Softlab: presto l’erogazione parziale delle spettanze ma è assente il risolutivo inserimento dell’area in un vero piano industriale europeo

 

Nello scorso mese di marzo ha conquistato interesse la notizia dell’iniziativa del governo di mettere i chip e la microelettronica al centro delle priorità strategiche. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) Adolfo Urso ha annunciato che l’azienda Silicon Box investirà 3,2 miliardi di euro per aprire un nuovo impianto di produzione nel nord Italia che dovrebbe impiegare 1600 dipendenti. Silicon Box è una startup con sede a Singapore, fondata nel 2021 da Byung Joon Han, ex dirigente di AT&T e IBM, e dai fondatori di Marvell Technology, Sehat Sutardja e Weili Dai, specializzata nella filiera dei chiplet, frammenti di processore con funzioni autonome che integrati formano un chip. Così si sono accese contese tra Piemonte e Veneto per assicurarsi la selezione dell’allocazione del sito industriale, allocazione condizionata certamente dal contesto industriale, infrastrutture, tessuto universitario e di ricerca. Ma anche dalla politica. Così mentre la politica programma insediamenti innovativi e di notevole impatto positivo sull’economia del territorio in aree già avanzate nello sviluppo industriale (si parla di Novara, provincia di Verona o Lombardia), altre aree, come quella corrispondente alla nostra Terra di Lavoro, mostrano da decenni una inquietante deindustrializzazione e demolizione progressiva del patrimonio di competenze, a dispetto della sterile istituzione di una ZES unica e senza quelle prospettive di industrializzazione del Mezzogiorno adeguatamente collocate nelle strategie di riconversione e di rinnovamento tecnologico e produttivo dell’apparato industriale europeo. Compito primario della politica industriale nazionale dovrebbe essere evitare che il Mezzogiorno resti escluso da quelle strategie, come quella su cui un anno fa le istituzioni europee hanno trovato un accordo prevedendo di investire 43 miliardi di euro nella produzione proprio di microchip nell’Unione Europea. La costruzione del nuovo impianto di Silicon Box in Italia rientra in questa ampia strategia e seguirà l’approvazione della Commissione Europea per l’inizio dei lavori. Purtroppo la grave crisi del settore industriale nella nostra provincia vede proprio in questi giorni invece un inasprimento della delusione dei circa duecento lavoratori di Softlab Tech, con spettanze non erogate tra stipendi e cassa integrazione dal mese di gennaio. Un piccolo spiraglio sembrerebbe si sia aperto. Ieri, in sciopero per otto ore, i lavoratori dell’azienda e i sindacati hanno tenuto un presidio fuori alla sede della Regione presso il Centro Direzionale; dai funzionari hanno appreso dell’imminente inserimento di Maddaloni, comune in cui c’è la sede casertana di Softlab, come area di crisi complessa, così come richiesto dai sindacati nella riunione dello scorso 12 aprile sempre in Regione. “Sulla questione inerente la cassa integrazione – le segreterie provinciali Fim Fiom Uilm fanno sapere in una nota– ci è stato riferito dai funzionari regionali che a seguito di un lavoro sinergico fra i vari enti istituzionali, il decreto di CIGS e la richiesta fatta dalla azienda sono a disposizione dell’INPS, e bisogna solo verificare nei prossimi giorni se i flussi Uniemens (servizio Inps che permette di inoltrare le denunce mensili relative ai lavoratori dipendenti della Gestione privata) della CIGS sono stati trasferiti in modo corretto“. Ma i lavoratori, che hanno oramai scarsa fiducia nella volontà dell’azienda, dichiarano di non voler vivere sempre di ammortizzatori sociali e aspettarsi soluzioni condivise capaci di garantire davvero una ripresa della produttività aziendale.