Domani a Caserta un incontro dibattito sul collasso demografico e autonomia differenziata

L’inverno demografico del Paese e’ una realtà confermata da dati ineluttabili: a ogni bambino sotto i 10 anni corrisponde più di un ultraottantenne. Le conseguenze economiche, previdenziali e sociali dell’invecchiamento progressivo della popolazione saranno un critico campo di prova della futura classe politica che c’è da augurarsi non sia più latitante nel voler affrontare il problema con riforme strutturali e non bonus episodici. Di questa emergenza si parlerà il prossimo 3 maggio alle 18 presso la sede Auser in via S. Antonio di Padova 15 a Caserta in un incontro, aperto alla cittadinanza, con Marco Esposito, autore di un documentato libro-inchiesta “Vuoto a perdere- Il collasso demografico. Come invertire la rotta” che cerca risposte alla domanda che incombe: perché tanto ritardo della politica a riconoscere una crisi così nefasta per la tenuta di tutto il Paese? L’incontro è promosso dal Coordinamento per la democrazia costituzionale Caserta e da Auser Caserta Circolo “Teresa Noce”. Intervengono Rosa Maria Clemente di Associazione Auser Caserta e Umberto Marzuillo di Autonomia Differenziata Caserta. Un’Italia con sempre meno figli e una popolazione anziana che aumenta, “avrà un peso determinante sul welfare, ma soprattutto sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale”. In questi giorni seguiamo il cammino alla Camera del cosiddetto decreto Spacca Italia sull’Autonomia differenziata per la discussione e l’esame degli emendamenti al testo. Il ddl Calderoli produrrebbe, senza scampo, diseguaglianze ancora piú marcate tra le Regioni, mentre l’illusione svanita del Sud serbatoio inesauribile di studenti e lavoratori e la denatalità ormai priorità nazionale richiederebbero una ancora più marcata coesione sociale e inversione di rotta. Il saggio di Esposito analizza i perché del ritardo nella comprensione del collasso demografico e nell’affrontare gli squilibri, emergenti da decenni ma deplorevolmente ignorati. Ma le soluzioni ci sono per recuperare con energia la decolonizzazione del Sud. “L’Italia non si riprende se continua ad assegnare ad un territorio il ruolo di locomotiva e all’altro quello di carbone da spostare nella caldaia e bruciare come combustibile. Il fatto che un bambino, uno studente, un disabile, un malato, un pendolare siano trattati diversamente in base alla residenza dovrebbe indignare tutti indipendentemente dalla residenza, così come indigna che ci sia un trattamento diverso in base al colore della pelle o al sesso. Decolonizzare il Sud significa portare ovunque il meglio di cui e’ capace l’Italia: binari, asili nido, centri di cura e di ricerca, ovviamente”.