Qualità della vita 2025: la nuova geografia del benessere in Italia

l’indagine sulla qualità della vita del Sole 24 Ore

Ogni dicembre, l’indagine sulla qualità della vita del Sole 24 Ore diventa una sorta di radiografia collettiva del Paese. Non solo una classifica, ma una mappa aggiornata del benessere reale nelle province italiane: una bussola che racconta dove il vivere quotidiano scorre più armonioso e dove, invece, incontra ostacoli strutturali. L’edizione 2025 conferma molte tendenze degli ultimi anni, ma offre anche nuovi segnali di cambiamento.
In vetta torna Trento, seguita da Bolzano e Udine: un podio che rimanda a territori caratterizzati da servizi efficienti, forte coesione sociale, un ambiente curato e un’amministrazione pubblica che investe con continuità. Qui la qualità della vita non è un privilegio improvvisato, ma un equilibrio costruito nel tempo grazie a politiche stabili e visioni territoriali di lungo periodo.

Nelle prime posizioni si conferma la prevalenza delle realtà del Nord e del Centro-Nord, mentre Milano rientra tra le prime dieci dopo un anno più difficile: il dinamismo economico resta una forza trainante, anche se il caro-vita e il traffico continuano a rappresentare le sfide principali. La parte bassa della graduatoria rimane occupata in larga maggioranza dalle province del Sud. Non è una novità, ma un dato che torna con regolarità e che, anno dopo anno, mostra quanto la frattura territoriale tra Nord e Sud sia ancora profonda. Mancanza di servizi, fragilità occupazionali, infrastrutture insufficienti e fenomeni demografici sfavorevoli -come il calo di natalità e l’emigrazione dei giovani -continuano a pesare come macigni sulla vivibilità quotidiana. Le ultime posizioni non raccontano una mancanza di potenzialità, ma semmai la difficoltà di trasformarle in opportunità: patrimonio culturale ed energie sociali non mancano, ma non bastano senza investimenti mirati e continuità amministrativa. L’indagine si fonda su un impianto che abbraccia sei grandi aree: ricchezza, lavoro, servizi, ambiente, sicurezza, cultura e tempo libero. È un modo per ricordarci che la qualità della vita non coincide con il reddito, né con un singolo indicatore. Certo, il benessere economico aiuta; ma non è sufficiente se mancano sicurezza urbana, servizi sanitari accessibili, trasporti efficienti o opportunità culturali. Uno dei punti di forza dello studio è proprio la capacità di misurare dimensioni diverse e renderle confrontabili, mettendo in luce non solo le eccellenze, ma anche le fragilità e le zone d’ombra di ogni territorio. Le classifiche non sono un oracolo e non esauriscono la complessità delle vite reali. Dietro un buon piazzamento può nascondersi, ad esempio, un forte divario interno tra centri urbani e aree periferiche; dietro un risultato negativo, al contrario, può esserci una provincia che sta investendo per cambiare rotta. Tuttavia, proprio perché imperfette, queste graduatorie hanno un merito: costringono a guardare i territori non come entità astratte, ma come luoghi abitati da persone con bisogni concreti. Offrono una base oggettiva su cui amministratori, cittadini e operatori economici possono costruire dialogo e progettualità. In un’Italia che cambia -tra transizione ecologica, nuovi equilibri demografici e trasformazioni del mercato del lavoro -avere una fotografia annuale del benessere è fondamentale. Non serve per decretare vincitori e vinti, ma per misurare le distanze, capire dove intervenire e quali politiche funzionano davvero. Che Trento continui a guidare la classifica non significa che tutto sia immutabile; significa che un territorio, quando investe su servizi, ambiente, sicurezza e comunità, può costruire un modello replicabile. E che le province in fondo alla graduatoria non sono condannate a restare lì: il cambiamento è possibile, ma richiede visione, tempo e continuità

Foto Sole 24 ore

Screenshot dal giornale “Sole 24 ore”