Napoli — È stato presentato oggi dal Comune di Napoli il masterplan del nuovo stadio Diego Armando Maradona, un progetto ambizioso in vista degli Europei di calcio del 2032. L’intervento, dal costo stimato di 200 milioni di euro finanziati dalla Regione Campania, punta a trasformare l’impianto di Fuorigrotta ex San Paolo in una struttura moderna, sostenibile e funzionale, senza però interrompere l’attività sportiva del Calcio Napoli. Secondo quanto annunciato, il progetto di fattibilità sarà inviato all’Uefa entro luglio 2026, mentre i lavori dovrebbero partire nel 2027 e concludersi entro il 2031. L’obiettivo è aumentare la capienza di circa 10 mila posti, portando il Maradona a un nuovo standard europeo. Il piano prevede lo smantellamento del primo anello, che verrà integrato con il secondo, liberando 30 mila metri quadrati di nuovi spazi destinati a locali commerciali e a un museo dedicato a Diego Armando Maradona, in un’ottica di valorizzazione del turismo sportivo. Tra gli interventi annunciati anche la rifunzionalizzazione dei parcheggi realizzati per Italia ’90, rimasti inutilizzati per oltre trent’anni. L’assessore ai Lavori pubblici Edgardo Cosenza ha illustrato inoltre alcune soluzioni a impatto ambientale: pannelli solari per la produzione di energia da ridistribuire ai residenti e sistemi di raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione delle aree verdi. Il nuovo Maradona sarà dunque un impianto green e antisismico — assicurano dal Comune — con prove strutturali che confermano la sicurezza della struttura esistente. Non mancano, però, le perplessità. Durante l’intervista ascoltata al Tgr Campania curata da Francesca Ghidini, non ci è stato un minimo accenno sulle sorti della pista di atletica e nemmeno di quelle strutture che fanno attività al Maradona che danno spazio nel tempo libero per gli abitanti di Fuorigrotta e ad altre attività sportive i simbiosi con l’Atletica Leggera danneggiando la parte economica di chi ci lavora. La parola “a beneficio del Calcio Napoli fa pensare a un’opera, dunque, che promette di cambiare il volto dello sport napoletano ma che, come ha ricordato qualcuno, “resta pur sempre un bene comune” e dovrà essere gestita con trasparenza e attenzione al territorio.