A salvarci potrà essere solo un “respiro di madre”. Forse è questo il messaggio che meglio sintetizza l’insegnamento che Patrizia Papa, docente casertana e autrice del testo “Respiro di madre”, vuole offrire a tutti i lettori del suo romanzo
L’autrice fa della nostra terra e di tutte le sue “consuetudini”, sane e malsane, lo scenario per raccontare la storia di Barbara, donna resiliente e spavalda, che non si lascia intimidire neanche quando a suo figlio è diagnosticata una forma di leucemia acuta. Difatti, entra fortemente in contrasto con l’ex marito Maurizio, fermamente scettico e incapace di comprendere i suoi reali bisogni.
Ma da dove deriva questo male? Come mai il tasso di mortalità per malattie tumorali nella nostra “Campania Felix” è così alto?
Sono solo alcuni degli interrogativi che, nel corso di tutta la storia, sono approfonditi attraverso una narrazione non soltanto figurativa, ma anche minuziosa e scientifica. Emblematiche, in quest’ultimo senso, sono la descrizione dei panorami insalubri della nostra terra e l’attività di ricerca di Silverio, un oncoematologopediatrico, che supporta la protagonista nella dimostrazione della dannosità del nostro territorio, devastato dall’inquinamento di ogni tipo, per la salute dei suoi figli.
Pertanto, il respiro a cui fa riferimento il titolo non è solo quello di una semplice madre, ma anche quello della terra, che è generatrice per eccellenza.
Riportiamo, qui di seguito, alcune delle domande che abbiamo deciso di rivolgere all’autrice, per cercare un confronto sul ruolo della donna in un contesto così difficile come il nostro.
MARTINA: Buonasera, innanzitutto volevo ringraziarla per essere qui con noi poiché, come studentessa, ritengo sia molto importante trattare di tematiche come quelle che sono evidenziate nel suo testo “Respiro di madre”. Proprio per questo, volevo chiederle cosa consiglia a una giovane donna figlia della Terra dei Fuochi? Di restare qui o di emigrare all’estero?
PATRIZIA PAPA (autrice): Io consiglierei, innanzitutto, di guardarsi intorno poiché, avendo studiato anche all’estero, posso testimoniare che aprirsi a nuove esperienze ad ampio raggio è importante, perché lo scambio culturale è arricchente. Guardando la realtà odierna, non ci sono i presupposti per realizzarvi in Italia, quindi, spero che lo Stato inizi ad investire sui giovani e che possa creare delle condizioni di lavoro soddisfacenti per voi.
ALESSANDRA: Ha mai avuto la possibilità di andare via da questa terra? Se sì, perché non lo ha fatto?
PATRIZIA PAPA (autrice): Ai miei tempi, mi offrirono una sede di lavoro in Francia che ho rifiutato per amore della mia terra e dei miei genitori, ma questa condizione per voi oggi non c’è più. Io, nonostante tutto, vorrei che voi rimaneste qui insieme alla vostra intelligenza, alle vostre competenze e alla vostra professionalità.
MARIACHIARA: Avrei una domanda inerente al libro: lei, in qualità di donna e di madre, avrebbe fatto come Barbara? Avrebbe denunciato le brutture del nostro territorio per tutelare il proprio figlio?
PATRIZIA PAPA (autrice): Avrei denunciato subito, senza pensarci nemmeno trenta secondi, non avrei potuto mettere la testa sul cuscino e dormire, perché quando una persona è convinta di fare una cosa giusta la fa fino in fondo.
EMILIA: Il rapporto che Maurizio e Barbara hanno con il proprio figlio non rischia di far emergere il cliché dell’uomo che vuole delegare l’educazione del figlio unicamente alla donna concepita solo come madre?
PATRIZIA PAPA (autrice): Maurizio e Barbara sono molto fuori dagli schemi, perché sono due persone che hanno un figlio insieme, ma ognuno vive per conto proprio: non hanno un rapporto sentimentale, si detestano, non sempre, cordialmente. Difatti, Jacopo ha una famiglia genitoriale e, nel corso della storia, arriverà anche la consapevolezza che la famiglia è quella che ti scegli, ma anche quella che il destino ti attribuisce.
CHIARA: Vorrei collegarmi a quanto detto precedentemente, secondo lei, sono i nostri genitori, con le loro scelte, a spingerci ad andare via? Oppure siamo noi giovani che scegliamo di andare via per il timore di non riuscire a cambiare il nostro mondo?
PATRIZIA PAPA (autrice): Personalmente, io spero che voi siate in grado di cambiare il mondo e che siate migliori di chi vi ha preceduto, che possiate incidere qualcosa di buono in questa realtà, dando il vostro contributo. Anche Barbara vorrebbe andar via in un momento di rabbia, ma non lo fa.
GIUSEPPE: Presentando il testo, ha fatto riferimento al ruolo delle figure maschili che, soprattutto nei nostri territori, si sentono in dovere di considerare le donne come semplici oggetti. Come si è evoluto il patriarcato in riferimento alle figure come Maurizio, figure di cui ultimamente abbiamo tanto sentito parlare in tv?
PATRIZIA PAPA (autrice): Io credo sia cambiato poco. Ha assunto delle forme meno evidenti per certi versi, più eclatanti per altri (vedi i femminicidi). È vero, infatti, che tutte le donne lavorano, tuttavia, quando tornano a casa, me compresa, non possono permettersi un immediato riposo, perché devono lavorare anche a casa, mentre se fossi un uomo, non lo farei. Quindi, ancora non siamo arrivati al livello di percorso condiviso tra due persone che, pur essendo diverse, sono alla pari. Se davvero ci rispettassimo l’un l’altro, il fardello risulterebbe meno pesante per una persona. La cosa più importante è che ognuno sia indipendente: mia madre me lo diceva sempre. Ciascuno di noi, uomo o donna che sia, deve essere capace di badare a sé stesso. Secondo me, questo potrebbe essere un piccolo passo in avanti.
*attività extra scolastica legata alle attività ineerenti alle UDA sulla questione femminile.