Il Sole 24 Ore in fermento: la redazione in sciopero contro la direzione

Al Sole 24 Ore è scoppiata una crisi interna che va oltre il normale dissenso redazionale. I giornalisti del quotidiano economico hanno proclamato diversi giorni di sciopero, accusando la direzione di aver calpestato le regole del confronto sindacale e di aver messo in discussione il principio stesso di autonomia giornalistica.

 

A innescare la protesta è stata la decisione della direzione di affidare a Maria Latella, collaboratrice esterna, un’intervista alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Non era la prima volta che una figura esterna veniva incaricata di un colloquio di rilievo politico, ma stavolta la misura è parsa colma: la redazione si è sentita esautorata, esclusa da un momento centrale della vita del giornale e del Paese.

I giornalisti hanno rivendicato il diritto di essere parte attiva del racconto politico, senza subire scelte che- a loro giudizio-mortificano competenze interne e professionalità costruite in anni di lavoro.

 

Lo scontro si è aggravato quando, nonostante lo sciopero proclamato all’unanimità, la direzione ha comunque mandato in edicola un’edizione straordinaria con l’intervista in prima pagina.

Un gesto interpretato come una sfida aperta: da un lato la dirigenza ha voluto garantire l’uscita del quotidiano in una giornata considerata “di interesse pubblico”; dall’altro la redazione ha visto in quella decisione una violazione del diritto di sciopero e un precedente grave per l’intero mondo dell’informazione.

Le associazioni di categoria e la Federazione nazionale della stampa hanno espresso solidarietà ai redattori, parlando di un episodio senza precedenti nella storia del giornale. Secondo il sindacato, far uscire un quotidiano durante una protesta equivale a svuotare di significato l’unico strumento di difesa collettiva rimasto ai giornalisti.

La direzione, invece, ha difeso la propria scelta come un atto di responsabilità verso i lettori e come la volontà di non interrompere il flusso informativo in una fase politica delicata.

Dietro il braccio di ferro c’è una questione che tocca l’intero sistema mediatico: chi decide cosa pubblicare, e chi può parlare a nome di una redazione?

Il rischio, secondo molti, è che si consolidi la tendenza a far scegliere agli interlocutori politici i propri intervistatori, svuotando il ruolo critico del giornalismo e trasformando l’informazione in una passerella di comunicazione controllata.

Il caso del Sole 24 Ore diventa così un banco di prova per misurare quanto spazio rimanga all’autonomia redazionale in una fase in cui la crisi economica dell’editoria si intreccia sempre più con logiche di potere, visibilità e consenso.

La mobilitazione dei giornalisti non sembra destinata a esaurirsi presto. In redazione cresce la richiesta di un confronto aperto sulla linea editoriale e sul ruolo della componente interna nella definizione delle scelte strategiche del giornale.