Cala il sipario sulla decima edizione del Festival della Sociologia di Narni.
Nei giorni 10 e 11 ottobre 2025, questo evento di caratura internazionale, ha raggiunto un traguardo significativo spegnendo 10 candeline e consolidando il suo rapporto con la comunità narnese e le sue realtà associative. La kermesse ha testimoniato, ancora una volta, quanto la sociologia non sia un sapere accademico, ma una pratica viva, tangibile, coinvolgente, che permea la società e l’attualità in tutti i suoi aspetti. La decima edizione con oltre 50 eventi e 180 relatori, ha declinato il tema ‘Sentirsi in società. Attenzione, cura e sostenibilità’, in tutte le sue sfumature, attraverso incontri, dibattiti, conferenze, laboratori, presentazioni di libri, musical-reading e tanto altro.
Durante i panel si è discusso di temi sociali legati all’attualità con analisi approfondite e riflessioni brillanti e divulgative, stimolate dalle diverse accezioni dei concetti di ‘cura attenzione e sostenibilità’. In un momento storico così complesso, prestare attenzione e cura all’esistente, non è rinunciare a sé stessi, ma è un modo in controtendenza, coraggioso ed intelligente per continuare a fiorire. Il festival riscopre e mette in luce anche la bellezza degli spazi della città. Ogni anno ha messo infatti in rilievo un luogo peculiare.
Si è partiti da quelli più noti, come Narni sotterranea, Ponte di Augusto, Terrazza dei plenaristi, ecc. Quest’anno è toccato invece al Palazzo Capocaccia, oggi Ostello-Casa dello Studente ‘Domus Narni’ e Ristoro Contemporaneo ‘Hortus 74’, un vero e proprio giardino con una panoramica terrazza sulla valle, all’interno del centro storico, che è stato il teatro della cena del decennale. Anno dopo anno, il Festival della sociologia, sta creando anche una nuova mappa di luoghi di Narni, quotidiani, non particolarmente conosciuti a livello turistico. Tanti gli ospiti intervenuti a creare valore economico, turistico e sociale. Per quanto riguarda i panel, in molti casi, si è analizzato il rapporto tra intelligenza umana ed artificiale, dibattendo su come quest’ultima stia trasformando il nostro agire quotidiano. Fondamentale il coinvolgimento delle scuole superiori con panel dedicati alla promozione dei corretti stili di vita della GenerazioneZ e al valore che questa attribuisce al cibo e al suo risvolto sociale. Non sono mancati i momenti dedicati alle questioni di genere ben raccontati con laboratori e mostre d’arte. Un festival che, nella sua seconda giornata, ha posto l’accento anche sui gap che ci allontanano dal raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. La cittadina di Narni si è trasformata in un hub ‘formativo’ di grandissimo livello dove attori del cambiamento, di qualsiasi provenienza, hanno creato e aggiunto ‘valore’ consolidando i rapporti di partnership già precedentemente attivati. Tutti gli aspetti concernenti le relazioni, le connessioni, le contaminazioni professionali, umane ed accademiche sono andate oltre le aspettative.
Tanti i prodotti culturali proposti, da spettacoli musicali a cortometraggi, passando per performance attoriali sempre ben aderenti ed al servizio di tematiche indagate dalla sociologia. Un festival che, oltre a tanti studenti, alcuni provenienti anche da fuori regione, grazie alla sinergia con l’Università del Molise, ha coinvolto la società civile narnese e non solo, in ognuno dei suoi appuntamenti. Una ‘due giorni’ intensa, inclusiva, coinvolgente che è stata anche una grande occasione di rigenerazione umana e collettiva, con momenti conviviali che hanno davvero fatto sentire tutti, un po’ più in società. Sabina Curti, direttrice scientifica del festival e presidente dell’associazione omonima è estremamente soddisfatta per la buona riuscita di questa edizione ed ha già annunciato che nel 2026 l’evento si svolgerà il 9 e 10 ottobre. “Due giorni intensi e molto partecipati – ha detto in chiusura Sabina Curti – soprattutto abbiamo respirato un grande clima di comunità, abbiamo fatto comunità. Il festival in tre parole: incontri, diversità e possibilità”.
Arrivederci al prossimo anno!