Spiccioli di spiritualità, passi condivisi tra Roma e Canterbury

A cura di Michele Pugliese

Per il consueto numero domenicale della rubrica “Spiccioli di spiritualità”, diretta dal prof. Pasquale Vitale, il prof. Michele Pugliese, in occasione delle recente visita del sovrano d’Inghilterra a papa Leone, ha pensato di trattare i rapporti tra la chiesa anglicana e quella cattolica.

Forse non tutti sanno che nel Regno Unito i cristiani cattolici sono una piccola minoranza (secondo dati del 2022 circa il 9% della popolazione) mentre la Chiesa maggioritaria è quella detta ‘Anglicana’, la quale non è in comunione con la Chiesa di Roma. Infatti, il capo di questa Chiesa britannica è, almeno formalmente, il sovrano d’Inghilterra, precisamente – come viene definito nelle forme ufficiali – il re del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri quattordici reami del Commonwealth, attualmente nella persona del re Carlo III. Siccome è poco probabile che i sovrani ne sappiano di teologia e abbiano la capacità di governare le faccende di una grande Chiesa, l’amministrazione effettiva di essa è affidata all’arcivescovo di Canterbury, attualmente una donna, Sarah Mullally, eletta recentemente, che è diventata la prima donna a ricoprire questa carica nella storia della Chiesa anglicana, avendo la stessa Chiesa ammesso le donne al sacerdozio dal 1992, e dal 2014 anche alla carica di vescovo.

Strana la storia della Chiesa d’Inghilterra, che nasce ufficialmente nel XVI secolo, esattamente nel 1534, con l’Atto di Supremazia promulgato dal re Enrico VIII, non per particolari questioni ‘teologiche’, piuttosto per questioni molto più profane, in quanto Papa Clemente VII si rifiutò di annullare il suo matrimonio con Caterina d’Aragona. Questo atto sancì la separazione della Chiesa d’Inghilterra dalla giurisdizione del Papa, proclamando il sovrano inglese come Capo Supremo della Chiesa d’Inghilterra. Non mi dilungherò sulle vicende storico-politiche di questi avvenimenti, che comunque si trovano in tutti i libri di storia, ma resta il fatto che la Chiesa Anglicana (o Anglicanesimo) ben presto aderì alle idee luterane che in quel periodo circolavano per l’Europa, determinando il secondo grande scisma della cristianità (il primo era avvenuto nel 1054 con il distacco degli Ortodossi dalla Chiesa di Roma) e creando in tal modo una Chiesa – mi si passi il termine – ‘ibrida’ con una teologia vicina ai Protestanti e una struttura rimasta fedele alla tradizione cattolica, con preti, vescovi, arcivescovi, ecc., cosa che – come ben di sa – nel mondo protestante è assente, avendo essi non il sacerdote, ma semplicemente un ‘pastore’ a capo delle loro comunità.
Dal punto di vista sacramentale, per esempio, vengono riconosciuti solo i due sacramenti istituiti da Cristo, almeno secondo la visione protestante: Battesimo ed Eucaristia (chiamata anche Santa Cena o Comunione). La liturgia – ovvero il complesso dei riti – è rimasto un elemento centrale e distintivo della Chiesa Anglicana, tanto che si dice che la dottrina anglicana sia contenuta nella sua preghiera. E infatti, il pilastro fondamentale della pratica religiosa è proprio un libro di preghiera, il ‘Book of Common Prayer’ (Libro della Preghiera Comune), che funge da messale, breviario, rituale e pontificale (a differenza del Cattolicesimo dove questi testi sono separati). La sua prima stesura significativa risale al 1549 e fu pensato per unificare la pratica religiosa in Inghilterra e sostituire il latino con la lingua inglese.
L’Eucaristia è il culmine della liturgia anglicana, ma la sua interpretazione e il suo svolgimento variano a seconda delle correnti interne: alcune celebrazioni sono spesso ricche di elementi rituali, paramenti, incenso e gesti che richiamano la Messa Cattolica, ma l’attenzione, in maggiore sintonia con il Protestantesimo, è posta principalmente sulla Parola di Dio (letture bibliche e sermone).
I rapporti tra la Chiesa Anglicana e la Chiesa Cattolica sono stati storicamente complessi. Per secoli dopo lo scisma, essi furono tesi, con periodi di persecuzione contro i cattolici in Inghilterra, visti come sleali verso la Corona, ma a partire dalla metà del XX secolo, è iniziato un periodo di riconciliazione e dialogo: ci sono stati scambi significativi tra i Papi e gli Arcivescovi di Canterbury, come l’incontro storico tra Papa Paolo VI e l’Arcivescovo Michael Ramsey nel 1966, e successivi incontri, incluso quello tra Papa Francesco e l’Arcivescovo Justin Welby.
Ma un momento di grande portata storica è stato vissuto pochi giorni fa, il 23 ottobre, in Vaticano. I sovrani inglesi, in visita di Stato, hanno preso parte a una celebrazione comune insieme a Papa Leone XIII per lodare Dio creatore. In pratica, per la prima volta nella storia, i due capi della Chiesa cattolica e anglicana non solo si sono incontrati, come era avvenuto precedentemente, ma hanno pregato e lodato insieme l’unico Signore in cui credono, tra gli affreschi di Michelangelo della Cappella sistina. Un momento storico per le due Chiese che non accadeva da 500 anni.
Ci sono stati anche incontri tra le due delegazioni cattolica e anglicana per discutere alcune tematiche di comune interesse, come la tutela dell’ambiente – cui re Carlo è particolarmente sensibile – e la lotta alla povertà.
Un momento dunque di grande importanza storica e teologica suggellato dal Papa e dall’arcivescovo anglicano Cottrell che recitano insieme una preghiera a Dio creatore: “La grazia di nostro Signore Gesù Cristo, e l’amore di Dio, e la comunione dello Spirito Santo, siano con noi per sempre”.