Nel 2021 fu approvato il “Piano di forestazione urbana ed extraurbana”, relativo all’investimento “Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano” del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Piantare 6,6 milioni di alberi entro il 2024 nelle 14 Città metropolitane italiane, 1268 comuni in cui vivono più di 21 milioni di abitanti, per contrastare l’inquinamento atmosferico, i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità.
Purtroppo il progetto governativo ha subito ben presto un triste ridimensionamento con il definanziamento del Pnrr deciso dall’esecutivo. Già nella primavera del 2022 era parso alquanto improbabile di riuscire nell’intento di mettere a dimora 1,6 milioni di alberi entro la fine dell’anno e i restanti 5 milioni entro la fine del 2024 per evidente insufficienza sia delle risorse stanziate che del numero di piante nei vivai.
Attraverso il Collegio del controllo concomitante la Corte dei Conti aveva scoperto che in alcune città erano stati piantati solo semi e non piante già sviluppate, e che in altre, a differenza di quanto dichiarato dalle imprese aggiudicatarie dei soldi, le piante non sono state piantate. Quindi il primo obiettivo dichiarato da raggiungere per fine 2022 era stato mancato e il governo intervenne per “le impossibilità oggettive a raggiungere pienamente l’obiettivo” chiedendo la modifica della descrizione dell ‘intervento nel testo del Pnrr con decurtazione di 110 milioni di euro dal totale. Dunque il famigerato piano per la tutela e la valorizzazione del verde urbano ed extraurbano subiva un taglio non indifferente mentre, come segnalato da associazioni ambientaliste come il WWF da tempo, la copertura urbana resta inadeguata, come attestano i report annuali. L’altra criticità che mette a repentaglio il Piano di forestazione urbano e’ la superficie degli spazi urbani da destinarsi allo scopo non sufficienti: la richiesta di un’area complessiva di almeno 30 ettari nelle città metropolitane densamente popolate e di 50 ettari nelle zone a scarsa densità abitativa per ogni proposta di riforestazione non trova possibilità in molti casi per l’elevato consumo di suolo e l’assenza di aree verdi non edificate sufficientemente grandi. Ma le difficoltà risiedono anche nel reperire le piante considerato il numero esiguo di vivai in Italia determinatosi al loro passaggio di gestione, nel 2017, dal Corpo forestale dello Stato ai Carabinieri forestali.
C’è da sottolineare l’obiettivo importante del piano di forestazione urbana: un «miglioramento della situazione climatica locale in ambito urbano», cioè la limitazione delle cosiddette isole di calore, il recupero del paesaggio urbano attraverso la forestazione di aree dismesse, anche industriali, la conservazione della notevole biodiversità italiana e il sostegno alla filiera locale nella produzione delle piante e nella gestione dei boschi. E’ possibile tuttavia operare piccoli ma sostanziali gesti di impegno attivo nelle nostre città: e’ notizia di ieri la piantumazione in Piazza Padre Pio a S. Maria C.V. di alberi ad alto fusto grazie all’associazione Medici per l’ambiente -ISDE Caserta , rappresentati in particolare dalla dott.ssa Carmela Buonomo, dal dott. Gaetano Rivezzi e dal dott. Giuseppe Ventriglia
. Non c’è da mettersi comodi e incrociare le dita. Infatti lSDE, con l’aiuto dei Carabinieri forestali, investe cosí sul futuro in materia di contrasto alle alte temperature e riduzione della CO2. Con l’ombreggiatura, la traspirazione e la fotosintesi del fogliame gli alberi sono dei grandi condizionatori naturali. Le piante e le zone verdi possono abbassare la temperatura dell’aria dai 2° agli 8°C e, se piantati nelle vicinanze degli edifici, possono ridurre la necessità di utilizzo dei condizionatori d’aria del 30%. Un gesto concreto dell’ISDE per segnalare a tutti l’emergenza che viviamo e che richiederebbe una pianificazione seria e attenta da parte di amministratori e governanti forse troppo spesso preoccupati solo del breve termine dei cinque anni di incarico istituzionale. Quello che occorre e’ proprio una soluzione radicale, quella proposta dal biologo Premio Pulitzer Edward Wilson, misurata alla gravità della attuale crisi climatica: destinare metà del pianeta a noi e metà a un’immensa e inviolabile riserva naturale per milioni di specie animali e vegetali.