Non e’ acqua passata: la battaglia per l’acqua pubblica apre un fronte decisivo dentro la campagna elettorale

ùSi accende il dibattito, ma anche azioni concrete con proposta, sui temi incalzanti della campagna elettorale. Parliamo delle iniziative di contrasto alle delibere n.27 e n.28 approvate dall’Ente idrico campano alla fine di agosto che scelgono, senza una adeguata consultazione delle comunità che saranno coinvolte, l’ingresso di privati nella gestione del Servizio idrico integrato e un aumento vertiginoso delle tariffe per risanare l’assetto finanziario disastroso del futuro gestore unico della provincia di Caserta, l’Itl SpA. Come già avvenuto in consiglio comunale a Marcianise il 22 settembre, dove fu portata dai consiglieri di opposizione e approvata all’unanimità dal consiglio, una mozione di indirizzo per procedere all’impugnazione delle suddette delibere e’ stata presentata al sindaco di S. Maria C.V. dal consigliere Danilo Talento (AVS) chiedendo di “dare mandato al Sindaco, alla Giunta ed agli uffici competenti per conferire incarico ad apposito legale competente in materia per proporre ricorso alle delibere n. 27 e n. 28 del 27 agosto 2025 del comitato esecutivo dell Ente idrico campano;dare mandato al Sindaco per predisporre un’ analisi tecnico-legale per verificare le possibili azioni di intervento all’interno della società ITL Spa per assicurare una gestione efficace ed efficiente che non gravi sui cittadini per situazione debitoria legata a gestione inefficiente della società”. Analoga mozione è stata presentata al sindaco dal consigliere di opposizione Carlo Federico a Mondragone. Così sui territori della provincia casertana la mobilitazione dell’alleanza per l’acqua pubblica contro una modalità di esercizio di certa politica che fa trasfigurare la democrazia e la partecipazione a mero orpello delle istituzioni che dovrebbero invece garantirle, continua serrata con altre iniziative concrete. Sabato 11 ottobre presso Casa Tonziello a Capodrise una serata di autofinanziamento ha proposto un momento importante di condivisione dello sforzo di cittadini, associazioni e realtà politiche che vogliono ostacolare l’offensiva privatizzatrice con ogni mezzo, anche quello giudiziario di un ricorso al Tar che parta dal basso. E’ di queste ore il lancio da parte del Coordinamento campano per l’acqua pubblica di un appello a tutti i candidati alla Regione affinchè diano un segno forte di discontinuità rispetto alla privatizzazione delle gestioni idriche campane. Nel comunicato diffuso il Coordinamento chiede il ritiro della delibera regionale del 31.05.2023 n.312 e gli atti ad essa collegati, che prevedono la gestione mista della grande adduzione dell’acqua regionale e la costituzione di una società regionale totalmente pubblica; la sospensione della costituzione di società miste ed una gestione totalmente pubblica dell’acqua nei distretti di Napoli Nord, Caserta e Sannio; la difesa del modello dell’azienda speciale ABC Napoli, unica città metropolitana in Italia che ha obbedito al referendum del 2011; investimenti per il rifacimento delle reti idriche con interventi e misure di contrasto ai cambiamenti climatici a tutela dei cittadini e dei territori;la garanzia del diritto all’acqua mediante la partecipazione dei cittadini con la reintroduzione dell’art. 20 della legge n.2 del 2015, abrogato da De Luca. E, a proposito di “ingannevoli dichiarazioni fatte recentemente dal candidato del centrodestra Edmondo Cirielli“, dal Coordinamento fanno sapere: “Facciamo chiarezza. L’acqua è un bene pubblico. Ma la gestione del servizio idrico – reti, bollette, manutenzione, appalti – è affidata a società per azioni a capitale pubblico ma di diritto privato, come l’Itl Spa. Quindi di pubblico resta solo il nome, mentre i cittadini non contano nulla nelle decisioni. Tutti i governi, di destra e di sinistra, hanno sostenuto questo modello aziendale, ignorando il referendum del 2011 che chiedeva acqua davvero pubblica. Quanto ai fondi del PNRR e del FESR, Cirielli dimentica che il suo stesso governo non ha destinato un euro alla rete idrica del Casertano, né ha creato un piano serio per ridurre le perdite. Insomma tante parole contro gli “sprechi del PD”, ma nessuna proposta concreta per restituire ai cittadini il controllo sull’acqua. Perché il vero problema non è solo dove finisce l’acqua, ma in che mani resta il potere nel gestirla”. La politica italiana ha lavorato in direzione assolutamente contraria al risultato referendario.La battaglia dell’acqua pubblica resta dunque ancora viva, anche se sospesa in un limbo dove nelle dichiarazioni a mezzo stampa la politica riconosce l’acqua come bene comune, ma nei fatti, a colpi di legge e deliberazioni, chiude spazi alla gestione pubblica. Diventa fondamentale dunque, dichiarano i comitati, far convergere questa rivendicazione con altre, come quella per l’attuazione sentenza CEDU, tese tutte alla costruzione di un modello alternativo di società.