CASERTA, “FESTIVAL DELLA VITA 2018 ” IL DIRETTORE RAFFAELE MAZZARELLA CONVOCA GLI ADERENTI . LE TESTIMONIANZE DI ANTONIA DI PIPPO, MARCELLO NATALE E PAOLO MESOLELLA

CASERTA.  Prima  riunione organizzativa del Festival della Vita 2018, che si terrà presso l’Hotel Europa di Caserta in via Roma, il giorno mercoledì 6 settembre 2017 , dalle ore 17:00 alle ore 19:00, per discutere i seguenti punti all’ordine del giorno:

1) proposte di iniziative concrete presentate dai presenti, a seguito della presa visone dei contributi culturali formulati dalla prof.ssa Antonia Di Pippo, dal prof. Paolo Mesolella e dal prof. Marcello Natale ;

2) raccolta della foto formato tessera ( anche in digitale), con breve presentazione personale ( nome, cognome, formazione professionale ed incarico attuale) con la relativa autorizzazione a pubblicare quanto richiesto nel materiale promozionale cartaceo e web del Festival della Vita 2018;

3) presentazione di alcune indicazioni utili per la redazione del programma nazionale della manifestazione.

A coordinare i lavori il Dott. Raffaele Mazzarella Direttore del Festival della Vita e Direttore del CCSP Onlus Campania.

“L’iniziativa di celebrare la vita con una giornata dedicata – spiega la Prof.ssa Antonia Di Pippo –  è nata in ragione di un evento specifico legislativo italiano ( 1978, approvazione della legge194 che ha introdotto l’interruzione volontaria di gravidanza ) ; la mission del Festival della vita , almeno da quanto si evince dal programma annuale , appare quella di celebrare la vita di ogni giorno nella storia locale e del Paese , nello scenario sociale di oggi , nella “inculturazione” della fede .
Oggi ,più che prima , il concetto di tutela della vita del nascituro , certamente l’esserino più indifeso che c’è , si espande ed assume l’aspetto di difesa di qualsiasi diritto umano – cfr LS cap II , Eg 20-24 , Lc 6.25 e 6.31 -38 , Messaggio papa Benedetto xvi per la XLIII giornata mondiale della pace 1° gennaio 2010 “ se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato “ “.

” L’esperienza del Festival della vita di Caserta è giunta  al settimo anno- continua il Prof. Marcello Natale – E arrivato a questo punto è bene che faccia una serena riflessione sulla sua mission.
L’idea nacque dalla mente fertile dell’indimenticato vescovo Farina con il proposito di sperimentare nuovi linguaggi e nuove formule per avvicinare ai temi etici della vita il mondo dei lontani, sia quelli che hanno fatto la scelta per convenzione propria, sia quelli che senza apparente motivo sono stati tenuti lontani.
La Chiesa che è in Caserta ha una sua storia millenaria ed ha una passato rispettabile alla sue spalle, che con profonda determinazione continua tenacemente il suo ministero presso i fedeli che le sono stati affidati. Ma, a sentire mons. Farina, era arrivato il momento di alzare lo sguardo fuori dalle mura del proprio ambiente naturale per rivolgersi anche a quella gente che non frequenta assiduamente il tempio. Era proprio il riferimento alla parabola evangelica, dove si esorta a mettere al sicuro le 99 pecore e di andare alla ricerca di quella perduta.

Il comando era di andare dove si trovava la gente, dove di solito si incontravano i giovani: nelle piazze, al cinema e in discoteca ed in tutti questi posti intavolare il dialogo e portare il germe della vita.
Sette anni, è la formula non sembra invecchiata, perché rimangono intatte tutte le motivazioni iniziali”.

“Come già accennai durante l’incontro del 29 giugno scorso- conclude il Prof. Paolo Mesolella – io credo che ogni iniziativa che possa diffondere la cultura della vita deve essere la benvenuta, ma un Festival che è intitolato alla Vita, non può prescindere dal testimoniare la vita che nasce come anche quella che muore. Soprattutto, direi, quella che vive nonostante tutto, nonostante il dolore. Quando dico questo ho in mente soprattutto quelle che persone che soffrono di malattie invalidanti. Ho conosciuto, per esempio, persone che sono rimaste “attaccate” alla vita, nonostante la malattia, l’invalidità e nonostante la solitudine che le costringeva a letto o su una sedia a rotelle. Penso che la vita si possa raccontare ascoltando le loro parole; ascoltando la testimonianza di chi lotta per la vita tutti i giorni e non si fa prendere dallo scoraggiamento”.