il raggiungimento di una percentuale prevista sul totale degli indicatori. Questo lavoro interviene sulla governance del progetto e la novità interessante è che l’intervento della Eco Movie è commisurato alla grandezza della produzione. E’ stato discusso in parte anche il manifesto ASPA, Association of Sustainability Professionals in Audiovisual Industries che ha coinvolto oltre 30 Paesi nelle regole da applicare al panorama Audiovisivo ESG. Infine un focus molto importante è sulla formazione e le competenze Green. In apertura del terzo Panel, la Prof.ssa Patrizia Lombardi del Politecnico di Torino. Ci ha parlato dell’importanza del cinema nella città di Torino che sta crescendo molto dal punto di vista del settore in discussione . Un set a cielo aperto e con grandi strutture che ben rappresentano il mondo dell’audiovisivo il centro di Produzione RAI, il suo Museo e il Museo Nazionale del Cinema ubicato nella mole Antonelliana. Storicamente è una città con questa vocazione e ricordiamo che è la prima “capitale del cinema” italiana, con la prima proiezione, nel 1896, dei Fratelli Lumiere e i primi studi cinematografici che aprirono nel 1907. In crescendo, sicuramente da citare, le famosissime produzioni filmiche di Dario Argento. L’ Università di Torino, per quanto appena detto, ha trovato terreno fertile per costruire un’offerta formativa specifica del comparto inserendo anche un ramo di ingegneria. La struttura didattica ha partecipato alla scrittura del Piano di innovazione 2026 negli argomenti del Green Procurement, benessere vita-lavoro, formazione, controllo codice etico, transizione ecologia e sociale, formazione specifica e mappatura delle competenze. Ancora molto interessante è stata la stesura di un White Paper come contributo migliorativo dei programmi universitari. Ad intervenire sulla reportistica Alessandro Rinaldi del Centro Studi delle Camere di commercio “Guglielmo Tagliacarne”. Il rapporto “io sono cultura” di Fondazione Symbola e Unioncamere e il loro lavoro di ricerca applicata, utile per orientare la decisioni e completare le scelte in programmazione, al centro del suo discorso. Ha mostrato il sistema informativo “Excelsior” di Unioncamere per la pubblicazione dei dati su ICC, dove si nota sicuramente un sistema diverso rispetto a quello industriale classico, dove sono presenti molti più laureati, maggiori soft skill e Power skill rispetto ad un normale professionista di altri settori, maggiori competenze digitali e a tema green e una grande attenzione al peso specifico degli interventi di comunicazione. Un passaggio finale sull’importanza delle Camere di Commercio come presidio sul territorio. In chiusura la Prof.ssa Gavrila Mihaela dell’Università Sapienza di Roma, cattedra Media Comunicazione e Marketing. Capire la comunicazione significa capire molto perché è uno strumento essenziale per esprimere se stessi, costruire relazioni solide e raggiungere i propri obiettivi. La comunicazione è un processo con un forte potere narrativo che produce un notevole impatto sui fruitori e ha un forte carattere inclusivo. Infatti l’Audiovisivo ha un potere straordinario nel raccontarci le trasformazioni sociali e, come in una composizione di free jazz, ha la capacità di comunicare nel memento giusto e in armonia il massaggio da dover somministrare. In tema di sostenibilità e futuro attraversiamo un momento storico di enormi trasformazioni tecnologiche comprese anche quelle dell’audiovisivo che è un mezzo straordinario per la produzione di immaginari collettivi con un forte impatto sui fruitori. Anche un passaggio davvero illuminante sul modello distributivo cha va a modellarsi sui nuovi stili di vita con nuovi metodi di fruizione. Una società liquida, per citare Baumann, in continuo riassetto. Con il concetto di sostenibilità stiamo parlando anche di un percorso di ricomposizione della società che ripensa percorsi trans-disciplinari, metodi di produzione e nuovi modelli organizzativi, accompagnati dalla formazione di capitale umano sempre più adatto alla necessità dei tempi.