Avellino. Un anno fa, mentre era detenuto nel Carcere di Avellino, Paolo Piccolo, napoletano del quartiere di Barra, di 26 anni, fu vittima di una spedizione di 11 altri detenuti, che, di ritorno dagli ambulatori e dalla infermiera, riuscirono ad introdursi nel box della penitenziaria, aggredendo gli uomini in divisa e costringendo una guardia a seguirli fino al piano terra destro, per entrare nella sua cella e picchiarlo, quasi a morte, con bastonate e ferite inferte con oggetti acuminati che hanno causato lesioni in diverse parti del corpo, fratture multiple, un polmone perforato, ed un gravissimo trauma cranico.
Venne ricoverato in gravi condizioni all’Ospedale Moscati di Avellino e da allora non si è mai più ripreso.
L’avvocato della famiglia Costantino Cardiello e il garante regionale per i diritti dei detenuti, Samuele Ciambriello, hanno portato avanti un’iniziativa per un’assistenza mirata per il 26enne, le cui condizioni sono andate sempre peggiorando.
Nel corso del tempo dal 24 Ottobre 2024, in cui fu effettuato il raid contro di lui, il giovane è stato anche trasferito al Centro Riabilitativo, Don Gnocchi di Sant’Angelo dei Lombardi, ma a causa delle sue condizioni, fu ritrasferito all’Ospedale avellinese, dove si è spento la scorsa notte.
Per tre degli imputati, che hanno scelto il rito abbreviato il Gup del tribunale di Avellino, Mauro Tringali, ha emesso, a luglio scorso, la condanna a ventisette anni e due mesi di reclusione. Mentre, per gli altri, è in corso il rito ordinario davanti al collegio del tribunale di Avellino presieduto da Sonia Matarazzo, con l’accusa di tentato omicidio. Con il decesso di Piccolo l’accusa verrà riformulata in omicidio aggravato.