Circola nelle ultime ore, e con una grande eco, la notizia secondo cui anche il governo italiano sarà deferito presso la Corte Penale Internazionale (CPI).
L’iniziativa parte dall’associazione di avvocati e giuristi GAP (Giuristi e Avvocati per la Palestina) l’indomani stesso dell’abbordaggio della Flotilla e stabilisce che la raccolta firme prende spunto dall’articolo 15 dello Statuto della CPI. Sul proprio sito si afferma che:
“La denuncia si sofferma su alcune delle complicità internazionali, in
particolare quelle di membri del governo italiano, che hanno reso presumibilmente
possibile la commissione dei crimini di guerra e contro l’umanità dell’indagine sui
quali codesta Corte è da tempo incaricata, come pure l’attuazione del piano genocida
sul quale è in corso il giudizio della Corte internazionale di giustizia”
e c’è da dire che nel giro di poche ore le adesioni raccolte sono già migliaia.
Intanto il governo lavora per combattere il dissenso ed in particolar modo qualsiasi critica ad Israele presentando in Commissione Affari Costituzionali del Senato il ddl n.1627, a prima firma Gasparri.
Il ddl in questione sposa integralmente la definizione di antisemitismo propugnata dall’IHRA (Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto) ed approvata a Bucarest nel 2016 andando così ad equipararla a quella di antisionismo. L’ovvia conseguenza è che annullando la differenza di significato tra i due termini qualsiasi critica (costruttiva o meno) mossa ad Israele sarà bollata col marchio infamante dell’antisemitismo.
Paradossale se si pensa che il primo firmatario del ddl è proprio Gasparri, un ex missino nipote politico della fu Repubblica Sociale Italiana/ex Partito Nazionale Fascista che a sua volta contribuì a spedire migliaia di ebrei nei lager.