Fuori lo stabilimento vediamo lavoratori che si accompagnano a tanti primi cittadini con la fascia tricolore. La voce del sindaco Teodoro Boccuzzi di San Mango sul Calore è rotta dall’emozione quando, microfono alla mano, porta la sua testimonianza sulla cessazione attività della fabbrica annunciata il 12 marzo scorso. “Ho affetti familiari in questa fabbrica, ho affetti di amicizia….. Non lo faccio per piacervi”. Ci sono 70 famiglie che vivono con ansia queste giornate dopo che il colosso industriale Arcelormittal ha deciso di chiudere lo stabilimento di Luogosano. “Un colpo devastante non solo per la nostra comunità, ma anche per l’economia irpina” scrive in una nota il sindaco. Tanti altri sindaci, quello di Taurasi, Lapio, Montemarano, San Potito Ultra prendono la parola confermando il proposito di sostenere la mobilitazione che si e’ tradotta in uno sciopero ad oltranza. Percepiamo la preoccupazione espressa in parole di tanti dipendenti. C’è chi ha una famiglia con minori e un mutuo che non sa a questo punto come assolverà. Chi ha oltre 50 anni e il futuro non riesce a vederlo per una ricollocazione alquanto improbabile. “Sentirsi un ramo secco e’ umiliante”. Adesso tutti si aspettano un impegno importante anche dalla Regione e dal Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy). Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Vincenzo Ciampi dichiara: “. È evidente che il nostro sistema industriale ha bisogno di una revisione strategica fondata sulla sostenibilità e sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Rinviare la transizione ecologica a un futuro indefinito significa condannare intere filiere produttive all’obsolescenza e alla chiusura. Servono nuovi investimenti per rendere le imprese competitive, evitando che il peso della crisi ricada unicamente sui lavoratori. Non possiamo ignorare che molte delle aziende oggi in difficoltà hanno beneficiato di ingenti finanziamenti pubblici, prima attraverso le agevolazioni post-sisma, oggi con le Zone Economiche Speciali (ZES). È necessario vincolare questi imprenditori a investimenti periodici in innovazione, per garantire stabilità e continuità produttiva nei territori in cui operano”. In un consiglio provinciale straordinario il presidente della Provincia di Avellino Rizieri Buon pane esorta a cambiare passo nella pianificazione dello sviluppo industriale del territorio: “La vertenza ArcelorMittal non è la prima nella nostra terra e, temo, non sarà neanche l’ultima. E’ tempo di impostare una serie strategia. Siamo al fianco di questi lavoratori, che da un giorno all’altro si sono visti senza futuro”.
Davvero l’industria in Campania sta subendo una progressiva desertificazione. Il gruppo ADLER, in procinto di acquisire l’azienda aerospaziale DEMA, presenta un piano industriale che mette a rischio i siti di Somma Vesuviana (NA) e Paolisi (BN) e il futuro di circa 200 lavoratori. La multinazionale JABIL, azienda del settore elettronico, smantella definitivamente lo stabilimento di Marcianise. Quattrocentotredici dipendenti sono sull’orlo della disoccupazione senza uscita nonostante i due anni di presidi,mobilitazioni, tavoli richiesti di raffreddamento della crisi con la proprietà e le istituzioni, Regione e Mimit. La sudcoreana Hanon Systems, attiva nel settore automobilistico, annuncia la chiusura del sito di Benevento e 67 licenziamenti. La crisi dell’automotive in Campania mette a rischio 18000 lavoratori. “Il collasso della produzione di Stellantis” avvertono i sindacati “sta desertificando l’indotto campano”. Tra 2019 e 2022 la produzione di autoveicoli è diminuita del 7,9% e nel solo anno 2023-2024 si è ridotta del 15,7%; ancora più drastico nello stesso anno, la riduzione della produzione di altri mezzi di trasporto, crollata del 24,7 %. Basilicata e Campania le regioni più colpite. Intanto oggi dopo l’incontro tenutosi in Prefettura per affrontare la crisi dello stabilimento il sindaco Boccuzzi fa il suo appello:” Mi rivolgo alle istituzioni, Regione e Governo, ai consiglieri regionali e ai parlamentari: esploriamo ogni strada possibile per evitare che 70 lavoratori perdano il posto, incluso il coinvolgimento di un’azienda seria disposta a rilevare l’impianto e garantirne la continuità operativa. Non possiamo permettere che una realtà produttiva valida venga sacrificata, condannando il nostro territorio a un declino irreversibile. San Mango sul Calore e l’Irpinia meritano risposte concrete, e noi non smetteremo di lottare per ottenerle”.