di NUNZIO DE PINTO
SAN NICOLA LA STRADA – Un imprenditore edile originario di Frignano si è tolto la vita a Senigallia. L’uomo di 55 anni si è tolto la vita impiccandosi. A dare l’allarme è stata la moglie, originaria di Casaluce, preoccupata perché l’uomo non aveva fatto ritorno a casa per cena dopo alcune ore di assenza. Gli agenti del Commissariato di Polizia di Senigallia hanno ritrovato anche un biglietto in cui l’uomo spiegava le cause del gesto, da ricondursi a difficoltà economiche che da tempo avevano impensierito il 55enne.
Qualche giorno prima era accaduto ancora un omicidio-suicidio di una coppia di 60 anni che non riusciva più ad andare avanti. I suicidi, oramai, stanno diventando quasi quotidiani e le istituzioni e la società cosiddetta “civile” cosa fa? Doppio suicidio a Chiavazza, nel biellese: marito e moglie sessantenni sono stati trovati morti impiccati nel garage della loro casa in via Coda. Erano entrambi venditori ambulanti al mercato ma da qualche tempo con ogni probabilità non riuscivano più, con il loro lavoro, a sopravvivere. A dare l’allarme è stato il proprietario dell’autorimessa dove i coniugi parcheggiavano il camion. La coppia ha lasciato alcuni messaggi (“Perdonateci, siamo sul lastrico”) per spiegare il doppio suicidio, che sarebbe dovuto a motivi economici.
Da cinque anni in Italia non si conta un suicidio per motivi economici che sia uno. La spia più tragica della crisi si è definitivamente spenta? Sarebbe una gran bella notizia, se non fosse smentita dalle evidenze della cronaca che, con frequenza quotidiana, testimonia quanti italiani arrivano a togliersi la vita per il lavoro perso, lo sfratto subito, la misera pensione o perché legati al cappio dei creditori. Come è possibile? Dal 2012 l’Istat, l’ente che fa la statistica ufficiale del Paese, non pubblica più il conteggio annuale dei suicidi economici. Perché lo Stato, all’improvviso, smette di contare gli schiantati dalla crisi? Dell’improvviso silenzio calato sui suicidi economici si potrebbe anche dare una lettura meno benevola. Non si sa se ha prevalso allora la logica dello Stato-tutore che spegne le statistiche per evitare la spirale delle emulazioni, la caduta delle difese collettive, il sensazionalismo imperante dei giornali. Oppure quella del governo (che nomina i vertici di Istat) che viene additato come responsabile unico di tutte le tragedie, insomma, ci potrebbe essere un motivo politico.
Le famiglie italiane, e quelle di San Nicola la Strada non sono da meno, sono particolarmente colpite o minacciate dalla povertà, soprattutto quelle monoparentali e quelle con tre o più figli. Il rischio di povertà delle famiglie dipende dalla complessa interazione di diversi fattori di tipo sociale e individuale e relativi al mercato del lavoro e della grave disoccupazione giovanile che da noi, come nel resto del Sud d’Italia, raggiunge il 50 per cento. Sulla loro situazione possono incidere i salari modesti dovuti a un basso livello di formazione, le condizioni di lavoro precarie o inesistente, il mercato immobiliare oppure l’offerta di servizi di custodia di bambini complementare alla famiglia a costi troppo elevati.
Attualmente il primo cittadino ha attivato il S.I.A. (Sostegno all’Inclusione Attiva), un sistema che prevede l’erogazione di un sussidio economico a nuclei familiari con minori in condizioni di povertà, condizionale all’adesione ad un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Tuttavia, il S.I.A. da solo non può riuscire a soddisfare le richieste di quanti vivono in condizioni di estremo disagio economico, ragione per cui c’è bisogno di aumentare le iniziative a favore delle famiglie bisogno i cittadini. Un iniziativa che come cittadini comuni possiamo fare è quella di destinare al Comune il 5 per mille per iniziative per i poveri.
Il 5 per mille non è una tassa aggiuntiva, ma una quota della propria dichiarazione dei redditi che, qualora il cittadino lo ritenga opportuno, invece di andare allo Stato sarà assegnata al comune di residenza. Dal 2015 i contribuenti possono utilizzare una scheda unica per la scelta della destinazione dell’8, del 5 e del 2 per mille dell’Irpef.
Il contribuente può destinare: l’8 per mille del gettito Irpef allo Stato oppure ad un’Istituzione religiosa; il 5 per mille dell’Irpef a determinate finalità di interesse sociale, fra cui i Comuni; il 2 per mille della propria Irpef in favore di un partito politico. Se nel 2006, undici anni orsono, furono in 456 i sannicolesi che scelsero di destinare il proprio 5 per mille al comune di San Nicola la Strada, quest’anno si spera che possano essere molti di più i cittadini che decidano di DONARE il 5 per mille in favore dei suoi fratelli più bisognosi.
Il Codice Fiscale del Comune di San Nicola la Strada, da citare nella dichiarazione dei redditi, è il seguente: 00294190616. Ogni contribuente di San Nicola la Strada può, infatti, destinare il “5 per mille” dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF) al Comune sannicolese per sostenere le attività sociali rivolte agli anziani, alle persone diversamente abili, alle famiglie in difficoltà, all’infanzia e ai giovani.
I contribuenti esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi possono ugualmente donare il 5 per mille consegnando gratuitamente la sola busta con la scelta allo sportello di un ufficio postale che provvederà gratuitamente a trasmetterlo all’Amministrazione finanziaria oppure ad un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (commercialista, CAF).