Il servizio idrico di Caserta è in carico a Nepta, controllata del gruppo Italgas nella cui composizione societaria compaiono: Cassa Depositi e Prestiti Reti (partecipata al 59,1% da Cassa Depositi e Prestiti, al 35% da State Grid Europe Limited – SGEL, società del gruppo State Grid Corporation of China, e al 5,9% da alcuni investitori istituzionali italiani), Snam S.p.A., Lazard Asset Management Llc ( banca d’affari di origine statunitense),Banca d’Italia, BlackRock (società di gestione degli investimenti multinazionale con sede a New York), Sun Life Financial (società internazionale di servizi finanziari) e altri generici “azionisti” per una quota del 42%.
Ad oggi, dal 2021, la gestione da parte di Nepta è in proroga. Un po’ di storia.
Nel 1991 il Comune di Caserta affidava in concessione, per la durata di trent’anni, alla Compagnia napoletana di illuminazione e riscaldamento col gas s.p.a, la gestione del servizio di distribuzione dell’acqua potabile su tutto il territorio comunale. Alla scadenza del contratto nel 2021 il Comune richiedeva alla società, mutata nel nome con Italgas, la riconsegna della rete idrica predisponendo che tutti i beni oggetto del precedente appalto rientrassero nella disponibilità del Comune. In attesa dell’individuazione da parte dell’Ente Idrico Campano del gestore unico del servizio idrico come da legge regionale 5/2015, il Comune avrebbe individuato un soggetto pubblico per la gestione del servizio idrico comunale, dalla data di cessazione della precedente concessione e fino all’affidamento del servizio al gestore unico individuato dall’Ente Idrico Campano. La società chiedeva che gli venisse riconosciuto un valore di rimborso per gli interventi realizzati sulle reti, interventi che il Comune chiese di verificare con una ricognizione in contradditorio, rilevando che ” lo stato di manutenzione dell’impianto risulta ampiamente insufficiente, come dimostrato dall’elevatissima percentuale di dispersione idrica”. Il mancato riscontro da parte della società ha condotto successivamente l’Ente a fare ricorso al Tar, che ha dichiarato però il difetto di giurisdizione. Così il Comune ha deciso di procedere con l’arbitrato, previsto dalla Convenzione del 1991 tra l’Ente e la società. Ad oggi questo contenzioso è costato all’Ente, e quindi ai casertani, svariate migliaia di euro per l’attività professionale richiesta.
Recentemente registriamo l’impegno di mobilitazione sul territorio di associazioni e semplici cittadini, uniti in un Coordinamento acqua bene comune, in una campagna di contrasto all’ingresso di privati nella società gestore unico del servizio idrico provinciale che l’Ente idrico distretto di Caserta ha individuato alla fine del 2022 in ITL SpA, società partecipata esclusivamente da 33 comuni della provincia su 104 totali. Quel gestore unico che avrebbe dovuto subentrare a Nepta in assenza di contenzioso. Il Coordinamento ha scritto al commissario prefettizio dott.ssa Antonella Scolamiero per la richiesta di un incontro con cui avere “aggiornamenti sullo stato di sviluppo del collegio arbitrale per quel che concerne il contenzioso tra il Comune di Caserta e la Italgas Acqua SpA, oggi Nepta”.
Intanto in questi giorni l’ex assessore alla transizione ecologica di Caserta Carmela Mucherino sottolinea, in un’intervista rilasciata, che il Comune ha ottenuto un finanziamento di 27 milioni e mezzo per efficientamento e rifacimento rete idrica, una rete idrica che ne aveva proprio bisogno con una percentuale di perdite del 50%, contrariamente a quanto dichiarato dalla Nepta, fa osservare l’ex assessore. La presunta allocazione di risorse pubbliche per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle reti resta un tema caro ai politici voraci di consenso, anche a quelli come il consigliere regionale Giovanni Zannini, recentemente migrato per la competizione elettorale dalla lista De Luca presidente a Forza Italia, che annuncia trenta milioni di euro per interventi di efficientamento del sistema idrico-fognario di 7 comuni della provincia di Caserta. Fondi pubblici che preparano la “svendita” delle reti di Terra di Lavoro al privato che verrà , come approvato recentemente dall’Ente idrico e secondo una volontà politica degli stessi gruppi ristretti che hanno trasfigurato la macchina amministrativa in una macchina di interessi privati senza regole.