Mobilitazione in difesa della cappellina antistante le Carceri Vecchie

L’intera comunità di San Prisco, residenti, parrocchiani, gruppi di volontariato e devoti, esprime forte e condivisa contrarietà al progetto di distruzione o deturpazione dell’altare della cappellina antistante le “Carceri Vecchie”, struttura monumentale lungo la Via Appia nel nostro territorio comunale. La cappellina (“chiesetta”), presente da oltre un secolo davanti al mausoleo noto come Carceri Vecchie, è luogo di devozione e memoria per molte famiglie locali che ogni giorno o nei momenti del bisogno vi portano fiori, lumini e preghiere alla Madonna della Libera, come segno concreto di fede e radicamento nel luogo.

Motivi della mobilitazione

L’altare della cappellina rappresenta per la comunità un presidio spirituale e affettivo: molti abitanti ricordano momenti di raccoglimento, preghiera e visita che risalgono a generazioni.
Il progetto di valorizzazione archeologica del grande monumento romano del I secolo d.C. (il mausoleo attualmente detto “Carceri Vecchie”) è senz’altro importante. Tuttavia, appare del tutto inopportuno che tale intervento avvenga a danno della struttura di culto e devozione che la comunità vive e sente sua.
La distruzione o modificazione dell’altare provocherebbe un forte disagio culturale, sociale e religioso: non solo per i devoti, ma per l’identità della comunità che ha sempre considerato quel luogo come riferimento di fede, memoria e tradizione legata al proprio territorio.
Recentemente, durante alcuni interventi nell’area, sarebbero emersi affreschi di notevole interesse storico e artistico, che testimoniano ulteriormente il valore del sito e la stratificazione culturale che lo caratterizza. Questo ritrovamento rafforza la necessità di un approccio rispettoso e condiviso che tuteli sia la componente archeologica sia quella religiosa.

Richieste rivolte alle istituzioni

1. Si chiede alla Curia e alla Soprintendenza per i Beni Culturali e Archeologici che il progetto di valorizzazione del Monumento “Carceri Vecchie” sia rivisto senza compromettere la cappellina e l’altare accorpato, riconoscendo il suo ruolo sociale e religioso.
2. Si richiede che venga avviato un percorso partecipato, aperto alla cittadinanza, per condividere soluzioni che integrino l’archeologia e la devozione popolare, piuttosto che metterle in contrapposizione.
3. Si invita a garantire la piena tutela della cappellina – nella sua integralità architettonica, liturgica e simbolica – e ad evitare interventi che ne modifichino il carattere o ne compromettano la destinazione d’uso come luogo di culto e memoria.

Un invito alla comunità e alla stampa

La comunità di San Prisco invita i cittadini, le associazioni, le parrocchie e tutti i soggetti sensibili a farsi portavoce di questa richiesta di tutela e partecipazione: il bene archeologico è patrimonio di tutti, ma lo è altrettanto il diritto di accesso alla fede, alla storia locale, all’affetto per un luogo che vive nel cuore della cittadinanza.