di Redazione (GESUALDO NAPOLETANO)
La Pro loco di Caserta ha promosso per gli studenti delle scuole casertane un evento singolare per il Natale con il titolo “Il Presepe e gli animali”; con esso si è voluto studiare in una nuova visione prospettica il simbolo chiave della cristianità. Il progetto, ideato dal suo Presidente Carlo Roberto Sciascia ed organizzato dalla socia Ottavia Patrizia Santo con la collaborazione dei D.S. di varie scuole, ha offerto agli studenti di molte scuole casertane un percorso conoscitivo, che li ha portati ad approfondire i valori fondamentali della Natività ed esaminare in particolare significati e simboli relativi agli animali che fanno da cornice alla capanna di Betlemme. In questi incontri essi sono stati stimolati a riscoprire quei valori della cristianità insiti nel Natale cristiano, principi che paiono quasi svaniti nel vortice della vita attuale, tutta dedita all’arrivismo socio politico economico ed al consumismo sfrenato.L’iter proposto ha avuto momenti indimenticabili con gli incontri che hanno visto protagonisti i ragazzi dell’ISISS “Mattei” con l’intervento del suo D.S. prof. Roberto Papa, dell’ITILS “Giordani” con l’intervento del prof. Ennio Ranucci per la D.S. prof. Antonietta Serpico, dell’IPIA IPSAR “Ferraris” con l’intervento del la D.S. prof. Antonietta Serpico la D.S. prof. Antonietta Tarantino e si è concluso ad Aversa nell’ISI “Volta” a fine gennaio. Nell’aula magna dell’ITI la D.S. prof. Laura Nicolella ha presenziato all’evento, presentato dall’ing. Carlo Roberto Sciascia, Presidente della Pro Loco di Caserta, che ha parlato di questa festa della cristianità, organizzato grazie alla collaborazione di Ottavia Patrizia Santo; parte di rilievo ha avuto la presiepista dott. Paola Paesano, medico veterinario e dirigente dell’ASL di Caserta, che con il suo work shop ha mostrato come realizzare gli animali tipici del presepe.
Come in altre occasioni, si è esibito con la sua fisarmonica il maestro Pasquale De Marco, Direttore dell’Orchestra liberina, indimenticabile musicista e compositore che si è esibito quale ospite d’onore al 44imo Festival di Sanremo diretto da Pippo Baudo ed a Domenica in. Durante l’incontro, si è parlato sulla necessità di riscoprire quei valori cristiani, che paiono ormai svaniti nel vortice della vita attuale, tutta dedita all’arrivismo socio politico economico ed al consumismo sfrenato.
Innanzitutto la parola <Presepe> deriva dal latino <praesaepe> = mangiatoia, recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini (prae = innanzi e saepes = recinto). Le prime fonti relative alla raffigurazione del presepe sono i 180 versetti dei Vangeli di Matteo e di Luca (soprannominati “dell’infanzia”), che riportano la nascita di Gesù avvenuta al tempo di re Erode, a Betlemme di Giuda, borgata piccola, ma nobile per aver dato i natali a re David. Molti elementi del presepe, però, derivano dai Vangeli apocrifi e da altre tradizioni, come il protovangelo di Giacomo. Dopo il viaggio nella terra, che ha dato i natali a Gesù e che lo portò nel 1220 ad incontrare il <feroce> Saladino, San Francesco d’Assisi volle ricreare la magia di quel paesino asiatico a Greccio, piccola cittadina tra Rieti e l’Umbria con caratteristiche simili a Betlemme, nel 1223, la prima rappresentazione della Natività, previa autorizzazione di papa Onorio III. Il presepe tradizionale è una complessa composizione plastica della Natività di Gesù Cristo, in cui vi sono tutti i personaggi e i luoghi storici di quei tempi. Figure basilari sono la capanna o mangiatoia, ove sono posti i due sposi Giuseppe e Maria e, a partire dalla mezzanotte tra il 24 ed il 25 dicembre, Gesù bambino, poi il bue, l’asinello e gli angeli del Gloria in excelsis Deo con pastori, pecorelle ed agnelli; all’epifania vengono aggiunti i Re Magi con i loro doni. Immancabili sono il cielo stellato, la scenario paesaggistico, i vari commercianti e artigiani intenti al loro lavoro, le scene di vita quotidiana e, nel presepe tipicamente napoletano, anche i personaggi assurti alla notorietà. Questa ricchezza di simboli provengono per lo più direttamente dal racconto evangelico (Vangelo di Luca), mentre altri elementi appartengono ad una iconografia propria dell’arte sacra: il manto di Maria di colore azzurro (= cielo), il manto dai toni dimessi di San Giuseppe (rappresenta l’umiltà). Il bue e l’asinello derivano dal protovangelo di Giacomo e da un’antica profezia di Isaia: il bue capace di riconoscere il suo padrone e l’asino in grado di ritrovare la via che porta alla sua greppia; l’immagine dei due animali divenne pian piano simbolo degli ebrei (rappresentati dal bue) e dei pagani (rappresentati dall’asino).
I re Magi con i doni da offrire al figlio di Dio sono tre, numero indicato da un decreto papale di Leone I Magno (il loro numero oscillava fino ad allora fra due e dodici). I tre sacerdoti persiani (Melkon, Gaspar e Balthasar) simboleggiano i tre continenti allora conosciuti: il persiano recante in dono oro (potenza), l’arabo meridionale recante l’incenso (spiritualità) e l’etiope recante la mirra (salute).
Napoli ha un ruolo importante per il presepe, in quanto sono inseriti elementi dell’attualità, personaggi resi famosi grazie ai mass media, personaggi vestiti con stoffe e seta di San Leucio; famosa a tal proposito è via San Gregorio Armeno, strada del centro storico di Napoli, celebre per le botteghe artigiane di presepi, opere per lo più commerciali e raramente di vero valore.