di GIUSEPPE VOZZA
A Castel Morrone, al di là dei Colli Tifatini che cingono la città di Caserta, ogni anno da millenni l’8 settembre si ripete il rito millenario della “tracciatura del solco diritto”.
Di che cosa si tratta? Si tratta di un rito semplice ma allo stesso tempo carico di molti significati.
Innanzitutto si formano diverse squadre di tracciatori (fino a pochissime decine di anni fa erano soltanto i contadini a tirare il solco diritto) che gareggiano tra di loro per tracciare il solco più diritto in onore della Madonna di Castello, denominata Madonna della Misericordia. Le squadre si formano verso la fine di agosto, perché per l’8 settembre mattina tutto deve essere terminato.
Ogni squadra si sceglie un punto da cui partire per giungere tutte ai piedi di Monte Castello su cui insiste la chiesa dedicata alla Madonna della Misericordia.
C’è la squadra che parte da Monte Montagnano, quella che parte da Monte Virgo, dal Termine o da tante altre zone dei Colli Tifatini, quindi, tutti i solchi sono tracciati da oriente, mezzogiorno ed occidente verso settentrione, dove si trova Monte Castello. Quando il solco incontra sulla sua strada un piccolo ruscello, una strada, un muro, una casa, o un altro ostacolo la squadra interrompe il solco e lo riprende dopo la barriera, dando così un incommensurabile effetto ottico, che pare non ammettere alcuna soluzione di continuità. E proprio in questa ideale continuità di tratto rettilineo che consiste la bravura dei tracciatori, la cui bravura e capacità nel tirare il solco è direttamente commisurata alla lunghezza del solco ed a tutte le difficoltà che essi devono superare nel tracciarlo dritto. Tutti i solchi terminano con la scritta W M. SS., cioè Viva Maria Santissima.
Ogni solco è un solco non economico, perché non risponde ad alcuna esigenza di produzione agricola, ma è il solco per eccellenza che i tracciatori offrono alla Madonna per ringraziarla del raccolto agrario e per ingraziarsela per il raccolto dell’anno successivo. I solchi partendo dai Colli Tifatini e giungendo ai piedi di Monte Castello rappresentano i raggi del sole. Il solco è allora il ‘mezzo’ che unisce vari punti lontani tra di loro. Il solco è il sacrificio che l’uomo compie per la divinità, sacrificio proprio nel senso etimologico di fare la cosa sacra, affinché l’uomo possa stabilire un rapporto diretto con la Madonna. La montagna, il corso d’acqua, la casa, la pianta, ecc. rappresentano le difficoltà che l’uomo incontra nel corso della propria vita e che deve superare, perché quanto più supera più vive in una dimensione di vicinanza con la divinità, perché il destino dell’uomo è proprio quello di avvicinarsi a Dio.
La “tracciatura del solco diritto” la si pratica ancora in altri comuni, come Sturno, in provincia di Avellino, San Bartolomeo in Galdo e Castelfranco in Miscano, entrambi in provincia di Benevento, Rocca di Mezzo e Rocca Pia, in provincia de L’Aquila, Valentano, in provincia di Viterbo, ed in un’altra decina di comuni dell’area centro-meridionale.
Ovunque i solchi sono dedicati alla Madonna, eccezione fatta per Sturno dove sono dedicati a San Michele, tant’è che si tracciano il 29 settembre, che è l’ultima data perché nel beneventano si inizia a tracciare dall’ultimo sabato di aprile.
Quest’anno a Castel Morrone sono state tre le squadre che si sono cimentate nel tirare i solchi: “Oltre l’infinito”, “Le donne fanno sempre storia” e “I senza strumento”. A condurre i lavori di premiazione, insieme alle autorità locali, è stata Brunella Cappiello, bravissima attrice, la quale ha anche ricordato come da una ventina d’anni l’artista Giovanni Tariello disegna appositamente il manifesto sul solco, che diventa anche gonfalone da consegnare alla squadra vincitrice.

La squadra dal nome “Oltre l’infinito” ha vinto il primo premio che nella cerimonia conclusiva nella serata di ieri è stato consegnato dall’avv. Gianfranco Della Valle, sindaco di Castel Morrone.
I componenti della squadra vincitrice sono: Francesco Gentile (caposquadra), Alessandro Perrone, Giuseppe Toti, Antonio Massaro, Raffaele Martucci, Gianluca Casapulla, Gianluca Perrone, Pietro Casapulla, Francesco Casapulla, Giuseppe Giaquinto, Francesco Cuomo, Giuseppe Damiano, Gianfranco Casapulla, Pierluigi Stoto, Riccardo Riello, Danilo Piombino, Mario Casapulla, Nicola Casapulla. E’ da evidenziare che l’età media dei partecipanti di questa squadra è di 18 anni, il che significa che le giovani generazioni morronesi ci tengono a far rivivere il loro antichissimo rito.
Il secondo premio è andato alla squadra delle donne. Il premio è stato consegnato dal consigliere Renato Di Fonzo. Ben ventiquattro sono le donne: Giusi Di Donato (caposquadra), Giusy Papa , Francesca Fusco, Benedetta Greco, Cecilia Perrone, Cristina Diana, Rita Casapulla, Camilla Tariello, Rosanna De Vivo, Marianna Villano, Carmen Cappiello, Mariagrazia Abitabile, Gianna Rosa Damiano, Maria Sparago, Luisa Perrone, Gabriella Chirico, Elena Grosso, Antonella Di Salvatore, Mariateresa Petriccione, Luisa Giannino, Rossella Tariello, Anna Maria Ferraiuolo Antonella Della Valle, Anna Altieri.
Il presidente del Consiglio Nicola Papa ha consegnato il terzo premio alla squadra denominata “I senza strumento”, perché ha tracciato il solco senza fare uso di alcun mezzo moderno. I componenti sono: Girolamo Casapulla (caposquadra), Stefano Petriccione, Ivan Piombino, Fabio Bernardo, Alfonso Bernardo, Giuseppe Di Fonzo, Mauro Antonio Di Fonzo, Luigi Marra, Giuseppe Marino, Giuseppe Piombino, Onofrio Chirico, Raffaele Chirico, Antonio Cappiello, Vincenzo Cappiello, Alberto Della Cioppa, Antonio Caruso.

Queste sono state le attribuzione della giuria degli esperti, mentre il premio della giuria popolare è stato conferito alla squadra “Le donne fanno sempre storia” con ben 192 voti. Le tracciatrici sono state premiate dal cav. Domenico Di Siero, presidente della Pro-Loco.
L’appuntamento è per il prossimo anno sperando che da un lato vi siano ancor più partecipanti e, quindi, altre squadre e dall’altro che attorno a questo particolare rito tradizionale possa innescarsi un ancor migliore processo di tutela e di valorizzazione, su cui imbastire efficaci proposte culturali.