Una giornata a Casola ha trasformato una gita fuori porta, in una passeggiata, di riscoperta naturalistica e culturale del territorio casertano. Si arriva inforcando una strettissima stradina, che dalla frazione di Casola, si snoda sul fianco della collina, percorso particolarmente godibile in questo periodo di caldo, essendo per lunghi tratti ombreggiato da castagni, platani, lecci e circondato da sommacco e rovi di more. Dopo qualche chilometro si arriva, quando meno te lo aspetti ad una chiesetta, che sembra sbucare dal nulla in mezzo alla folta vegetazione. Siamo all’eremo di San Vitaliano, una costruzione di pietra grezza, con una storia enorme a dispetto delle minute dimensioni.
La narrazione storica, colloca la prima costruzione del manufatto in data di poco successiva all’ottocento, il primo documento ufficiale riportante la chiesa di san Vitaliano però, è la bolla di Sennete, che risale al 1113.
Si narra, che san Vitaliano, nativo dell’antica Capua di cui fu consacrato vescovo, a seguito della persecuzione di uomini cattivi, fuggì a Roma, per ritornare poi a Capua invocato dai suoi concittadini in quanto dalla sua dipartita furono avversati da diverse calamità, che tuttavia il santo al suo ritorno riuscì a sanare. In seguito il religioso, decise di ritirarsi in eremitaggio a Miliarum ovvero l’attuale collocazione dell’eremo, oggi Casola.
In questa località abitata all’epoca da molte masserie, compì diversi miracoli, ma negli ultimi anni della sua vita si trasferì sul monte Virgilio, attuale Montevergine, dove morì nei primi anni dell’ottocento. Purtroppo oggi, intorno al complesso ecclesiale, ci sono almeno quaranta masserie abbandonate, che potrebbero secondo il pensiero di don Valentino contribuire ad un rilancio turistico e naturalistico del territorio circostante.
Le spoglie del santo furono poi traslate a Catanzaro, dove san Vitaliano ne è divenuto il santo protettore, la fama e la relativa devozione sono però diffuse in diverse città, oltre che a Casola dove sorge la chiesa.
L’edificio sacro di Casola, versava in penose condizioni è fu restaurato a partire dal 2001, sotto la guida dell’attuale parroco Valentino Picazio, che ha saputo riportare il fabbricato alle sue condizioni ottimali, donandogli una nuova vita religiosa, ma anche e soprattutto, culturale e di memoria storica.
Nel giardino antistante la chiesa sono stati piantati, con il contributo di 31 giovani ricercatori, varietà vegetali provenienti dalla Giordania e da Israele, per la futura realizzazione del giardino della bibbia, quali ad esempio, il sicomoro, il Cedro del Libano, la Senape, gli ulivi, sempre nel fine della divulgazione biblica.
La chiesa molto elegante all’esterno, all’interno conserva sostanzialmente due dipinti, che si sono sottratti agli elementi del tempo trascorso senza copertura.
Esiste un affresco con una scena complessa ritraente, a destra l’Arcangelo Gabriele che schiaccia il diavolo, al centro la madonna con bambino e a sinistra un personaggio probabilmente identificabile con san Giuseppe, mentre al di sotto si possono osservare elementi pagani, quali lo specchio la cornucopia e l’aratro.
Insiste anche un pezzo di affresco in alto, parte di una rappresentazione più grande andata distrutta.
Dopo la restaurazione fisica, all’interno del complesso nelle ex stalle, è stato creato un luogo della memoria inaugurato nel 2016 dal ministro della difesa Roberta Pinotti. In questo luogo vengono ricordate, in incontri con le scuole, le vittime militari e civili che hanno sacrificato la loro vita per la patria.
Altra interessantissima iniziativa è stata creare la via della bibbia, sono state incastonate nella pavimentazione 73 mattonelle metalliche, con i nomi di ognuno dei libri sacri della bibbia dalla Genesi all’Apocalisse.
L’ingresso del complesso si trova una mattonella in ceramica realizzata in ricordo di Francesco Rossi, che illustra le varie frazioni circostanti.
Un viaggio nella natura e nella nostra bella e ricca storia, condito dalla conoscenza di personaggi eccezionali, quali don Valentino e Agostino Giaquinto, che nel loro grande “piccolo”, contribuiscono a tramandare le conoscenze alle future generazioni sotto svariate forme, religiose, culturali e culinarie. ……………………………………………………..
