Jabil: repressione e vuoto. Il 20 ottobre tutti a Roma

Sono bastate poche settimane per capire che il progetto industriale di TMA non è quello presentato nella scenica kermesse dell’hotel Cavalieri di Caserta.
L’unica vera “svolta” è la torsione autoritaria con cui la nuova società sta gestendo il rapporto con le maestranze — in particolare con chi osa chiedere conto di ciò che sta accadendo, o meglio: di tutto ciò che manca in questa operazione.
Il tanto annunciato ingresso di Invitalia, indicato come elemento fondativo e garanzia di solidità dell’operazione, è a oggi del tutto scomparso dal radar: una Invitalia “desaparecida”, che conferma quanto sia fragile e opaca la costruzione di questo piano industriale.

Vogliamo denunciare con forza alle istituzioni il pesante clima repressivo instaurato in azienda, dove fioccano contestazioni disciplinari in numero esorbitante e dove, in prima battuta, vengono colpiti proprio i lavoratori e le lavoratrici più attivi nella protesta.
Dopo il licenziamento di Pasquale Zeno, anche un altro lavoratore — dirigente sindacale della nostra organizzazione — è stato colpito da contestazioni disciplinari per aver espresso pubblicamente, via social, un’opinione critica su quanto sta avvenendo.

È ormai evidente a tutti: questa azienda non ha nulla da offrire, se non lettere di contestazione, repressione e arroganza.
Altro che piani, rilancio o impegni: ci troviamo di fronte a un deserto fatto solo di carta bollata e minacce disciplinari.
Le contestazioni fioccano ogni giorno, usate come arma per colpire chi lavora, per intimidire, per dividere.
Siamo di fronte a una gestione autoritaria e vendicativa, che punta solo a mettere a tacere ogni voce scomoda e a smantellare, pezzo dopo pezzo, ogni residuo di dignità.

E mentre si reprimono i lavoratori, il cosiddetto “grande piano di mitigazione” sbandierato ai quattro venti si è ormai rivelato per quello che denunciamo da mesi: una bolla vuota, priva di contenuti, senza prospettive, senza futuro.
Tanta propaganda, tante parole, ma nessun fatto. Nessuna vera soluzione, nessuna proposta seria.
Questa azienda è solo vuoto. Un contenitore di promesse rotte. Un guscio che non produce né lavoro, né rispetto.

Anche oggi abbiamo informato gli organi competenti dell’ennesimo episodio di abuso disciplinare. Continueremo a farlo. Non ci fermeremo. Non lasceremo che questo dramma venga normalizzato o dimenticato.
USB sarà presente ovunque per denunciare, smascherare e bloccare questa deriva.

Questo presunto “grande rilancio” si sta traducendo — e lo sanno tutti — in un utilizzo smodato della cassa integrazione, in uno stabilimento che fino a ieri operava a pieno regime.
Jabil se ne va e lascia il lavoro sporco a un altro soggetto: un’operazione dal sapore tutto italico, di tipo speculativo, che lascia ben poco spazio alle interpretazioni.

Con queste motivazioni, la nostra organizzazione — assieme alle lavoratrici e ai lavoratori Jabil — ha condiviso la necessità di una mobilitazione che porti la vertenza nel cuore politico del Paese.
Il 20 ottobre saremo a Roma, sotto il MIMIT, per pretendere un incontro con il Ministro Urso e per denunciare la gestione fallimentare delle crisi industriali, che stanno prosciugando il tessuto produttivo del Sud e cancellando migliaia di posti di lavoro qualificati.

BASTA CONTESTAZIONI! BASTA BUGIE!
CHI TOCCA UNO TOCCA TUTTI.

Comunicato di USB Lavoro Privato – Categoria Operaia dell’Industria Nazionale