di Marco Natale
Il Vangelo di oggi, ultima domenica dell’anno liturgico, Solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo, ci presenta Gesù in dialogo con Pilato. L’episodio è immediatamente successivo a quello della “prova” che il Messia deve affrontare nell’orto degli ulivi. Una prova “dura” ed “angosciante”. Nonostante ciò riesce a superarla. Sembra che sia l’ultima invece non è cosi, o per meglio dire non deve essere cosi. Sarebbe una storia senza finale. E’ fondamentale che il suo messaggio sia chiaro, che rispetti quelle caratteristiche che lo hanno accompagnato durante tutta la sua predicazione. Quale momento migliore se non quello dell’incontro con il rappresentante dell’autorità romana. Infatti proprio nel dialogo che Gesù ha con Pilato, emerge fino in fondo il significato profondo della sua missione. La sua venuta tra di noi ha lo scopo di farci comprendere una dimensione nuova: quella dell’amore. A Gesù non interessa essere un re secondo la logica del mondo, al contrario trova la sua felicità nell’essere al servizio di tutto il genere umano. Un servizio che, lo condurrà verso il conseguimento di una corona anomala, quella della morte. Morire per amore nostro affinché ognuno di noi si salva. Il contrario di come pensa il mondo. Questa sua decisione e determinazione lo porterà anche ad essere incompreso e deriso. Per Pilato ad esempio le sue affermazioni sono difficili da mandare giù. Cosa hai fatto si chiede perché i rappresentanti del tuo popolo ti conducessero da me? Sei inerme, innocuo, eppure di te hanno paura? Vuole comprendere: Sei tu il re dei giudei? La risposta che riceve probabilmente sarà stata inaccettabile e offensiva: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».