Ente idrico campano: la politica impegnata nelle elezioni europee o si rimangia quanto in passato deliberato o partorisce un grande guazzabuglio in scelte capitali per i cittadini 

La trovata di intercettare, in fretta, i finanziamenti PNRR aveva un anno fa condotto il consiglio di distretto di Caserta e l’Ente idrico campano a confezionare (come già abbiamo raccontato su queste pagine) un piano che, nei fatti, si è rivelato talmente sciatto e malandato che non c’è voluto molto all’autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) per impugnare lo scorso 6 febbraio dinanzi al Tar Campania le determine del consiglio d’ambito dell’Ente Idrico Campano (Eic) e le delibere del consiglio di distretto di Caserta sulla gestione in house del servizio idrico con affidamento, nell’ambito della provincia di Caserta, alla società Idrico Terra di Lavoro (Itl). L’ Antitrust in sostanza ha ritenuto non soddisfacenti gli elementi addotti dall’ Eic per superare i pesantissimi rilievi trasmessi lo scorso 23 novembre. Così si infrange il disegno pretenzioso di amministratori spregiudicati che volevano conferire, con un blitz spavaldo e disinvolto, una facciata di legittimità all’affidamento del servizio idrico alla società pubblica Itl, società in cui si era miracolosamente trasmutato il carrozzone Consorzio idrico dal passato molto imbarazzante. Nel parere motivato si evidenziano “le carenze delle relative deliberazioni sotto il profilo delle ragioni del mancato ricorso al mercato”. Su tali criticità l’Eic, in modo sbrigativo e superficiale, aveva risposto che “la società Itl spa ha presentato istanza di prolungamento dell’affidamento del servizio, in ragione di difficoltà nell’esecuzione degli impegni contrattualizzati di carattere procedurale e di accesso al credito, riconducibili alla breve durata dell’affidamento stesso. A fronte di ciò, e preso atto di quanto espresso dall’Autorità nel parere motivato, l’Ente comunica di aver avviato le attività finalizzate all’estensione della durata dell’affidamento fino al 2051, dei cui sviluppi si impegna a fornire puntuale informativa all’Autorità per lo svolgimento dei relativi compiti istituzionali”. Tali riscontri non sono serviti “a far venire meno i rilievi contenuti nel proprio parere motivato (dell’Antitrust, n.d.r.), in quanto l’Ente si limita a comunicare di aver avviato, a fronte della constatazione di concrete problematiche riscontrate dalla società affidataria nell’esecuzione del contratto, le attività finalizzate ad estendere l’affidamento fino al 2051”. Così il ricorso al Tar dell’Agenzia e la miserevole rovina di un affidamento a una società pubblica che, stante la normativa vigente, poteva rappresentare, pur vagamente, l’organismo piú sostenibile per difendere la non mercificazione del bene comune acqua.

Anche i 31 comuni, da Giugliano a Pozzuoli,da Marano ad Afragola, del consiglio del distretto idrico Napoli nord hanno deliberato a dicembre, per gestire il business acqua, per una società gestita per metà da una componente pubblica e per l’altra da una componente privata. Lo hanno fatto tornando indietro rispetto a quanto avevano deliberato nel luglio 2023 e dopo che l’Agcm nell’aprile 2023 aveva ugualmente proposto ricorso al Tar per la Campania contro la precedente delibera dell’Ente idrico campano n. 67 dell’8 novembre 2022 che aveva approvato la forma di gestione in house del servizio idrico integrato scelta dal Consiglio di Distretto Napoli Nord nell’agosto 2022. Tutto nello spirito strisciante della sempreverde stagione liberista di politici rampanti di ogni colore. La legge delega sulla concorrenza, approvata dal Parlamento nell’agosto del 2022, avrebbe dovuto prevedere l’internalizzazione dei servizi pubblici nelle istituzioni locali precludendo il ricorso alle società per azioni, miste o private, responsabili di veri e propri disastri sociali e finanziari. La sostenibilità ambientale, l’Agenda 2030 e la volontà popolare del referendum sull’acqua pubblica e la trasparenza dovrebbero essere i pilastri per razionalizzare un settore cruciale per il benessere del Paese e non il liberismo corrosivo incline a soddisfare gli immancabili appetiti di lobby rapaci.