SAN NICOLA LA STRADA. Cosa rappresenta il gioco del rugby e perché è tanto amato. Auguri di buon compleanno a Franco Mazzagalli, mio mentore che compie 84 anni

di NUNZIO DE PINTO

Cosa rappresenta il gioco del rugby e perché è tanto amato. Auguri di buon compleanno a Franco Mazzagalli, mio mentore che compie 84 anni

SAN NICOLA LA STRADA – Avevo 17 anni nel 1968 quando mi avvicinai par la prima volta al gioco del rugby. Fu il mio professore di ginnastica presso l’Istituto Tecnico Industriale “Enrico Fermi” di Napoli al Corso Malta (zona meglio nota come la “Siberia”) Franco Mazzagalli, il mio “mentore”, che avendo notato il mio fisico (all’epoca praticavo il “culturismo”), 177 cm. di altezza (non pochi ma neppure troppi) per 74 kg. di peso, pensò che avrei potuto dare il mio contributo alla nascente squadra studentesca che avrebbe dovuto partecipare ai Campionati Studenteschi. Iniziammo gli allenamenti appena prese il via l’anno scolastico presso il “mitico” ed “indimenticabile” campo dell’Albricci dove conobbi il “gotha” del rugby partenopeo e nazionale e dove giocavano nel CUS Napoli i miei cugini: il fratelli Celeste, Ciro e Antonio. Fu “amore” a prima vista, anzi, ai primi allenamenti. Facemmo subitissimamente amicizia tutti ed appresi un fondamentale requisito che poi mi ha seguito per tutti gli ulteriori venticinque anni della mia “carriera” di “pilone”: “Tutti per uno, uno per tutti”. Eravamo come i classici quattro moschettieri, la solidarietà che ci contraddistingueva in campo e fuori è alla base del gioco del rugby. Nessuno del “quindici” che scendeva in campo si sentiva solo, sapeva che affianco a lui c’erano gli altri quattordici suoi compagni. Se veniva “Placcato” dall’avversario, sapevi che subito sarebbero accorsi a proteggere te ed il pallone ovale. Insomma, lo “spirito di squadra” era assolutamente fondamentale e questo spirito di squadra proseguiva anche dopo che la partita era conclusa, con il classico “terzo tempo” oppure dopo la fine degli allenamenti. Insomma, eravamo come i “Moschettieri del Re”. Il mio primo successo fu proprio in quegli studenteschi del 1969 e da allora il mio amore per questo magnifico sport dura ancora. Si parla di rugby perché, oltre ad essere lo sport di squadra per eccellenza, è uno sport che ha in seno dei valori encomiabili che potrebbero tornare utili per vivere meglio la quotidianità. Il Rugby è uno sport di origini nobili, nel quale il rispetto delle regole e degli avversari è considerato un valore fondamentale ed ha quindi, per sua natura, una forte valenza educativa. Oltre agli aspetti legati alla socializzazione, la pratica di questo sport offre l’opportunità di confrontarsi con la propria e altrui aggressività in un contesto di gioco. Il Rugby è definito come uno sport di contatto e di situazione: di contatto, perché il confronto fisico tra i giocatori è una costante del gioco; di situazione, perché nella sua evoluzione sta diventando sempre più importante la capacità di comprendere il contesto momentaneo in cui ogni fase della partita si sviluppa concretamente. Il Rugby favorisce l’aggregazione dei partecipanti al gioco, sia attraverso il confronto sul campo, nel rispetto delle regole, sia nel dopo partita. Tipico di questo sport è l’effettuazione di un “terzo tempo” interamente ed esclusivamente dedicato alla degustazione di pasti e bevande, offerti dalla squadra ospitante. Il terzo tempo è una delle tradizioni più significative del rugby. Inizia con il fischio dell’arbitro che conclude la partita; da quel momento le due squadre avversarie mettono da parte qualsiasi rivalità, spirito agonistico e dopo il campo la partita finisce in pizzeria o al pub. In queste occasioni si crea un forte legame tra i giocatori di squadre avversarie che culmina spesso in amicizie sincere e durature. Ogni squadra di rugby che si rispetti deve essere coesa, una macchina di giocatori assemblata come un’unica massa corporea. Quello che fa da collante a tutto questo è il cuore, il bene fraterno tra i compagni, la voglia di lottare tutti insieme per un solo obiettivo: la meta (corrisponde al goal nel calcio)! Anche se non si dispone di Bronzi di Riace, la grinta e la passione, che mettono a tacere la paura, si ammassano come montagne su corpi quasi esili che, nonostante non superano 1,70cm circa, permette loro di affrontare uomini che sono il doppio di massa corporea. Non saranno dei cloni di Maciste, ma hanno una forza d’animo che è di gran lunga più forte di una montagna di muscoli ed è questa una delle principali caratteristiche di questo sport. Ecco, questo è il gioco del rugby e cosa vuol dire essere un giocatore di rugby. A Franco Mazzitelli, che oggi compie gli anni ma il cui spirito è sempre giovanile, i miei più fervidi auguri di buon compleanno. Grazie Prof per avermi fatto conoscere il “rugby”.