Al voto per legalizzare 13 ore di lavoro al giorno

Per il governo greco "flessibilità lavorativa", per i sindacati "schiavitù retribuita"

Grecia – Mentre per molti Paesi del Nord Europa si va verso una settimana sempre più corta, con orari che si avvicinano alle 30-32 ore, fa effetto apprendere che nella culla della civiltà si vota in Parlamento per una giornata lavorativa di 13 ore. Una riforma che, secondo il governo conservatore di Nea Dimokratia, promuove “un lavoro giusto e flessibile per tutti”, ma che per i sindacati greci rappresenta “una forma di schiavitù retribuita”.

Il Parlamento di Atene si appresta a votare un controverso disegno di legge firmato dalla ministra del Lavoro, Niki Kerameos, che consente, a determinate condizioni, di estendere l’orario lavorativo quotidiano a 13 ore, per un massimo di 37 giorni all’anno e su base volontaria. Il lavoro extra verrà compensato con un aumento del 40% della retribuzione.

Per la Confederazione generale dei lavoratori greci (Gsee), la misura mina la salute e la sicurezza dei dipendenti e cancella l’equilibrio tra vita privata e professionale. L’opposizione, dal partito socialista Pasok alla sinistra di Syriza, accusa il governo di “smantellare sistematicamente i diritti dei lavoratori”. “La Grecia è un paese di impiegati poveri – ha denunciato il leader di Syriza, Sokratis Famellos – che lavorano più della media europea ma guadagnano meno e faticano ad arrivare a fine mese”.

I dati Eurostat confermano: in Grecia si lavora in media 39,8 ore a settimana, contro le 36 dell’Unione europea, con salari tra i più bassi del continente, secondi solo a quelli della Bulgaria. Molti greci, costretti da stipendi insufficienti, già oggi alternano più impieghi e temono di non poter rifiutare le 13 ore giornaliere “per via dello squilibrio di potere tra datore e dipendente”.

La ministra Kerameos respinge le critiche: “Non obblighiamo nessuno – ha spiegato in Parlamento –. Alcuni lavoratori chiedono di poter fare più ore e saranno adeguatamente retribuiti. Non si tocca la normale giornata di lavoro”. Secondo il governo, infatti, il nuovo regime interesserà solo pochi giorni al mese e permetterà di ridurre la precarietà.

Intanto, i sindacati non arretrano: dopo due scioperi generali in poche settimane, minacciano nuove mobilitazioni. Mentre l’Europa discute di benessere e tempo libero, la Grecia torna al centro del dibattito sul futuro del lavoro nel continente.