Oggi la Chiesa celebra la festa della Sacra Famiglia e il tema di oggi della rubrica “Spiccioli di spiritualità” ,diretta dal prof. Pasquale Vitale e curata dal prof Michele Pugliese, parla proprio della famiglia, dal punto di vista della varie religioni.
Nella prima domenica dopo Natale la Chiesa celebra la festa della Sacra famiglia, quella di Nazareth, composta da Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù che verrà cresciuto amorevolmente dai genitori fino a quando da adulto non inizierà la sua predicazione. Al tempo in cui Gesù viene crocifisso i vangeli non menzionano più Giuseppe, per cui si deduce che a quel tempo sia morto, mentre è sempre presente Maria, soprattutto sotto la croce dove – come ci riferisce il vangelo di Giovanni – lo stesso Gesù la affida all’apostolo Giovanni (Gv 19,27). La liturgia ci propone l’esempio della famiglia di Gesù come modello di tutte le famiglie cristiane, definite ‘chiese domestiche’, luogo dove si dovrebbe vivere la dimensione dell’amore di Cristo per la sua Chiesa, nella preghiera e nell’amore vicendevole tra gli sposi e verso i figli.
Nel Cattolicesimo il matrimonio è considerato un sacramento, e in quanto tale è indissolubile. Il divorzio civile è ammesso dalla legge dello Stato, ma per la Chiesa il vincolo rimane. Esiste però l’annullamento (o meglio, la dichiarazione di nullità del matrimonio) tramite un tribunale ecclesiastico, che stabilisce se il matrimonio non è mai stato valido fin dall’inizio per mancanza di requisiti essenziali.
La maggior parte delle chiese evangeliche e riformate considera il matrimonio sacro, ma non un sacramento indissolubile. Il divorzio è permesso e il nuovo matrimonio dei divorziati è generalmente accettato, ponendo l’accento sul perdono e sulla possibilità di un nuovo inizio. Anche gli ortodossi riconoscono, in alcuni casi, l’istituto del divorzio, che però deve essere ratificato da un tribunale ecclesiastico o dal vescovo dopo un processo giudiziario.
Oltre a quella cristiana, il tema della famiglia è centrale in quasi tutte le religioni: essa in genere non è vista solo come un’unità sociale, ma come un’istituzione sacra, un riflesso dell’ordine divino e il luogo primario per la trasmissione della fede.
Nell’Islam, per esempio, la famiglia è considerata il fondamento della società. Il matrimonio è un contratto legale e religioso caldamente raccomandato a tutti i fedeli. Tradizionalmente, il marito ha il compito di proteggere e mantenere economicamente la famiglia, mentre la moglie è la custode della casa e dell’educazione dei figli. Il Corano pone un’enfasi estrema sul rispetto per i genitori, specialmente la madre. “Il paradiso giace ai piedi delle madri” recita un celebre detto (hadit) attribuito al profeta Maometto. Il concetto di famiglia si estende anche alla rete dei parenti stretti, con forti obblighi di assistenza reciproca. Il divorzio (Talaq) è permesso ma fortemente sconsigliato. Infatti è considerato “la cosa lecita più odiata da Dio”, l’ultima risorsa dopo tentativi di mediazione familiare.
Nell’Ebraismo la casa è il centro della pratica religiosa. Molte delle festività più importanti (come lo Shabbat o la cena di Pesach) si svolgono intorno alla tavola familiare. A differenza di altre fedi dove il culto principale avviene nel tempio, il padre ha il compito specifico di insegnare la Torah ai figli. Per quanto riguarda il divorzio, questo è previsto fin dai tempi biblici. Perché sia effettivo dal punto di vista religioso, il marito deve consegnare alla moglie un documento ufficiale di divorzio chiamato Ghet. Senza questo, la donna non può risposarsi religiosamente. Alcune correnti dell’Ebraismo moderno hanno oggi rituali specifici per “celebrare” il divorzio in modo consapevole, per permettere a entrambi i partner di chiudere un capitolo e aprirne uno nuovo senza rancore.
Per gli induisti, la famiglia è parte integrante del proprio Dharma, cioè un dovere etico e religioso. Tradizionalmente si predilige la Joint Family, dove più generazioni vivono sotto lo stesso tetto. La famiglia accompagna l’individuo attraverso i Samskara (riti come i nostri sacramenti), dalla nascita alla morte. Quasi ogni casa ha un piccolo altare dove si prega insieme. Si ritiene che ogni individuo abbia un debito verso i propri antenati, che viene onorato attraverso la creazione di una propria famiglia e riti specifici. Per la tradizione induista classica, il matrimonio è un’unione spirituale destinata a durare per tutta la vita e oltre, per cui il divorzio religioso non è previsto, mentre dal punto di vista civile il diritto indiano moderno lo disciplina attraverso una legge del 1955.
Il Buddhismo, sebbene riconosca l’importanza della famiglia per la stabilità sociale, mette in guardia dall’attaccamento eccessivo, che può essere fonte di sofferenza. Nel ‘Sigalovada Sutta’ (uno dei discorsi più importanti del Buddha Gautama) vi sono doveri reciproci tra genitori e figli, basati su rispetto, sostegno e gratitudine. Per i laici, prendersi cura della famiglia è considerato un atto di grande merito spirituale e una forma di pratica della compassione (Karuna). A differenza di molte altre religioni, il buddhismo considera il matrimonio come una questione secolare e un contratto sociale, non come un sacramento religioso o un vincolo indissolubile stabilito da una divinità. Di conseguenza, la dottrina buddhista non proibisce il divorzio.
Tutte le religioni oggi si trovano a confrontarsi con una realtà sociale in rapida evoluzione. Sebbene i testi sacri siano rimasti invariati, le interpretazioni e le pratiche si sono adattate in modi diversi. Così per quanto riguarda le nuove forme di famiglia e convivenze, dalle coppie di fatto alle famiglie monogenitoriali o arcobaleno, la questione è vissuta in modo variegato: molte tradizioni (Cattolicesimo, Ortodossi, Islam maggioritario, Ebraismo ultra-ortodosso) mantengono una linea rigida: la famiglia è solo quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Le convivenze sono spesso viste come “irregolari” perché prive della benedizione divina e dell’impegno pubblico.
Papa Francesco, però, con il documento ‘Amoris Laetitia’, ha iniziato a porre l’accento sull’accompagnamento e sul discernimento. Pur non cambiando la dottrina, si invita a non escludere chi vive in situazioni “non tradizionali”, cercando di integrare tutti nella comunità.
Ebraismo Riformato e Chiese Protestanti Liberali hanno aperto alla benedizione di coppie dello stesso sesso e riconoscono pienamente le famiglie diverse da quella tradizionale, considerandole espressioni d’amore e responsabilità.
Dunque la famiglia è considerata in modo sacrale in tutte le religioni. In base ai testi sacri e alla tradizione queste cercano di risolvere anche i problemi di rottura del vincolo coniugale e le nuove sfide della società su modelli non più tradizionali. In ogni caso, come disse papa Francesco durante la Veglia di preghiera per il Sinodo sulla Famiglia, nell’ottobre del 2015, “Ogni famiglia è sempre una luce, per quanto fioca, nel buio del mondo”.