Netanyahu rilancia l’offensiva su Gaza City nonostante le proteste in Israele

Il premier israeliano conferma la linea dura: “Avanti con l’operazione”. Migliaia di cittadini in piazza chiedono la liberazione degli ostaggi. L’ONU e la Croce Rossa avvertono: catastrofe umanitaria imminente.

Israele è attraversato da una crescente ondata di proteste contro il governo, ma Benjamin Netanyahu conferma l’intenzione di proseguire l’offensiva militare su Gaza City. La decisione, annunciata dopo giorni di tensione interna, arriva mentre le famiglie degli ostaggi invocano un accordo e la comunità internazionale denuncia il rischio di una crisi umanitaria irreversibile.

La decisione del premier

Netanyahu ha ribadito che l’operazione di terra su Gaza City, denominata “Carri di Gedeone II”, andrà avanti. “Proseguiremo fino a quando Hamas non sarà sconfitto”, ha dichiarato, precisando che ogni negoziato per il rilascio degli ostaggi sarà possibile solo a condizioni accettabili per Israele. Una linea che tiene insieme fermezza militare e cauta apertura diplomatica, senza però concessioni immediate a chi chiede un cessate il fuoco.

Le proteste interne

A Tel Aviv e Gerusalemme, intanto, migliaia di manifestanti hanno bloccato strade e assediando la sede del governo. Tra loro soprattutto i familiari degli ostaggi, che temono che l’avanzata militare riduca ulteriormente le possibilità di salvezza dei loro cari. “Ogni giorno senza accordo è un giorno perso per i nostri figli”, ha affermato una madre davanti alle telecamere. Le piazze israeliane, sempre più compatte, chiedono una svolta politica: meno offensive e più diplomazia.

Reazioni internazionali

Le parole di Netanyahu hanno suscitato allarme tra i principali organismi internazionali. Le Nazioni Unite e la Croce Rossa hanno avvertito che un’operazione militare su Gaza City potrebbe trasformarsi in una catastrofe umanitaria, aggravando la situazione di una popolazione già allo stremo. Dure critiche anche da parte di alcune cancellerie europee, che invitano Israele a valutare un cessate il fuoco temporaneo per facilitare corridoi umanitari. Washington, pur riaffermando il diritto di Israele alla difesa, spinge per una soluzione che contempli anche il rilascio degli ostaggi.

Il contesto strategico

Il piano approvato dal governo israeliano prevede la mobilitazione di decine di migliaia di riservisti e punta a riconquistare Gaza City, considerata roccaforte di Hamas. L’obiettivo dichiarato è “spezzare le capacità operative dell’organizzazione e ristabilire la sicurezza”. Tuttavia, gli analisti militari sottolineano che l’operazione rischia di prolungare il conflitto e aumentare il bilancio delle vittime civili, già molto alto dopo i recenti bombardamenti.

Una scelta che divide

Il dilemma israeliano appare evidente: proseguire con la forza o cercare una via negoziale. Netanyahu sembra convinto che la fermezza rafforzi la sicurezza del Paese, ma le piazze e una parte crescente dell’opinione pubblica chiedono invece un deciso cambio di rotta.