Il declino delle comunità montane e la loro trasformazione in unioni di comuni montani prende avvio nel 2008 con l’inizio della crisi economico-finanziaria nazionale e internazionale e la riduzione prima, l’azzeramento poi,dei fondi statali previsti per tali enti. In breve la loro disciplina è stata assegnata alla potestà legislativa residuale delle Regioni che hanno deciso di trasformarle in unioni di Comuni, organismi associativi le cui spese di funzionamento gravano a regime sui Comuni. L’obbligo alla gestione associata delle funzioni fondamentali per i piccoli Comuni viene introdotto con l’art.14,comma 28,del d.l. n.78 del 2010, ai sensi del quale i Comuni fino a 5000 abitanti o 3000 in caso di Comuni appartenenti o appartenuti a comunità montane sono obbligati a svolgere tutte le funzioni fondamentali in forma associata,cioè in convenzione o in unione con altri Comuni.Nella sostanza si è assistito inevitabilmente allo stravolgimento sul piano funzionale delle comunità montane nate all’origine per la gestione dei provvedimenti a favore della montagna.Ad oggi le comunità montane sono state soppresse e in molti casi sostituite con le unioni di Comuni montani in tutte le Regioni tranne che nelle Regioni Lombardia, Campania, Sardegna. In particolare in Campania vige la L.R. n.12/2008 che prevede finanziamenti regionali a compensazione tagli statali in attesa della trasformazione (esiste una proposta di legge). Il dibattito sulla reale necessità di mantenere in vita questi enti che in molti casi si rivelano buchi onerosi di risorse erariali,con la metà dei costi di funzionamento corrispondente alla metà del bilancio dell’ente. Purtroppo la casta politica le considera siti privilegiati in cui gestire risorse e alimentare consenso elettorale. Nella nostra provincia è notizia di questi giorni la protesta dei lavoratori forestali della Comunità Montana di Monte Maggiore che con le OO.SS. hanno tenuto un presidio presso la Prefettura di Caserta ottenendo dal Prefetto l’organizzazione di un tavolo di confronto il 16 agosto con il presidente dell’ente Salvatore Geremia,sindaco di Rocchetta e Croce. Oggetto della protesta:l’assunzione,con procedura di affidamento diretto,di 20 operatori a tempo determinato tramite agenzia interinale con una spesa di 10000 euro senza passare per i centri per l’impiego, che fanno selezione di lavoratori gratuitamente, e soprattutto non rispettando la stabilizzazione dei precari giá in servizio che lamentano anche ritardi nei pagamenti.I sindacati chiedono al presidente Geremia di bloccare la procedura di reclutamento del personale antincendio boschivo, che aggiungerebbe precarietà a precarietà.Abbiamo intervistato Maria Perrillo, segretaria generale della Fai Cisl Caserta,che ci ha fornito un aggiornamento: il tavolo in Prefettura non ha dato nessun risultato,evidenziando un atteggiamento aggressivo e sanzionatorio da parte del presidente Geremia che non si fa scrupolo di intimidire i lavoratori per dissuaderli e farli desistere dalla loro lotta rivendicativa.La segretaria ci segnala che tra i nominativi dei 20 operatori in via di assunzione spiccano (e non per nota onorevole) quelli di parenti in primo grado, oppure oltre, di sindaci,consiglieri,assessori della maggioranza del Consiglio dell’ente. D’altra parte giá nel 2008 fu svolto un corso di formazione per 40 operatori che non hanno avuto buona sorte perché l’assunzione, in quel caso, si è rivelata un miraggio. Le prossime iniziative della mobilitazione che verranno messe in atto faranno riferimento a richieste di presa in carico da parte dell’Ispettorato del Lavoro per quanto attiene al dispregio espresso dall’ente verso il Contratto Integrativo del Lavoro e da parte della Regione per il grave dispendio di risorse pubbliche connesso alla iniziativa di assunzione ingiustificata nella modalità di attuazione.
Il mistero buffo della liquidazione degli enti inutili sembra dunque prendere corpo nel dipanarsi di questo episodio di gestione discutibile di risorse pubbliche:a fronte delle urgenti e inderogabili iniziative di controllo e manutenzione attese dal territorio c’è chi usa a personale beneficio gli organismi nati nel 1971 facendo riferimento all’art.44 della Costituzione.E’ incontestabile che ci sia un paradosso scellerato nel garantire stipendifici senza o con poveri risultati nella valorizzazione delle aree interessate perché gli investimenti mancano. Le sfide delle zone interne e montane si possono vincere ma,ancora una volta, e’ richiesta una visione collettiva capace di sostenere una rete di alleanze decisive tra amministratori,cittadini,associazioni e imprese.Molto lontano dal tornaconto opportunistico del sindaco o consigliere di turno impegnato 24h spregiudicatamente a tessere patti in materie diverse dalla difesa e promozione territoriale.