Materie prime: per il 2024 previsti aumenti dei prezzi.

Secondo il Report Commodity Agricole della società Aretè – società di ricerca e analisi sull’andamento
dell’agrifood, i prezzi di cacao e polpa di pomodoro, frumento, riso e olio di girasole, nel corso del 2024 potrebbero aumentare.

Le cause degli aumenti dei prezzi sono diverse: clima e guerre incideranno ancora sui mercati in particolare modo.

La guerra in Ucraina incide negativamente sulla produzione dell’olio di semi di girasole e sul grano duro.
Senza contare i cambiamenti climatici che riducono o producono quantità scarse di beni primari di consumo.
Il mercato del cacao, dopo due anni consecutivi di deficit, attraversa una congiuntura di prezzi record. L’offerta nella campagna 2023/24 continua a subire l’impatto negativo di un meteo avverso in Africa occidentale, ma anche di politiche commerciali restringenti e di costi produttivi elevati. La contrazione della domanda sarà il fattore chiave per assistere ad un parziale calo dei prezzi.
Per lo zucchero, in una congiuntura di prezzi internazionali record, supportati da scorte limitate e da politiche restrittive all’export in India, i prezzi in Europa e in Italia mostrano qualche segno di cedimento rispetto ai picchi del 2023.
Contesto energetico più favorevole, un euro più forte e un minor fabbisogno di importazione rispetto alla scorsa campagna stanno infatti contribuendo, nella campagna 23/24, al parziale restringimento del premio record dei prezzi europei sui prezzi internazionali.
Sul caffè spicca il calo dell’offerta in aree produttive chiave (come Vietnam e Indonesia) che hanno portato i prezzi della varietà robusta su livelli record. Il miglioramento dell’offerta brasiliana ha invece portato i prezzi della varietà arabica a calare rispetto ai record del 2022.

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I granai di frumento duro sono vuoti, per via della grave siccità che ha colpito il Canada –
sempre per via del riscaldamento climatico – e perciò il prezzo della pasta continuerà a mantenersi alto, se non aumenterà ancora.

Parliamo del primo Paese produttore al mondo, il cui ammanco non può essere compensato da una maggiore importazione da Russia e
Turchia.