“La Sinistra che non c’è” è l’ultimo libro scritto da Fausto Bertinotti.

Incontro con Fausto Bertinotti

Venerdì 7 novembre, nella suggestiva cornice del Palazzo dell’Orologio di Pomigliano d’Arco, si è tenuto un incontro con Fausto Bertinotti, tra le figure più influenti della politica italiana degli ultimi decenni. L’appuntamento, organizzato dall’associazione Città Aperta in collaborazione con La Scala dei Sogni, ha rappresentato un’occasione di dialogo e riflessione sul presente e sul futuro della sinistra. Seduti accanto a Bertinotti, Gianluca Aceto e Giovanni Salamone, mentre a moderare il confronto è stata Lucia Grimaldi, giornalista e direttrice di BelvedereNews.

L’atmosfera era quella delle grandi occasioni: un pubblico attento, curioso e partecipe, riunito per ascoltare la voce di chi, per decenni, è stato protagonista e testimone diretto delle trasformazioni della politica italiana. Al centro della serata, il nuovo libro di Bertinotti, “La Sinistra che non c’è”. Un titolo che è già una dichiarazione d’intenti, e insieme una provocazione. Nelle sue pagine l’autore ripercorre, con lucidità e passione, la parabola della sinistra dagli anni Ottanta ai giorni nostri, intrecciando la riflessione teorica con la memoria personale e politica di una lunga militanza. Secondo Bertinotti, il punto di svolta è il crollo dell’Unione Sovietica, momento che segna non solo la fine del socialismo reale, ma anche la scomparsa di un mito fondativo: l’idea che potesse esistere un’alternativa concreta al capitalismo. Da quel momento, la sinistra ha abbandonato il terreno della trasformazione rivoluzionaria per trasformarsi in una forza riformista, spesso subalterna alle logiche del mercato e ai vincoli del debito. È un passaggio epocale, che ha visto — dice l’autore — l’abbandono di Marx “senza averlo davvero superato” e la perdita del riferimento alla lotta di classe come motore della storia. Il racconto di Bertinotti si fa via via più appassionato quando tocca i temi del presente: il neoliberismo, la globalizzazione, la spettacolarizzazione della politica. Tutti elementi che, nel suo sguardo critico, hanno contribuito a svuotare la politica di ideali e di senso, riducendola a semplice gestione del consenso. “Oggi la politica parla alla pancia del Paese, non alla sua coscienza”, afferma con amarezza. Quando anche i partiti progressisti hanno scelto di inseguire questa deriva, la sinistra ha perso la sua voce, dimenticando le rivendicazioni del lavoro e la sua missione originaria di giustizia sociale. E allora cosa resta? Da dove si può ricominciare? “La Sinistra che non c’è” è anche un invito a non arrendersi, a ritrovare un linguaggio e un pensiero capaci di restituire dignità alla politica. È la ricerca di un nuovo orizzonte, in cui la sinistra possa tornare a essere portatrice di libertà, uguaglianza e solidarietà. Un libro intenso e necessario, che non si limita a raccontare un tramonto, ma indica la possibilità — e forse la speranza — di un nuovo inizio.