Ergastolo senza appello a Filippo Turetta per l’assassinio di Giulia Cecchettin

La rinuncia agli appelli evita il passaggio in Cassazione

Venezia. Con la decisione della Corte d’assise d’appello di Venezia, riunita nell’aula bunker di Mestre, la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta diventa definitiva. La sentenza sarà esecutiva una volta decorsi i termini per il ricorso in Cassazione, ma l’imputato – detenuto nel carcere di Verona – sta già scontando la pena dal giorno dell’arresto.

Giulia Cecchettin, studentessa di ingegneria biomedica, fu uccisa nella notte tra l’11 e il 12 novembre 2023. Turetta venne arrestato poche ore dopo in Germania, mentre il corpo della giovane fu ritrovato il 18 novembre nei pressi del lago di Barcis. Una tragedia che continua a rappresentare un simbolo doloroso della violenza contro le donne in Italia.

La Corte, presieduta dal giudice Michele Medici, ha dichiarato inammissibili gli appelli presentati sia dal pubblico ministero sia dalla difesa, dopo che entrambe le parti hanno formalizzato la rinuncia a proseguire nel giudizio. Una scelta definita “una situazione singolare” dal presidente Medici, dato che né Turetta né i suoi difensori hanno partecipato personalmente all’udienza, sostituiti da colleghi dello stesso studio legale.

La rinuncia agli appelli chiude in modo anticipato la vicenda giudiziaria, senza neppure il passaggio in Cassazione. Resta così confermata la sentenza di primo grado emessa il 3 dicembre 2024: ergastolo con l’aggravante della premeditazione per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò. In quell’occasione erano state riconosciute anche le aggravanti del sequestro di persona e dell’occultamento del cadavere, mentre erano state escluse quelle della crudeltà e dello stalking.

Le motivazioni della sentenza, depositate l’8 aprile 2025, avevano spiegato come le 75 coltellate inflitte alla giovane – pur evidenziando un’azione “efferata” e motivata da ragioni “vili e spregevoli” – non fossero state considerate indice di una volontà sadica, ma di un’azione definita “caotica” e dovuta all’inesperienza dell’imputato.

Già il 14 ottobre Turetta aveva ritirato i motivi d’appello, seguito il 6 novembre dalla Procura generale. In una lettera, il 23enne – reo confesso – aveva dichiarato di assumersi la “piena responsabilità” dell’omicidio, esprimendo un pentimento che definisce “sincero” e “dal profondo del cuore”.

Con la decisione di oggi, si chiude una delle vicende giudiziarie più seguite degli ultimi anni. Per la famiglia di Giulia, la definizione dell’ergastolo rappresenta un punto fermo dopo oltre un anno e mezzo di attesa.

“Basta processi, la guerra è finita. Ora guardo avanti”, ha commentato Elena Cecchettin, sorella di Giulia, salutando la conclusione di una battaglia legale che ha segnato il dibattito pubblico italiano sul tema dei femminicidi.