DI GIANCLAUDIO DE ZOTTIS
Caserta – conferenza stampa oggi, tenutasi presso la giunta di Piazza Vanvitelli per la presentazione dell’evento e del convegno medico ICSI TWENTY FIVE YEARS LATER ( 25 anni dopo), 25 anni dalla prima procedura ICSI ideata e introdotta nel 1992 nella pratica clinica.
Questa tecnica consente con un’ iniezione di ectoplasma dello spermatozoo (appunto Intracytoplasmatic Sperm Injection) fatta direttamente nel citoplasma ovacitario della donna, di supearare gli ostacoli che si frappongono all’applicazione delle altre tecniche per le coppie che hanno difficoltà ad avere un bambino.
Il pioniere è stato Gianpiero Palermo, responsabile di medicina riproduttiva della Cornell University di New York, in Campania a Caserta, nei giorni 7 e 8 luglio con altre personalità di spicco sia italiane che internazionali sulle tecnologie per la riprodzione umana, un parterre de rois per dirla alla francese, promossa da Genesis Day Surgery Iatropolis di Caserta. Tra i medici ci sarà Yves Menezo, altro pioniere delle colture embrionali noto in tutta Europa, lo specialista indiano Satish Adiga, Richard Anderson di Edinburgo, lo Svizzero Jean Marie Wenger, ma anche professionisti italiani tra cui Gerardo Catapano, Gianni Baldini, CSilla Krausz dell’Università di Firenze ed altri professionisti sia campani che di altre regioni d’Italia.
La direzione è affidata a Raffaele Ferraro responsabile della clinica di ricerca di Caserta e Riccardo Talevi, responsabile del dipartimento di biologia dell’Università Federico II e capo del team Genesys Day Surgery Iatoplis di Caserta.
Il dott. Talevi ha speso parole di elogio per Caserta, dove negli ultimi cinque anni c’è stato un incremento di ciclo di PMA con la messa a punto di nuove tecnologie per la conservazione dei gameti maschili e femminili ed il loro successivo utilizzo.
La tecnica Icsi secondo il prof. Talevi è stata svolta per consentire la fertilizzazione anche a chi aveva pochissimi sparmatozoi, oggi ci sono nuovi percorsi e tecnologie che vanno dalla preservazione della fertilità in pazienti oncologici ai nuovi scenari della crioconservazione di spermatozoi e ovocellule, nonché tecniche di selezione di gameti adatti a sostenere lo svilppo embrionale, con un monitoraggio computerizzato dei primi stadi di sviluppo.
I nuovi sistemi di coltura in vitro di tessuto ovarico, utile a preservare la fertilità nei pazienti oncologici aprono la strada alla follicologenesi in vitro.
Durante la conferenza stampa di oggi dopo i saluti di rito del I cittadino Marino che si è mostrato entusiasta per l’apertura di un evento del genere, sono stati presentati alcuni professionisti che prenderanno parte alla due giorni di convegno tra cui come detto Satish Adiga, professore Indiano che gestisce un centro in India sulla fecondazione assistita.
Che risultati danno queste tecniche di conservazione del tessuto ovarico ?
A tale domanda ha risposto il prof. Talevi secondo cui tale tecnica ha fatto nascere un centinaio di bambini, ed è rivolta in particolare a donne giovani. Il dottore ha rimarcato come la fecondazione in vitro non sia immune da rischio di trasferimento di malattie, con la trasfusione di cellule maligne.
La conservazione ovarica a detta del dottore è importante, bisogna combattere contro l’endovetriosi con dei trattamenti che però devono essere personalizzati e che devono rispettare il corpo umano innanzitutto.
Al di sotto dei trent’anni non si pensa alla possibilità di avere un figlio e l’unico sistema per preservare la fertilità, dato che l’età avanza inesorabilmente per tutti, è la conservazione dei gameti, ma per far sì che le persone ricorrano a tale procedura, è necessaria un’istruzione minima aull’argomento, mettendo al corrente le persone su tale possibilità, partendo dalle scuole.
Quali differenze ci sono tra l’Italia e l’estero?
Ci sono molte informazioni sulla contraccezione e poche sulla fecondazione in vitro, in particolare per le donne che oggi hanno dei figli in età avanzata o cercano di averli è stato precisato che nonostante una quarantenne possa sentirsi giovane in realtà per avere un bambino e procreare è biologicamente vecchia in quanto il corpo femminile è diverso da quello dell’uomo che può produrre spermatozoi fino alla morte, nelle donne c’è una drastica riduzione dell’ovulazione e nel caso la donna abbia qualche problema di neoplasia accelera l’arrivo della menopausa, tale tecnica di conservzione dei gameti è rivolta anche a pazienti con patologie tumorali.
Per il prof. Talevi, inoltre nella stimolazione ormonale non tutte le ovaie femminili sono adoperabili, in Italia c’ è oltre che un problema di normativa, anche un problema di finanziamento della ricerca che ha bisogno di ingenti somme di danaro per progetti del genere.
Per chiudere quindi dal convegno emergeranno i risultati avuti durante questo lasso temporale di 25 anni, ci sarà un confronto tra professionisti del settore sui riscontri e sull’attività svolta e ancora da effettuare in materia.