A Bologna finisce 1-1, ma il risultato racconta solo una parte della storia. Il Napoli passa in vantaggio con Anguissa nel primo tempo, poi scompare dalla partita e lascia campo a un Bologna travolgente. Solo nel recupero gli azzurri si riaffacciano in avanti, ma è troppo tardi. Il pareggio mantiene invariato il distacco dall’Inter, ma le sensazioni restano contrastanti.
Il Napoli porta via da Bologna un punto che, per com’è maturato, potrebbe anche considerarsi prezioso. Eppure, resta forte la sensazione che qualcosa non funzioni. Dopo un primo tempo ordinato, cinico e ben controllato, la squadra di Antonio Conte – assente in panchina per squalifica – si è ritirata nella propria metà campo per quasi tutta la ripresa, lasciando l’iniziativa a un Bologna brillante, determinato, e probabilmente meritevole di qualcosa in più.
Primo tempo
Il primo tempo si era chiuso con il vantaggio partenopeo grazie a un gol di Anguissa, abile a sfruttare una delle poche occasioni create. Il Napoli, in questa prima frazione di gioco, aveva mostrato solidità, con la linea di centrocampo alta, pressing ordinato e gestione intelligente degli spazi. Il Bologna, pur non rinunciando al gioco, sembrava soffrire la disposizione tattica degli azzurri.
Secondo tempo
Ma nella ripresa, la musica è cambiata. Italiano ha alzato il baricentro, ha spinto sulle corsie laterali e ha messo in costante difficoltà una difesa napoletana sempre più schiacciata. Il Napoli ha optato per un 4-3-3 a trazione difensiva, ma l’atteggiamento si è trasformato rapidamente in una vera e propria resa territoriale. Le linee si sono abbassate, il possesso è diventato sterile, e la costruzione offensiva praticamente inesistente per oltre 30 minuti.
Il pareggio del Bologna è arrivato al 63° con Ndoie, al termine di un’azione insistita e un tocco fortunoso: tacco, traversa, palla che danza sulla linea e poi spinta dentro. Un gol rocambolesco, ma meritato, simbolo della pressione costante esercitata dai padroni di casa.
La seconda metà della ripresa ha visto dunque un Napoli in grande affanno. Le energie scarseggiavano, la lucidità pure. Gli uomini di Italiano, invece, hanno continuato a macinare gioco. I cambi – Castro e Cambiaghi in particolare – hanno aggiunto freschezza e verticalità, e solo un grande Scuffet tra i pali ha impedito al Bologna di completare la rimonta. Il portiere azzurro è stato determinante in almeno tre uscite decisive e con respinte sicure nei momenti chiave. Senza di lui, probabilmente, per gli azzurri si parlerebbe di sconfitta.
L’assenza di Conte in panchina
Il Napoli, privo della guida carismatica di Conte in panchina, ha così vissuto una seconda parte di gara in totale apnea. L’ingresso di Raspadori ha provato a ridare profondità, ma la squadra non riusciva ad accorciare, e i mediani non salivano più. L’unica occasione pericolosa per gli azzurri nella ripresa è arrivata tra il 93° e il 94°, con una punizione velenosa di Raspadori che ha sfiorato il colpo del KO beffardo. Poi ancora Anguissa, generoso fino alla fine, che scivola in area nel cuore dell’ultimo assalto, ma senza riuscire a concludere.
Finisce 1-1, con il Napoli che paradossalmente chiude in attacco, ma dopo un secondo tempo passato quasi interamente nella propria metà campo. Una chiusura strana, ma emblematica di una partita dove la gestione tattica ha lasciato spazio all’istinto solo nel finale.
Classifica senza sorprese
La classifica resta invariata, con il Napoli che mantiene il distacco di tre punti dall’Inter. Ma se il risultato non muove le gerarchie, qualcosa andrà rivisto.
Prestazione eccellente del Bologna
Il Bologna, dal canto suo, esce a testa altissima. Una prestazione di personalità, continuità e qualità. Italiano può rammaricarsi per non aver portato a casa i tre punti, ma può anche sorridere per il percorso che la sua squadra sta compiendo. La corsa alla Champions, per i rossoblù, è più viva che mai.
Napoli ancora problemi di mentalità
Per il Napoli, invece, resta la consapevolezza che il carattere non basta quando viene a mancare il coraggio. E la sensazione che, ancora una volta, l’occasione per fare di più sia sfumata per un atteggiamento troppo conservativo.