CASERTA (Nunzio De Pinto) – Continua lo scandalo dei falsi diplomi per il Personale ATA, continuano le indagini da parte delle forze dell’ordine e degli uffici scolastici regionali. Nelle scorse settimane i media nazionali hanno dato notizia di alcuni licenziamenti di bidelli trovati in possesso di falsi diplomi, si tratta nella maggior parte dei casi di bidelli provenienti dalla Campania che lavoravano nelle regioni del Nord Italia. Lo scandalo dei bidelli con diploma falso si allarga anche alle scuole del Sud. Le oltre 500 richieste di verifica titoli su bidelli campani inseriti nelle graduatorie d’istituto di terza fascia nelle scuole del Veneto fanno parte di un’onda anomala più grande che sta colpendo tutte le segreterie scolastiche d’Italia. E c’è l’epicentro da cui ha avuto origine l’inchiesta sui falsi titoli: nel Salernitano, a Castel San Giorgio. Qui due scuole fantasma sono state segnalate dall’Ufficio scolastico perché non inserite negli elenchi delle scuole paritarie autorizzate dal Ministero dell’Istruzione.
Ora anche gli uffici scolastici regionali del nord si iniziano a muovere, nei giorni scorsi una circolare è stata inviata dall’Ufficio scolastico regionale del Veneto a tutte le scuole di sua competenza dove si pone l’attenzione su una lista di istituti paritari considerati a rischio, dietro i quali si potrebbero nascondere dei diplomifici e quindi dei potenziali lavoratori con diplomi falsi. L’attenzione ora si concentra su sei istituti della Campania per i quali c’è poca chiarezza sia sui titoli rilasciati, sia sul punteggio che hanno conseguito coloro che vi hanno lavorato, alcuni istituti sono scuole non riconosciute dal ministero dell’istruzione, ad altre è stato revocato o congelato lo status di scuola paritaria, altre ancora non hanno pagato i contributi all’Inps e quindi il punteggio maturato dai lavoratori non ha alcun valore. Oltre ai titoli rilasciati da questi istituti paritari, le scuole venete dovranno comunque controllare anche quelli conseguiti in tutte le altre istituzioni. In pratica l’ufficio centrale della scuola dà indicazioni precise per aiutare le scuole a sbrigliare la matassa aggrovigliata nelle graduatorie che accolgono, specie nelle posizioni più alte, personale Ata giunto da fuori regione con diplomi triennali con il massimo dei voti rilasciati da scuole paritarie fantasma o con punteggio di servizio maturato in modo fittizio. Ma perché così tanti nostri ragazzi corrono il rischio di essere condannati e di sporcarsi la fedina penale?
La fame di lavoro è alla base di questa impennata nella ricerca spasmodica del posto fisso. Tutti sognano un posto nella scuola pubblica. Essere in graduatoria consente a questi giovani di mettersi in fila per la chiamata in caso di assenza del titolare del posto e, successivamente, per il definitivo passaggio in ruolo. La colpa è di tutti i Governi, di centro, sinistra e destra, che non hanno mai messo seriamente mano alle politiche lavorative dei nostri ragazzi. Ora, per tutti coloro che hanno presentato una documentazione fasulla si prospetta una denuncia alla magistratura penale. I reati potenziali sono gravi: truffa ai danni dello Stato, dichiarazione mendace e presentazione di falsità ideologica. Le pene teoriche complessive per i tre reati cumulati vanno da un minimo di due fino a un massimo di 13 anni di reclusione. I casi riguardano in particolare molti istituti scolastici veneti, dove negli ultimi anni sono stati assunti in gran numero bidelli originari del Sud, grazie a elevati titoli di formazione che hanno innalzato il loro punteggio nelle classifiche.
Si tratta di bidelli di “terza fascia”, da cui i dirigenti di istituto possono attingere per assegnare le supplenze. Sono numerosi i casi in cui i candidati hanno aggiunto anche titoli e specializzazioni in informatica, che consentono di maturare ulteriori punti. Così sono saliti nelle liste delle assunzioni e hanno ottenuto supplenze annuali, garantendosi anche l’accesso alle graduatorie provinciali da cui si accede all’immissione in ruolo. Il fenomeno è diffuso in tutta Italia, ma in Veneto è esploso perché qui quasi il 50% del personale amministrativo, tecnico e ausiliario delle scuole (cioè bidelli, contabili, addetti gestionali, strumentali e di sorveglianza) è precario.
