Ecco le parole shock del ministro israeliano Amichai Eliyahu: sono più terribili della morte

“L’esercito deve trovare metodi più dolorosi della morte per i civili a Gaza. Ucciderli non basta”. Questa frase attribuita a Eliyahu sta suscitando reazioni sdegnate da parte di osservatori internazionali.

Le parole shock attribuite ad Amichai Eliyahu sembrano essere state effettivamente pronunciate dal ministro israeliano. Lo confermano anche le nostre verifiche operate in rete. Eliyahu ha espresso concetti simili in varie interviste, come quella concessa alla radio pubblica israeliana nel gennaio 2024. Diverse testate internazionali – tra cui Middle East Monitor, Yahoo News e Times of Israel – hanno riportato queste terribili parole che per dovere di cronaca riportiamo in chiaro: “dobbiamo trovare modi per i gazawi più dolorosi della morte”. In un’altra occasione, sembrerebbe aver detto: “ucciderli non basta”.

Una lunga serie di frasi estreme

Amichai Eliyahu appartiene all’ala più radicale del governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu. In passato, avrebbe proposto di usare l’arma nucleare su Gaza. Avrebbe anche sostenuto il trasferimento forzato della popolazione palestinese verso altri Paesi. Lo stesso primo ministro, in seguito a una di queste affermazioni, lo ha sospeso temporaneamente dalle riunioni del gabinetto di guerra.

Le sue frasi rientrano nel fascicolo che il Sudafrica ha presentato alla Corte Internazionale di Giustizia, dove si accusa Israele di intenti genocidi verso il popolo palestinese. In esso si legge che il ministro avrebbe negato le accuse di carestia a Gaza e avrebbe dichiarato pubblicamente: “non c’è fame a Gaza”, aggiungendo che “la distruzione di Gaza è in corso. Tutta Gaza sarà ebraica”. Non è escluso che, a tutto questo, saranno aggiunte anche le sue ultime parole shock.

Una figura controversa nel cuore del governo

Eliyahu conserva un ruolo istituzionale nel governo, nonostante l’oggettiva gravità di queste sue affermazioni, se effettivamente esternate. La sua presenza nel governo riflette l’equilibrio precario tra le anime della coalizione di destra. Le sue parole, però, non restano confinate alla politica interna. Esse alimentano tensioni, influenzano il dibattito internazionale e contribuiscono a un’escalation che molti osservatori considerano pericolosa.

Le piattaforme social hanno rilanciato le sue dichiarazioni con milioni di visualizzazioni. La condanna arriva da più fronti: attivisti, intellettuali, governi e organizzazioni umanitarie chiedono provvedimenti.

E ci sia consentito da aggiungere anche la nostra.

La disumanizzazione nel linguaggio politico

Il caso Eliyahu pone un tema più ampio: l’uso disumanizzante del linguaggio nel contesto dei conflitti. Quando un ministro parla apertamente di “metodi più dolorosi della morte”, la politica smette di cercare soluzioni. Sposa invece una logica di annientamento che scavalca il diritto internazionale e i valori universali.

Le parole contano. E quando a pronunciarle è un rappresentante dello Stato, il loro peso diventa responsabilità pubblica.

(ndr)

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La decisione di oscurare i volti dei bambini di Gaza, così come quello della donna che presumibilmente è la loro madre, non deriva solo dall’applicazione delle disposizioni previste da tale codice, ma soprattutto dalla volontà — profondamente nostra — di non spettacolarizzare il dolore di chi, in questa immagine, si trova in una condizione di evidente sofferenza.