Giornalismo d’inchiesta: “Non lasciare solo chi racconta”.

Chiara Colosimo denuncia l'importanza del sostegno della Polizia e del territorio ai giornalisti anticamorra.

Il tema sul rapporto del giornalismo d’inchiesta e la criminalità organizzata è al centro dei convegni organizzati dalla nostra redazione di Belvedere news (per saperne di più clicca qui), perché considerato cruciale per lo sviluppo dell’economia nei nostri territori, troppo fortemente condizionata da ingerenze malavitose.

In questo contesto le inchieste del giornalismo coraggioso e di territorio hanno dato un contributo fortissimo alla scoperta e denuncia dei fatti criminosi.

Il ruolo del giornalista d’inchiesta non deve confondersi e sostituirsi con quello delle forze dell’ordine, ma deve essere un apporto costruttivo al lavoro di queste ultime.

Anche la presidente della commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo, intervenendo a un corso di formazione per giornalisti ‘Il giornalista in terra di camorra‘, organizzato dal Sugc, al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, si è espressa a tal proposito.

Nei primi cinque mesi del 2024 noi abbiamo segnalati, solo in Campania, già otto episodi di intimidazioni.

Episodi che noi non possiamo sottovalutare.

Di alcuni di questi episodi ne sono vittima giornalisti nazionali, altri invece sono, come sempre più’ spesso accade relativi a giornalisti che fanno il loro lavoro con coraggio in testate territoriali piuttosto che in piccoli centri proprio di questa regione.

Qual è la riflessione che la Commissione Parlamentare Antimafia ha sempre fatto e continua a fare? La necessità di non far sentire solo chi con coraggio racconta un fatto. E questo, lo fa, meglio di tutti la nostra rappresentanza di forze di Polizia sul territorio perché sempre il primo posto in cui si va quando c’è un problema o una minaccia o una intimidazione”.

Secondo Colosimo il sostegno deve venire anche da parte della gente, del territorio, dell’ambiente.

“Nonostante alcune storture e diverse vedute, credo che sia sacrosanto e fondamentale difendere il giornalismo d’inchiesta anche quando va contro qualcuno dei nostri amici.

E lo dico con la consapevolezza del fatto che noi dobbiamo imparare, su temi come la criminalità organizzata, a non avere amici. A non guardare con occhio di riguardo a nessuno, altrimenti non saremmo credibili. E non avremmo nessun diritto di parlare di alcuni temi. E questo non può riguardare solo chi fa indagini, ma chiunque decida di mettersi sulle spalle la bandiera della legalità” – conclude la presidente della commissione parlamentare Antimafia.