a cura della Segreteria del Comitato Cittadino ” San Nicola La Strada Citta’ Partecipata ”
Riprende l’attività del comitato cittadino dopo il rinnovo del consiglio direttivo e delle cariche sociali.
Ritorna Pennino Presidente, coadiuvato dal neo Segretario Lambo.
Abbiamo già aggiornato la cittadinanza su questo aspetto per cui alla ripartenza riprendiamo i temi a noi cari soprattutto perché riguardano strettamente le condizioni di vita a San Nicola la Strada.
Come associazione che ha il compito primario di difendere i diritti del cittadino, il Comitato sente costantemente il dovere di evidenziare e contrastare ogni minaccia al bene comune della cittadinanza. La nostra etica ci impone di riprendere una serie di quesiti sollevati su cui non abbiamo ricevuto risposta e che la macchina amministrativa non ha ancora risolto.
La domanda posta più di recente riguarda i “proventi della differenziata”. Come è noto, il contratto stipulato con la DHI per la raccolta dei rifiuti prevede, tra l’altro, che il 50% dei proventi derivanti dalla vendita del prodotto differenziato (vetro, carta, plastica e metalli) vengono conferiti a filiere specializzate per il riciclo di tali materiali che pagano al comune un tanto a tonnellata consegnata) ed un altro 50% resta alla DHI.
Abbiamo già fatto rilevare e segnalato, direttamente alla precedente amministrazione Delli Paoli, fin dalla prima fase di stesura della bozza di contratto, che non era corretto cedere, alla ditta che opera la raccolta, una parte dei proventi del riciclo. Infatti, lo spirito delle norme che istituiscono la TARI (tariffa sui rifiuti) è che il cittadino paghi interamente i costi della raccolta dei rifiuti, a prescindere da ogni altra tassa o tributo che già corrisponde con l’imposizione diretta. Però, a fronte di tale obbligo, lo Stato riconosce che i rifiuti riciclabili sono un bene di proprietà dei cittadini stessi e quindi impone alle amministrazioni comunali di calcolare quanto si ricava dalla vendita del riciclabile e di restituire tale importo alla cittadinanza sotto forma di sconto sulla TARI.
Quindi, una prima scorrettezza è stata di cedere il 50% alla DHI.
A parte questo, comunque, rimane il fatto che, almeno quel 50% che resta a favore dei cittadini debba essere riportato nei conteggi delle spese e dei ricavi che il Comune ogni anno prepara per stabilire quanto dovrà pagare ogni famiglia per la raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ecco, fino ad oggi non risulta sottratto alle spese un importo, benché minimo, dovuto alle entrate derivanti dal riciclo! In sostanza, è come se le famiglie sannicolesi pagassero due volte i costi della raccolta differenziata: la prima come ammontare della TARI e la seconda con il versamento di una tassa “occulta” corrispondente al ricavato della vendita di beni che appartengono alle famiglie stesse (bottiglie di plastica, lattine, carta ed altro) e che il comune trattiene, senza restituire ai legittimi proprietari.
Vorremmo allora capire quanto hanno ricavato le casse comunali come proventi della differenziata, almeno negli anni 2015 e 2016 e perché, se effettivamente incassati, si sono persi nel calderone del bilancio generale e non sono stati “restituiti” alle famiglie che hanno differenziato i rifiuti. Purtroppo non abbiamo ancora avuto risposta a questa domanda.
Altre “ferite ancora aperte”, che né il tempo né il silenzio possono lenire, riguardano il Teatro Plauto, la piscina comunale, i campetti da tennis e di calcio, la regolamentazione dei beni comuni, l’incasso degli oneri di concessione pregressi.
Ma vi è di più. Il tema, ampiamente proposto nel programma elettorale di questa Consigliatura, quello cioè di creare un reale coinvolgimento nel progetto “paese” di cittadini ed associazioni di volontariato che potrebbero apportare una linfa vitale per il recupero ed il rilancio della qualità della vita nel nostro comune, è stato solamente abbozzato.
Con orgoglio si pubblicizza la riforma dell’albo delle associazioni, costata un anno e mezzo di lavoro, ma si lascia fuori la parte più importante e democraticamente più essenziale di questo organismo che è la consulta, ossia la collaborazione delle associazioni del territorio alla gestione della “res comunale”.
In questi giorni si parla di biodigestore ed il primo cittadino si chiede “ma dove sono le associazioni”. Ebbene sì! Dove sono, dove sono state relegate in tutto questo tempo.
Qual è la valenza che gli organi comunali hanno dato al volontariato più schietto della componente cittadina?
Altro argomento piuttosto delicato, in procinto di essere affrontato è quello relativo al cosiddetto “PUC” (il piano urbanistico comunale).
Ci si chieda, allora, prima di prendere qualsiasi decisione: dove sono le associazioni di volontariato , specialmente quelle che hanno lavorato a dare un certo indirizzo al piano? .
Abbiamo la sensazione che non saranno chiamate.Dopo l’esperienza così triste e selvaggia della zona Michitto, possiamo veramente sperare di poter finalmente arginare la cementificazione selvaggia in una città che ha già un intollerabile surplus di costruito invenduto? Dalle notizie che stanno circolando in questi giorni su un presunto permesso di costruire ancora qualcosa in via Milano, si direbbe che il nostro livello di allerta deve restare ancora alto. Meditate…..meditate…….tutti.
.