Siamo alla vigilia del secondo anniversario della strage, che i terroristi di Hamas operarono il 7 ottobre 2023. Come ricorderete, Hamas, nel suo attacco riuscì ad uccidere ben 1194 cittadini israeliani, che risiedevano nei Kibbutz a ridosso del confine e portarono via 251 ostaggi. Nonostante in questi giorni, si parla di ipotesi di accordo per il cessate il fuoco nella striscia, Israele, continua senza remore e freni inibitori a perseguire il genocidio in atto. Il genocidio è oramai certificato dalla commissione dell’ONU, denominata “Conference room paper”, che al termine della sedicesima sessione ha definito, senza ombra di dubbio, genocidio, ciò che Israele sta perseguendo ai danni dei Gazawi. Netanyahu pur accogliendo l’ipotesi di accordo in 20 punti proposta da Trump, si trova in forte imbarazzo interno nei confronti del suo governo, un autorevole esponente governativo, Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale, nonché esponente dell’estrema destra nazionalista, è decisamente contrario all’accordo, e minaccia di dimettersi se l’accordo verrà accolto. Conosciamo i toni, del ministro, per aver definito terroristi, gli attivisti della Flotilla prelevati in acque internazionali, che come noto, portavano aiuti per la popolazione di Gaza. Netanyahu, deve quindi fare i conti, con il fuoco amico del suo governo, con le opposizioni e le piazze, che lo pressano per far ritornare a casa gli ostaggi. Inoltre l’estrema destra interna, non vede di buon occhio, né la costituzione di uno stato palestinese e men che meno, l’impossibilità di impossessarsi per intero della striscia, come da progetto dei sostenitori di nuovi insediamenti di coloni. A livello internazionale oramai, Israele si trova nel punto più basso delle relazioni, e se non dovesse avallare le trattative con Hamas, perderebbe anche il sostegno del suo unico sostenitore forte, Trump. Suo malgrado, Netanyahu, sembra oramai in un vicolo senza uscita, e deve ingoiare il boccone amaro, della trattativa per la liberazione degli ostaggi, ancora detenuti nei cunicoli di Gaza. I residenti della striscia, inutile dirlo, vagano per la striscia in cerca di un luogo sicuro, che Israele non concede. I continui bombardamenti della striscia, non risparmiano neppure un centimetro del territorio. Oramai stremati da due anni di bombardamenti, senza cibo e acqua a sufficienza, i palestinesi, ricevono aiuti con il contagocce, perché Israele, non concede alle organizzazioni umanitarie di rifocillarli. Giacciono nei depositi delle organizzazioni umanitarie tonnellate di aiuti, a cui non è permesso entrare a Gaza. A Genova ad esempio, ben dieci container di aiuti attendono di imbarcarsi per Gaza, mentre Israele inventa ogni giorno nuovi cavilli per ostacolare gli aiuti. Il divieto più beffardo e crudele, come dichiara l’organizzazione “Music for Peace” è quello di vietare la distribuzione di prodotti energetici contenente zuccheri e amidi, quali marmellate miele e biscotti, pensati per i bambini, a cui la prepotenza dell’IDF vuole negare anche un sorriso nella ricezione di un biscottino.