L’amaro Settembre degli italiani, tra spese e povertà

Spese per i figli studenti e aumenti tasse

Settembre rappresenta, da sempre, un mese amaro per gli italiani: un po’ il ritorno dalle vacanze, che già di suo mette malinconia, un po’ il meteo che cambia: le giornate ormai si accorciano e la temperatura si raffredda.

A questi fattori si aggiungono gli aumenti che, da sempre, avvengono a settembre: acqua, luce, gas, etc.

Ulteriore gravame economico, specie per i genitori con figli piccoli/adolescenti/universitari, sono le spese scolastiche.

Emiliano Miliucci, il blogger salito di recente agli onori della cronaca nazionale per un post a cui ha risposto Fiorella Mannoia, in un post semiserio su Facebook racconta le spese di settembre, iniziando con “Caro stipendio di Settembre…”.

Il post contiene un’amara verità: “(…) Su alcuni giornali leggo le considerazioni trionfalistiche del Governo sul marcato miglioramento della condizione economia delle famiglie italiane.

Per cui non le cose sono due.

O noi non siamo una famiglia.

O noi non siamo italiani.

Altrimenti non si spiega”.

Gli rispondono da tutta Italia e tutti lamentano la stessa cosa: l’aumento dei prezzi. C’è chi trema al pensiero della bolletta della corrente di luglio e agosto, chi lamenta il costo dell’asilo (550€), chi lamenta il costo dei libri se con figli studenti fino alle medie superiori, chi l’affitto se con figli universitari e fuori sede, una pensionata scherza sulla propria pensione e pensa di “trovare un cantiere e fare l’umarell, costa poco, basta non interferire, perché i lavoratori non sono per niente sereni”.

C’è chi conferma: “Settembre è un salasso…ma non è che gli altri mesi si navighi nell’oro…tutto aumentato tranne il nostro stipendio…” , chi riporta una sconcertante testimonianza da un discount: “Su alcuni pacchetti di caffè di marca più blasonata c’era un adesivo che informava che il bene, (ormai evidentemente bene di lusso) era protetto da dispositivo anti taccheggio. Guardando allora il prezzo mi è venuto un sintomo. Mi sa tanto che dato che il caffè induce agitazione in futuro meglio non abusare. Ci basta già quella indotta da tutto il resto. L’inflazione però è sotto controllo, dicono” e c’è chi con amarezza rivela che “già a tante cose ho rinunciato, pensionati, malati cronici spendiamo più in farmacia che per il cibo, e quando arriva il freddo che da noi in pianura padana è anche umido, il riscaldamento deve funzionare 15 h…e lì sono pianti amari”.

Non è un’Italia felice quella che emerge dal post. I nostri politici dovrebbero davvero rendersi conto della realtà quotidiana della maggioranza di italiani: il nostro potere d’acquisto è tra i più bassi d’Europa, così come gli stipendi. Il contesto internazionale e la corsa agli armamenti non aiutano di certo, scuola e sanità stanno diventando un lusso: già la percentuale di analfabeti (di ritorno o meno) è del 37% degli adulti, secondo lo studio “Education at a glance 2025”. Ci vorrebbero manovre più serie incentrate sulla scuola e sulla sanità e i nostri politici dovrebbero essere più sensibili e vicini ai bisogni dei normali cittadini, cioè persone che non guadagnano 15.000 € al mese, bensì un decimo.