Parole toccanti quelle che Luca Trapanese, assessore alle Politiche Sociali al Comune di Napoli, ha affidato ai social. Spunti di riflessioni che tutti dovremmo fare davanti al fatto drammatico avvenuto in provincia di Latina del suicidio di Paolo, un bambino di soli quattordici anni. “Resta solo un vuoto che ci interroga tutti: genitori, educatori, istituzioni, comunità.” Ecco, Luca, ma per interrogarci, come dobbiamo fare? In questi tempi cruenti in cui la drammaticità della notizia successiva cancella dalla mente l’altrettanto drammatica notizia precedente. In questo mondo accelerato, tutti i fatti finiscono per essere dimenticati, forse senza nemmeno essere assimilati nel nostro vissuto, se non nel tempo che i media e i social bombardano la notizia. Ma il mondo che abbiamo costruito ci permette davvero di riflettere su ciò che ci accade intorno? E, allo stesso tempo, le nostre capacità psicologiche riescono davvero a sostenere tutto l’orrore delle guerre, il suicidio di un bambino che chiedeva solo di essere apprezzato e riconosciuto e che, come tu scrivi: “sarebbe bastata una mano tesa.” Ma anche la “lettura” del linguaggio non verbale dei nostri bambini e adolescenti e il dialogo empatico. Questi, però, sono spazi che ci inducono a rallentare, a non rispettare la massimizzazione del profitto già programmato e stabilite le tappe. Come avviene un po’ a tutti i campi.
