UNILEVER lascia 58 famiglie in strada a Natale

Civitillo non concretizza: 109 milioni di euro stanziati evaporano

Piedimonte Matese/Pozzilli– Un triste Natale per 58 famiglie che si troveranno dal primo gennaio senza uno stipendio, un tessuto industriale che perde i pezzi in mille rivoli, istituzioni non rispettose e accordi fumosi.
È con questo scenario amaro che si chiude il 2025 per il territorio tra Piedimonte Matese e Pozzilli, dove la lunga e tormentata vertenza dell’ex stabilimento Unilever arriva a un epilogo che ha il sapore della sconfitta collettiva.

La multinazionale Unilever ha infatti annunciato l’uscita definitiva dal progetto di riconversione industriale del sito di Pozzilli, in provincia di Isernia, fermo da anni e mai realmente ripartito. Una decisione che si traduce, nei fatti, nel licenziamento di 58 lavoratori a partire dal prossimo 31 dicembre, lasciando altrettante famiglie senza reddito e senza prospettive.

L’epilogo annunciato di una vertenza infinita

«Siamo arrivati all’epilogo», hanno dichiarato a caldo le organizzazioni sindacali CISL, UILTEC UIL, FILCTEM CGIL e FIALC Cisal al termine del presidio svoltosi davanti ai cancelli dell’ex stabilimento. Secondo quanto riferito, la decisione di Unilever sarebbe maturata «alla luce dell’incapacità di Invitalia di emettere il provvedimento che è già definito e sul tavolo dei loro legali ormai da giorni».

Un atto definito “cinico” dai sindacati, anche perché solo a gennaio 2025 erano stati condivisi gli ammortizzatori sociali per l’anno in corso e per il 2026, strumenti che avrebbero potuto garantire una minima continuità di reddito in attesa della ripartenza. Una richiesta che, paradossalmente, avrebbe dovuto essere formalizzata proprio in questi giorni.

Dal 2022 a oggi: promesse, firme e ingranaggi bloccati

La vicenda affonda le radici nel 2022, quando Unilever decise di cessare la produzione di detergenti nello stabilimento di Pozzilli. Nel giugno 2023 sembrava arrivare la svolta: la firma del ministro Adolfo Urso sancì uno stanziamento pubblico di 109 milioni di euro destinato alla riconversione del sito. Mancava solo l’ultimo passaggio formale di Invitalia per procedere all’erogazione delle risorse.

Da quel momento, però, il meccanismo si è inceppato. Perizie, verifiche e problematiche legate al soggetto individuato per la joint venture con Unilever – il SERI Group, riconducibile alla famiglia imprenditoriale Civitillo – hanno rallentato e infine paralizzato l’intero processo.

Un gruppo indicato negli ultimi anni come perno di numerosi progetti di rilancio industriale sostenuti dall’attuale governo: dal polo di Teverola alla privatizzazione di Menarini, fino alle riconversioni di Versalis negli stabilimenti di Brindisi, Priolo e Ragusa e, ultimo, un accordo siglato al MIMIT per assorbire i dipendenti di Softlab Tech, società fallita quest’anno. In mezzo, appunto, il dossier Pozzilli.

Il 15 dicembre e la rottura definitiva

Il 15 dicembre era la data chiave. Nulla è accaduto. Nessun provvedimento, nessun via libera definitivo. A quel punto Unilever si è ritenuta libera da ogni impegno, sancendo di fatto la fine del progetto e aprendo la strada ai licenziamenti.

Il risultato è pesantissimo: 58 lavoratori lasciati a casa e un finanziamento pubblico già stanziato, da 109 milioni di euro che, almeno per ora, evapora, senza aver creato benefici. Un colpo durissimo per un’area già fragile, dove ogni presidio industriale rappresenta un argine allo spopolamento e alla desertificazione economica.

Una ferita aperta per il territorio

Quella di Pozzilli non è solo una crisi aziendale, ma il simbolo di un sistema che non ha saputo – o voluto – trasformare le promesse in fatti. Un intreccio di responsabilità tra multinazionali, istituzioni e soggetti industriali che lascia sul campo lavoratori, famiglie e intere comunità.

Un Natale triste, dunque, e un inizio d’anno carico di incertezze. Con una domanda che resta sospesa nell’aria, tra i cancelli chiusi dell’ex Unilever: chi risponderà, ora, di questa ennesima occasione perduta?