Un Regno per gli ultimi – Commento al Vangelo

di Marco Natale

Il Vangelo di questa domenica presenta al suo interno due parti: nella prima Luca ci presenta un personaggio Teofilo. Di lui conosciamo poco o nulla, molto probabilmente si tratta di un personaggio inventato.

A questo punto viene spontaneo chiedersi come mai Luca usi questo arfizio? La risposta è semplice: il suo scopo era quello di far identificare con Teofilo (il cui significato è quello di amico di Dio) ciascuno di noi.

In questo modo il suo messaggio è rivolto in modo diretto, senza intermediari, al cuore di tutti coloro che si definivano e si definiscono anche oggi amici di Dio. Cosa intende l’evangelista quando usa questo termine? Amico di Dio è colui che è disposto a incontrare, conoscere, amare e fare la sua volontà.

Tra tutte queste caratteristiche quelle più importanti sono incontrare e conoscere, per il semplice motivo che non si può amare e fare la volontà di qualcuno se non lo abbiamo prima incontrato e conosciuto. Attenzione però, l’incontro e la conoscenza con qualsiasi persona può avvenire solo se c’è una terza persona che è disposta a fare da tramite. Cosa significa? Non possiamo conoscere nessuno su questa terra se non grazie a qualcuno che c’è lo presenti.

La stessa cosa avviene anche se vogliamo incontrare e conoscere Gesù. È indispensabile che qualcuno ci racconti quello che conosce di Lui. Anche per Luca è successa la stessa cosa. Si proprio cosi, l’Evangelista non ha avuto la possibilità di conoscere direttamente Gesù. Il suo tramite è stato Paolo. Eppure ciò non gli ha impedito di amarLo e di fare la sua volontà, fino al punto di raccontare al mondo intero la vita del Maestro.

Nella seconda parte del Vangelo invece incontriamo Gesù all’interno della Sinagoga. Inizialmente ed apparentemente questo episodio potrebbe sembrarci un qualcosa di ricorrente nella vita di Gesù, eppure ha un significato di una novità e di una profondità eccezionale. Ora sono convinto che ciascuno di voi si chiederà: dove sta questa eccezionalità e novità di cui ci parli?

Tutto si concentra proprio nel testo che Gesù legge, si tratta di un brano contenuto nel profeta Isaia, che dice esattamente: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore».

La straordinarietà sta nella frase immediatamente successiva: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». A tutti è noto che all’epoca di Gesù, come ancora oggi, il popolo di Israele era in attesa del Messia che lo liberasse dalla sua schiavitù. Gesù dice che finalmente questa attesa è finita, il Regno di Dio è sceso sulla terra per incontrare l’umanità intera. È Lui che rappresenta il Regno di Dio.

Un Regno che vuole restituire la libertà a tutti, in particolare ai prigionieri, ai ciechi agli oppressi. Penso che ora vi starete ponendo un’ulteriore domanda: “Cosa posso fare io per mettere in pratica tutto ciò?”.

Innanzitutto cambiare lo stile di vita, non sono necessarie grandi opere, è sufficiente che i gesti che compiamo siano autentici e carichi di amore verso il nostro prossimo. Se ognuno di noi riesce realmente a far diventare questi gesti il proprio stile di vita, allora realmente potremo dire di aver aperto le porte del nostro cuore all’Amore autentico, quell’amore che è fatto di generosità e di misericordia verso il nostro prossimo. Solo allora come Teofilo anche noi saremo autentici amici di Dio.