DI GIANCLAUDIO DE ZOTTIS
San Leucio (Caserta): chiusura del convegno Icsi, oggi 8 luglio 2017. Dopo gli inteventi del Dott. De Placido e Carlo Alviggi, interviene il dott. A. Ferraro, il quale rimarca l’importanza di ridurre dei rischi con l’applicazione del catetere impiantato nei pazienti, nei trasferimenti con il catetere si trovano maggiori percentuali di sangue.
Il dott. Ferraro ha individuato una soglia minima dell’endometro in 7 millimetri, su una serie di pazienti, riuscendo ad ottenere ottimi risultati, nello studio endometriale.
Come si capisce quando l’endometro è in fase recettiva?
C’è l’ERA test, per la cui valutazione c’è un processo complesso con vari step biologici, con dei test effettuati su dodici donne (6 in fase recettiva e 6 in fase non recettiva).
C’ è tuttavia la necessità di reclutare altri pazienti per lo studio.
Inteviene successivamente il prof. Jean Marie Wenger, chirurgo del’ospedale di Ginevra in Svizzera, l’endometriosi è una malattia che preannuncia una catastrofe nel paziente affetto da tale patologia, con cause d’infertilità ed è importante insistere sulla diagnosi prevenendo eventuali meccanismi di infertilità.
La prima descrizione della malattia avviene nel 1860 susccessivamente ci sono stati altri studi come quello di Cullen nel 1924, con una descrizione dell’esame clinico, importante per curare la malattia è anche l’atteggiamento chirurgico.
Questa malattia porta a delle metastasi pur non esssendo un cancro, influisce sulla vita sessuale, relazionale e porta anche dei dolori cronici, con dolori quando si va di corpo.
Il problema è il ritardo diagnostico, non si possono avere rapporti con il partner durante la malattia, arrivare tardi ad effettuare una diagnosi è fatale, c’è un’ alterazione di tutte le funzioni, con rischi emorragici interni. C’ è bisogno di una standardizzazione, per rimanere incinta la medicazione è contraccetiva, ma non ci sono consensi univoci in materia, bisogna gestire dolori e fertilità, ci sono dolori ripetuti ed è una catastrofe per la donna che contrae la malattia ma anche per chi la prende in cura. L’operazione, deve essere effettuata una volta sola, i dolori tornano, coloro che non sanno operare devono astenersi dal mettere mano, oggi ci sono varie competenze e bisogna utilizzarle – continua – il chirurgo Wenger.
Nel centro abbiamo tutti i giorni casi di endometrosi profonda, bisogna studiare ed esaminare i pazienti. bilanciando i tassi d’infiltrazione della cura.
L’operazione chirurgica dura 30 secondi, è importante anche la diagnosi post operazione, le incisioni possono essere fatte con il laser.
Il liquido peritonale ha molte tossine e ci sono delle interazioni su tutto il percorso.
Possono funzionare le terapie a base di ossidanti? Risposta secca di Wenger NO! La capacità antiossidante è monitorata ed è cambiata, per il chirurgo svizzero, l’endometriosi può portare ad un dibattito infinito, quando l’endometriosi è grossa ci sono molti danni, non bisogna toccarla ma operare direttamente senza perdite di tempo e su molte cose non si sa ancora di cosa si parla!!!
La preservazione ovarica è importante.
Intervento successivo di Richard Anderson, secondo cui gli esperimenti sul tessuto ovarico ci sono sin dagli anni 90. Ci sono donne che hanno avuto più di tre figli, si sono avuti risultati su vari pazienti, la gravidanza è e rimane un momento complicato comunque non ci sono certezze, prima degli anni 40 c’erano delle ripsoste interessanti con esperimenti sui topi , nei chemioterapici si nota una perdita di follicoli.
Inteviene poi l’organizzatore Talevi del dipartimento di biologia di Napoli, che esordisce dicendo che c’è una tossicità nella cryptopreservazione, anche dopo lo scongelamento, le cellule hanno dei traumi, si potrebbero avere dei danni. In passato vi era il congelamento lento. La solidificazione c’è nelle tecniche di cristallo, una tecnica manuale. Ci sono una serie di informazioni nelle ricette di base, il trasferimento di colore è una fase cruciale di questa tecnologia, nei topi si ripercorrono le strutture nelle ovaie per ottenere dei follicoli da far mantenere, la strategia è a due step, non ci sono ancora le condizioni ideali per la coltura dei follicoli stessi.
Intervento successivo del dott. Parmiggiani Lodovico, dottore di Bologna, secondo cui gli embrioni delle donatrici hanno una durata più alta in vitro. Un campione di azoto liquido potrebbe anche rimanere uguale per sempre, invece è soggetto a manipolazioni continue con un esperimento condotto su 400 ovociti.
Intervento anche del dott. Catapano di Cosenza, secondo cui è importante definire le condizioni operative e raggiungere determinati obiettivi.
Nel corso del tempo sono stati analizzati vari campioni, al tessuto non viene fornito nessuno strumento esterno. Le analisi degli embrioni devono farsi all’interno di questi bioreattori, un materiale trasparente al fine di monitorare gli embrioni stessi.
Alla fine del congresso il prof. Tavoli ha sottolineato come i rappresentanti della Regione, ritualmente invitati non siano presenti.
La discussione finale, o tavola rotonda che dir si voglia, si è arricchita con l’intervento dell’avv. Baldini, professionista toscano specializzato in materia, secondo cui la procreazione assistita è ad un bivio.
Il pubblico ed il privato sono costretti a lavorare insieme cn la crezione di una fondazione, in una logica di condivisione ed esperienze che in PMA sono a carattere regionale, la Campania è ricca di pazienti ha dei numeri non sufficienti a soddisfare la domanda.
La mobilità regionale dei pazienti nella pratica non ha portato effettivi risparmi, il privato convenzionato può aiutare e/o colmare le carenze pubbliche, bisogna però abbattere i pregiudizi tra pubblico e privato che ci sono. Nei centri privati ciò che si decide ad es. alle 8 di mattina alle ore 14 si attua mentre nel pubblico ci sono ritardi burocratici, liste d’attesa e quant’altro.
Si è affrontato alla fine del dibattito anche l’aspetto assunzioni, un tasto dolente e/o delicato poichè coloro che lavorano all’interno di questi centri, i biologi per capirci, spesso sono presi a co.co.co. non c’è uno sfruttamento effettivo delle specializzazioni, si dovrebbe fare un concorso anche se la storia con i sè la fanno i falliti, i vincenti la fanno con i nonostante.
Durante la discussione è emersa la proccupazione nei confronti della Regione Campania, nonostante i vari solleciti fatti al governatore De Luca, ora anche commissario della sanità (tralasciamo qualsiasi considerazione sulla nomina).
Le persone che lavora sia nel pubblico che nel privato non sono da vedere in cattiva veste anzi, nel pubblico spesso non si danno quelle risposte chiare che poi sono quelle che la società chiede.
Per lavorare all’interno delle strutture pubbliche ci vuole una specializzazione (4 anni), ma la realtà secondo Talevi è che non si vuole affrontare e risolvere il problema assunzioni poiché bisogna finanaziare corsi AD HOC.
In questi 10 anni la legge unica in materia di fecondazione è la 40/2000 che necessiterebbe di modifiche anche per stare al passo con i tempi la verità e che dall’estero vengono e occupano spazi nella sanità perché all’estero è piu’ facile monetizzare, tra due anni la situazione potrebbe addirittura peggiorare (un disastro annunicato per Talevi, secondo la sua opinione) c’ è bisogno di personale adeguato, il privato con meno di 1.000 non avrà modo di esistere, bisogna guardarsi in faccia e vedere cosa fare, trovare una soluzione senza aspettare, dall’estero infatti stiamo subendo una vera e proria invasione per il momento ancora soft.
I privati dovrebbero creare delle associazioni per crescere, senza separazioni e dissidi interni (cosa difficile) allinenando la Campania all’ andazzo generale.
Il responsabile del centro deve decidere di non sottoporre i pazienti a trattamenti inutili, ci devono essere dotazioni organiche e organizzative adeguate ( si è parlato del rifiuto a trattare una paziente di 120 kg con una serie di problematiche di salute).
In Campania attualmente ci sono due centri senza personale c’è un solo dipendente in uno di questi, ed è impossibile anche solo pensare di offrire prestazioni dignitose in tale centro, è necessario dunque una forte autocritica, c’è un pre dominio del nord Europa ma anche la Spagna, ha fatto passi da gigante nella ricerca nella letteratura scientifica, che poi mette in vendita e la piazza a medici e professionisti vari del settore.
La sanità privata dovrebbe essere sussidiaria alla pubblica, costa piu’ pagare un ospedale pubblico che un privato mettendo sotto i piedi la sentenza della nostra Corte Costituzionale, la cui ratio è quella di far accedere tutti con la donazione di gameti, in teoria, nella pratica accade tutt’altro.
Bisogna come detto fare grande autocritica in Italia ci sono 100 centri PMA e troppi individualismi che non fanno reggere le strutture nel tempo. Sin dalla prescrizione del medico della mutua in poi ci sono una serie di ‘storture’ del sistema, è necessaria una nuova generazione di biologi con una riformulazione delle regole (argomento onnipresente questa riforma delle regole) con una sinergia tra pubblico e privato che può portare ad un arricchimento.
In Toscana secondo l’avv. è presente un centro con personale sia di strutture pubbliche che private, quando si parla di “sistema” si parla di organizzazione dei vari fattori ed è la cosa più difficile.
C’è poi una differenza abissale nei costi, se in Italia per acquistare dei gameti si spendono € 2.500 – 2.700, in Spagna per lo stesso “prodotto” se ne spendono 700-800, un abisso e un deficit impossibile da colmare (la tassazione italiana gioca un ruolo fondamentale).
Bisogna curare le lobby farmaceutiche in con il metodo angolosassone anche se poi spesso e volentieri sono gli interlocutori politici, a detta dell’avvocato, passateci il termine, a far ” saltare il banco”.
Per concludere diciamo tranquillamente che il congresso è piaciuto a tutti i presenti, con un confronto professionale serio e costruttivo ma con le personalità presenti in sala non poteva essere altrimenti, belvedere news non mancherà di notiziarvi sui prossimi eventi di tale portata.